Resilienza per Creare Cultura: la storia di Juliane Koepcke

Alcune parole sono state maltrattate, abusate, mortificate dalla sovraesposizione social dei nostri tempi. Eppure ce n’è una in particolare che ha ancora la pena di essere indagata: Resilienza.

È la vigilia di Natale del 1971. L’aereo LANSA 508 sorvola la foresta amazzonica. All’improvviso un fulmine lo colpisce.
Il velivolo si spezza in volo. Juliane precipita da oltre 3.000 metri d’altezza, ancora legata al sedile. Miracolosamente, sopravvive.

Si ritrova da sola, ferita, in mezzo alla giungla amazzonica. Senza cibo, senza strumenti, senza alcun piano di salvataggio.

La sua fortuna? Conosce la foresta.

Per undici giorni cammina, resiste, osserva, si orienta.
Ricorda gli anni trascorsi con i genitori nella stazione Panguana e i loro insegnamenti, riconosce specie di piante e corsi d’acqua.
E alla fine, trova la salvezza.

Matteo che ti sei bevuto oggi? Che c’entra tutto questo con i miei cantieri, le mie persone, la Sicurezza sul Lavoro?

C’entra eccome. E ti spiego perché.

Ogni giorno ti muovi in contesti complessi, incerti, a volte rischiosi, proprio come una foresta amazzonica. Saprai benissimo che la sicurezza non è mai un concetto astratto: è fatta di decisioni, preparazione, reazioni consapevoli.

E allora, cosa puoi imparare dalla storia di Juliane per portare valore nella tua organizzazione?

1. La resilienza si prepara prima della crisi

Juliane sapeva cosa fare perché aveva competenze di base, trasmesse dalla famiglia. Non improvvisava.
Lo stesso vale in azienda: la preparazione è tutto. La formazione non è un obbligo burocratico, ma la risorsa che ti salva quando il rischio diventa reale.

2. La lucidità conta più della paura

Chiunque avrebbe ceduto al panico. Lei no. Ha trasformato la paura in energia per concentrarsi sul passo successivo.
Nei momenti di emergenza, la differenza è data dalla capacità di mantenere la calma, di guidare gli altri con chiarezza, anche quando sembra impossibile.

3. Nessuno sopravvive da solo

Juliane è sopravvissuta da sola per 11 giorni, ma la sua vera salvezza è arrivata quando ha incontrato altre persone.

In azienda, la resilienza non è individuale. È culturale. È collettiva.

Nasce dal modo in cui collabori, proteggi gli altri, condividi informazioni.

Ecco il punto: la leadership non si vede quando tutto fila liscio. Si vede nella giungla.
Si vede nella capacità di un team di reagire, di supportarsi, di trasformare un imprevisto in un’occasione di crescita.

Chiediti questo:
Se domani in azienda ci fosse una situazione d’emergenza, la tua organizzazione come reagirebbe?
Sarebbe adeguatamente preparata? Sarebbe una squadra capace di collaborare?
E tu, sapresti mantenere la lucidità?

La storia di Juliane dimostra che la resilienza non è fortuna. È cultura.

E se vuoi davvero costruire una Cultura della Sicurezza solida, devi lavorarci ogni giorno: con formazione, carisma e attenzione costante.

Ricorda: non sappiamo dove cadrà il fulmine, ma possiamo sempre costruire riparo e protezione.

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