Mettersi a dieta per Fare Sicurezza?

Tranquillo, oggi niente bodyshaming o consigli sulla nutrizione..
Parliamo sempre di Creare Cultura della Sicurezza, e per farlo, questa volta, vorrei guidarti in una riflessione un po’ più ampia.

Mi avrai più volte sentito dire che Fare Sicurezza è un mestiere ben diverso a seconda di come lo si voglia affrontare.

C’è qualcuno che si limita a fare il compitino, mettendo in fila 2-3 scadenze, producendo documenti copia/incolla e aggiornando di tanto in tanto i DVR aziendali a seconda delle nuove norme.

C’è chi invece ne fa una passione, trasformando il proprio impegno in una missione virtuosa per salvaguardare la vita delle persone e lottando per generare una profonda rivoluzione culturale.

Se appartieni al secondo cluster ti sono davvero grato.
Questo paese ha bisogno di persone che abbiano voglia di fare la differenza e che portino avanti i loro ideali con serietà e professionalità.

Ok Matteo, ma ancora non ho capito cosa c’entra la dieta con il mio lavoro..

Nelle ultime settimane mi sono reso conto sempre di più che molti dei risultati nel mio lavoro sono collegati al concetto di energia.

Ogni obiettivo che mi pongo, ogni nuova sfida e ogni battaglia che affronto sul lavoro è indissolubilmente legata alla quantità (e qualità) di energie fisiche e mentali che mi supportano.

Ecco perché l’altro giorno stavo pensando a quanto l’alimentazione influisca in via indiretta con i risultati che ottengo.

Mangiare in maniera equilibrata mi rende più lucido, più concentrato, più brillante.
Le scelte alimentari quotidiane si ripercuotono sulla qualità della mia vita professionale, contribuendo ai traguardi ottenuti.

Così mi sono detto: fare Sicurezza non è solo parlare di Sicurezza.

Chi vuole essere un professionista vincente non può prescindere da un approccio olistico (lo so va tanto di moda questa parola).

Ma come, non posso più mangiare la carbonara?

Tranquillo, se scherzosamente dobbiamo difendere la nostra amata pastasciutta dall’altro lato ti sto invitando a considerare le tue energie come un alleato strategico.

Una risorsa preziosa da gestire con cura e parsimonia..

Fare Sicurezza sul Lavoro richiede uno sguardo al nostro livello di attenzione, di stress e di lucidità.

Proprio come un atleta non si sognerebbe mai di fare troppi stravizi, così un professionista della Sicurezza eccellente dovrebbe almeno prendere in considerazione aspetti collaterali.

Nel prossimo periodo periodo prova a domandarti:

  • Mi sto dedicando al benessere del mio organismo?
  • Sto prestando la giusta attenzione alla mia alimentazione e ai cibi che introduco nel mio corpo?
  • Sto dormendo bene e a sufficienza?
  • Ho una buona routine di attività fisica?
  • C’è qualche aspetto del mio benessere psico-fisico che va attenzionato?

Sembra assurdo, ma focalizzarsi su questi aspetti è altrettanto importante nella nostra missione di Creazione di Cultura della Sicurezza.

Noi siamo come fari nell’oscurità della prevenzione. Più saremo forti e pieni di energia, più riusciremo a risplendere.

Ricorda: Fare Sicurezza vuol dire anche dedicarsi alla propria energia vitale. Prenditi del tempo per te.

Ascoltare il Non Detto? Vale anche nel Safety

Siamo già a Maggio, quindi su coraggio (parafrasando una celebre canzone italiana).
Torniamo a parlare di Creazione di Cultura della Sicurezza in azienda, questa volta però lo facciamo dal punto di vista di una competenza vitale, oserei dire magica..

Sto parlando dell’Ascolto Attivo.

Negli anni mi sono battuto per far passare questa relazione: + Ascolto = + Sicurezza.
Non sarà corretta la sintassi matematica, ma il punto non cambia.

Se vogliamo davvero cambiare marcia al nostro modo di fare Sicurezza sul Lavoro non dobbiamo saltellare da un ufficio all’altro proclamando le virtù dei DPI o emanando bolle papali.
Fare Sicurezza vuol dire ascoltare gli altri, capirne le leve motivazionali, comprendere gli schemi di lavoro, individuare talenti e Leadership naturali e mettere tutto questo al servizio dell’organizzazione.
Insomma un professionista con gli attributi non può fare a meno di basare il suo lavoro su ciò che osserva e su ciò che ascolta in azienda.

Esiste tuttavia una particolare maestria nell’ascolto su cui oggi voglio farti riflettere.

Si tratta di un ascolto che trascende il semplice sentire o il più nobile ascolto attivo. È uno sport giocato in un’altra categoria, quello dell’eccellenza.

Sto parlando della capacità di Ascoltare il Non Detto.

Fermo Mattè, io già faccio fatica a capire gli altri quando parlano, mo pure quello non dicono devo ascoltare?!!!??

Lo so lo so, il lavoro di chi fa Sicurezza è sempre complesso. Eppure ci sono alcuni aspetti della comunicazione che diventano davvero interessanti se posti sotto la nostra attenzione.

Di cosa si compone il non detto?

Ci sono molte cose che vengono omesse durante la comunicazione.. Eppure sono informazioni messe lì, pronte a essere colte. Eccone solo 3 su cui assolutamente non puoi sorvolare..

1. Stato d’animo ed emozioni
Le persone non vanno certo in giro spiattellandoti il loro umore o le loro emozioni. Il loro “feel” come direbbero gli inglesi.
Solo un ascolto attento e trascendente, appunto, può cogliere lo stato d’animo degli interlocutori e capire se un processo iterativo sta davvero funzionando.
Questi elementi rispondono alle domande: cosa sta provando l’altra persona? Come si sente? Quali emozioni ha vissuto nell’ultimo periodo? Quali emozioni sta vivendo in questo momento?

2. Motivazioni implicite
Ogni comunicazione si compone di ciò che dichiariamo apertamente e ciò che implicitamente si presenta nel processo.
Per esempio una persona che afferma “Dobbiamo migliorare questa procedura di lavoro” sta dichiarando diversi livelli.

A un primo livello potremmo cogliere l’esplicita necessità di un obiettivo professionale: migliorare una procedura di lavoro.

A un altro livello possiamo cogliere l’utilizzo della parola “dovere” rispetto alla parola “volere”. Senti come suonerebbe diverso “Vogliamo migliorare questa procedura di lavoro”.
A un altro livello ancora possiamo indagare le motivazioni profonde della persona che pronuncia questa frase. Perché è interessato a migliorare questa procedura? Cosa ne ottiene personalmente? Quali altri obiettivi personali sono collegati a questa dichiarazione?

3. Convinzioni profonde
Su questo mi sgolo da anni: le Convinzioni sono fondamentali per generare davvero un cambiamento.
Ecco perché dobbiamo cercare di cogliere, nel non detto, anche le Convinzioni profonde.
Nella frase “Sono davvero felice di come stai lavorando perché per noi la Sicurezza sul Lavoro è fondamentale” possiamo identificare una convinzione esplicitata:

> la Sicurezza sul Lavoro, per noi, è fondamentale

Ora scendendo e scavando nel profondo potremmo farci qualche domanda su questa frase…
“Come si collega la sua felicità a questo modo di lavorare?” “Cos’altro è importante per questa persona?” “Cosa c’è in gioco per lui a livello più profondo?”

Ogni conversazione, con una o più persone, su molteplici canali (di persona, via mail, etc.) contiene tante informazioni esplicite e tante informazioni nascoste.

Essere in grado di Ascoltare il Non Detto ci permette di arricchire le informazioni in nostro possesso e utilizzare le stesse per orientare comportamenti, convinzioni e direzionarli verso gli obiettivi di Sicurezza che ci siamo posti.

Ricorda: Ascoltare davvero gli altri è la risorsa più preziosa di ogni professionista che vuole costruire il cambiamento.

Bene, dopo questo focus del nostro articolo settimanale mi rituffo nel lavoro!

Motivare alla Sicurezza: Viaggio nelle Competenze 3 di 3

Eccoci arrivati all’ultima tappa del nostro viaggio nelle competenze del Safety Coaching per motivare alla sicurezza.

Ti sei perso le precedenti puntate? Nessun problema, ecco i due articoli precedenti:
Viaggio nelle Competenze 1 di 3
Viaggio nelle Competenze 2 di 3

Dopo aver ribadito il principio immutabile “le persone fanno le cose per i loro motivi e non per i nostri” ci siamo soffermati sul legame a doppio filo tra Relazione e Motivazione.

Abbiamo poi passato in rassegna una delle competenze determinanti del nostro Framework, Creare Consapevolezza.

Questa competenza ci guida come una bussola sulla direzione da dare alla nostra comunicazione: focalizzarsi sulla partecipazione rispetto al dire agli altri cosa fare.

Oggi andiamo avanti prendendoci un pezzettino essenziale nella trasformazione Culturale che desideriamo in ogni organizzazione. Sto parlando della capacità di generare..

Domande Potenti

Non mi ha mai troppo convinto il nome di questa competenza, vuoi perché spesso si associa il Coaching a sedute motivazionali psichedeliche che portano più danni che risultati o vuoi perché il concetto di Potenza viene frainteso in maniera impropria.

In ogni caso il nome ci interessa fino a un certo punto, quello che conta è il valore incredibile che si nasconde dietro le Domande Potenti.

Fermo mattè, che vuol dire mo’ domande potenti? Io già c’ho tanti problemi nel mondo della Sicurezza…

C’è una frase attribuita ad Albert Einstein che spiega in maniera impeccabile il valore delle domande per un professionista di ogni settore.

«Se avessi un’ora per risolvere un problema, utilizzerei 55 minuti per pensare al problema e cinque minuti per le soluzioni»

Ora in quel “pensare” al problema c’è la chiave di svolta. Prenditi un attimo: cosa vuol dire esattamente pensare?

Non è certo farsi un film mentale trito e ritrito a portarti nuove soluzioni.

Il vero scopo del pensiero è, in definitiva, la capacità di generare idee e orientarsi verso scenari alternativi più efficaci e brillanti.

In questo meccanismo le Domande giocano un ruolo determinante.

Potremmo riformulare la frase sopra con “utilizzerei 55 minuti per generare domande di qualità così da analizzare il problema sotto nuovi punti di vista“.

Ti prego ascoltami: non esiste nulla di più prezioso per la tua professione che la capacità di generare domande eccellenti.

Le domande ti permettono di scovare punti deboli, di immaginare nuove prospettive, di definire obiettivi, di comprendere il punto di vista dell’altro, di indagare le cause e le soluzioni di un problema e molto molto altro..

Le domande sono una Bomba-Termo-Nucleare da utilizzare per radere al suolo indolenza e menefreghismo.

Come si possono allenare le Domande Potenti

Nel nostro Master in Safety Coaching un grandissimo spazio viene dato a questa competenza e alle regole che sostengono la struttura di domande potenti.

Oggi voglio farti riflettere in “negativo” su 3 errori che rendono le tue domande inefficaci, così da fare attenzione ad alcune trappole da evitare.

1° Errore nel generare domande: Chiedere ciò che già si sa.
So che sembra paradossale, ma un buon 30% delle domande che facciamo a noi stessi sono domande di cui abbiamo già la risposta.

In un modo o nell’altro tendiamo a porci dei quesiti banali, retorici o che vanno in direzioni già percorse. Qualche esempio:
“Chi doveva fare questa cosa?” e tutti sanno già che toccava a Mario..
“Perché ci inceppiamo sempre su questa procedura?” e tutti sanno che è troppo complessa..
“Perché non abbiamo comprato quello strumento?” e tutti sanno che non c’è budget..

Insomma le domande la cui risposta è ovvia sono estremamente frequenti in ogni organizzazione.

2° Errore nel generare domande: Focalizzarsi sulla ricerca di un colpevole.
Anche questo errore è davvero tipico in tante conversazioni che incontriamo in tutti gli ambienti di lavoro.

Domande come “Chi ha sbagliato?” oppure “A chi compete questo compito?” fatte con il solo scopo di scaricare il barile non portano da nessuna parte.

Ogni domanda che parte da questo approccio rischia di chiudere la conversazione e inquinare la relazione, che come abbiamo evidenziato è alla base di un processo di motivazione sostenibile e duraturo.

3° Errore nel generare domande: Focalizzarsi SOLO sulle cause.
Come professionisti della Sicurezza è normale indagare le cause di un infortunio o di un near-miss, così da apprendere informazioni importanti da mettere al servizio dell’obiettivo di miglioramento continuo.

Il problema è che spesso ci limitiamo a indagare le Cause senza esplorare le possibili soluzioni (anche in scenari mai percorsi).

“Perché è accaduto?” “Cosa ha generato questo blocco?” “Qual è stato il motivo scatenante?” etc. etc. sono tutte domande che vanno nella direzione del passato.

Per carità, qualche informazione la portiamo a casa, ma è bene bilanciare con un giusto mix di orientamento al futuro e alla ricerca di soluzioni.

Questi e molti altri errori sono spesso presenti nelle conversazioni di tutti i giorni a tutti i livelli aziendali. Compito di un professionista è anzitutto prendere piena coscienza della qualità e dell’efficacia delle sue domande nel muoversi verso gli obiettivi desiderati.

Questa settimana prova un piccolo esercizio:
– Ascolta con attenzione le Domande che poni alle persone con cui lavori
– Ascolta con attenzione le Domande che fai a te stesso quando “pensi” a qualcosa che è davvero importante per te

Ricorda: la differenza tra pensare attivamente e ricordare passa dalla nostra maestria nel generare domande di qualità.

Motivare alla Sicurezza: Viaggio nelle Competenze 2 di 3

Proseguiamo il nostro percorso attraverso le competenze del Safety Coaching. Abbiamo iniziato la settimana scorsa parlando di Creare Fiducia e Vicinanza.

A proposito.. Ti sei perso l’articolo precedente? Nessun problema, eccolo: Viaggio nelle Competenze 1 di 3

Come ti raccontavo il nostro Safety Coaching Framework è una “cornice” di competenze che, come fosse un mantello coi super-poteri, andrebbe indossato nel lavoro quotidiano per accelerare il cambiamento.

Il Framework si riferisce a un’attitudine professionale basata su 8 specifiche competenze e, per ognuna di esse, sono individuati precisi markers comportamentali che ne manifestano la presenza.

Nella scorsa puntata abbiamo parlato di quanto la relazione sia essenziale per stabilire un prima passo verso la motivazione.

Oggi vorrei trattare invece un argomento affascinante e davvero prezioso per fare la differenza. Sto parlando della competenza..

Creare Consapevolezza

Anche nel mondo della Sicurezza si sente spesso dire “manca consapevolezza sui Rischi” ma attenzione: non è proprio alla percezione del rischio che sto facendo riferimento.

Nel mondo del Coaching il termine Consapevolezza (awareness) viene utilizzato soprattutto per indicare la piena coscienza di un individuo rispetto al tema rilevante oggetto della conversazione.

Tale coscienza può essere sviluppata attraverso l’aumento, stimolato o auto-generato, delle informazioni a disposizione.

A me piace parlare di qualità e quantità di INPUT a disposizione.

Da un certo punto di vista Motivare alla Sicurezza vuol dire permettere all’altro di compiere scelte corrette. Ora però c’è da fare una precisazione:

Tu non vuoi solamente che gli altri mettano in atto Comportamenti Sicuri. Tu vuoi che lo facciano a prescindere dalla vigilanza esercitata!

(rileggi la frase sopra…)

Che senso avrebbe ottenere un comportamento virtuoso solo col fucile puntato o per brevissimi periodi successivi al “ripasso delle regole”?

Eh bella storia Mattè, quanto sarebbe figo se la Motivazione durasse…

Uno degli ostacoli più grandi alla trasformazione culturale gira attorno al modello comunicativo che adottiamo nel diffondere la Sicurezza.. Lasciami approfondire questo passaggio e vedrai che ti sarà tutto più chiaro.

Esperto VS Esperto

Esistono due tipi di Esperti di Sicurezza sul Lavoro. Potremmo sintetizzarli con:

  • L’Esperto che ha le informazioni rilevanti e le trasmette agli altri
  • L’Esperto che ha le informazioni rilevanti e allena gli altri a prendere consapevolezza sulle stesse

Un conto è inzeppare di nozioni i lavoratori sull’importanza dei DPI, su quali procedure rispettare, su come sollevare i carichi, su come gestire i macchinari, su come indossare le imbragature e così via..

Ben altra storia è stimolare la ricerca delle stesse nozioni attivando il cervello di chi ho di fronte.

La via più veloce per far funzionare il cervello delle persone e allenarle alla Consapevolezza è fare domande.

Cosa osservi in questo reparto che potrebbe rappresentare un pericolo?
Quali DPI dovresti indossare in questa lavorazione?
Cos’è davvero importante tenere a mente in questa attività dal punto di vista della prevenzione?

Domande di questo tipo (in stile maieutico) attivano inevitabilmente la ricerca di informazioni da parte del nostro interlocutore.
Possiamo utilizzarle in tutti i contesti: riunioni di coordinamento, formazione, audit, ispezioni sul campo, chiacchierate nei corridoi e così via.

L’Esperto che spiega “dice” cosa fare..
L’Esperto che allena, al contrario, genera ricerca attiva e crea altri esperti.

Solo chi è allenato e consapevole potrà prendere decisioni di qualità nel proprio ambiente di lavoro.

A migliore INPUT corrisponde un migliore OUTPUT.

Solo generando consapevolezza nei lavoratori potrai dar vita a una motivazione duratura e permanente, svincolata dalla necessità di vigilare come ossessi e imporre obblighi a tutto spiano.

Il grande ostacolo al cambio di approccio

Il modello che ti ho descritto è tipico dell’approccio manageriale Coaching-based. Un approccio dove l’altro è stimolato a prendere decisioni di qualità sulla base della sua capacità di analisi e riflessione autonoma.

Un Safety Specialist che usa questo approccio piuttosto che fare l’elenco della spesa delle informazioni importanti, accompagna i propri interlocutori a riflettere attivamente e a prendere coscienza.

Cosa ci impedisce allora di lasciare spazi di autonomia alle altre persone?

Possono coesistere diversi fattori: abitudini consolidate, pressione del tempo, resistenza al cambiamento etc.

C’è tuttavia un elemento che molto spesso è la chiave per passare da un approccio direttivo (ti spiego la sicurezza) a un approccio maieutico (ti alleno a prendere consapevolezza).

Si tratta della fiducia nel potenziale dell’altro.

Quando usiamo un approccio direttivo è perché, in fondo in fondo, abbiamo poca fiducia sul fatto che l’altro possa riconoscere in autonomia i rischi e operare scelte di qualità.

Non crediamo davvero nella possibilità che una persona arrivi alle giuste conclusioni o possa generare le informazioni rilevanti attraverso una nostra riflessione guidata.

Così ci capita di prendere la strada apparentemente più veloce, quella del “sono io l’esperto e ti dico cosa fare”. Questa abitudine limita terribilmente la crescita e lo sviluppo delle organizzazioni.

La fiducia è il pilastro necessario a creare consapevolezza.

Ricorda: la qualità dei comportamenti messi in atto, in ambito safety, è direttamente proporzionale alla qualità delle informazioni in possesso di chi agisce.

Motivare alla Sicurezza: Viaggio nelle Competenze 1 di 3

Questa settimana iniziamo un piccolo ma intenso “viaggio” che ho scelto di percorrere nei nostri appuntamenti settimanali di Safety Coaching.

Se mi segui da tempo saprai che lavoro come un matto per offrire contenuti di valore, linee guida e best practice atte a Creare Cultura della Sicurezza sul Lavoro.[…]

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