Creare Cultura della Sicurezza? Usa la To-Be List!

Oggi torniamo a parlare dell’argomento principe di ogni nostro desiderio: La Cultura della Sicurezza!
Questo imperativo categorico viaggia tra i corridoi di ogni azienda italiana che metta al centro dell’interesse collettivo la tutela e la salvaguardia della vita dei suoi addetti.
“Dobbiamo rafforzare la Cultura della Sicurezza” “Non abbiamo abbastanza […]

La differenza tra Dire e Affermare

Come appassionato di crescita personale, di comunicazione e cambiamento, ho sempre trovato affascinante la capacità dell’essere umano di rimboccarsi le maniche e ripartire.

Essere “resilienti” affermerebbe qualcuno..

Beh Settembre si sa, è il mese delle ripartenze. Finite le vacanze, dopo questa lunga pausa tipicamente italica, si ritorna nel vortice del lavoro, con un senso di freschezza e di energie rinnovate (pur con un pizzico di nostalgia per le belle giornate estive..)

Così in questi giorni di ripartenza ho avuto tante riunioni di allineamento con Manager e Team Leader, in svariati settori.

Una delle cose che più mi ha colpito è che nei tanto odiati business meeting, le persone parlano e dicono un mucchio di roba.


Si passano ore a progettare, a dire, a riflettere, a brainstormare, ma a volte si sente il desiderio di fuggire via e tornarsene semplicemente a LA-VO-RA-RE.

Eppure anche questi meeting apparentemente improduttivi (sono sicuro che ne finirai preda anche tu), possono rivelare alcuni aspetti non indifferenti sulla cultura individuale e su quella aziendale.

Ecco allora che l’altro giorno mi sono accorto di un fatto:

Le persone dicono tante cose, ma quello che conta sono le loro affermazioni.

No tranquillo, non mi sono ammattito. Esiste a mio avviso una differenza essenziale tra Dire e Affermare.

E per te che ti occupi di Sicurezza sul Lavoro questa differenza può essere decisiva.

Quando una persona “dice” sta semplicemente infarcendo di pensieri leggeri, giudizi, pregiudizi e sbavature, il suo parlare.

Puoi riconoscere il “dire” facendo attenzione al peso comunicativo che si usa nelle parole. Di solito si tratta di frasi buttate lì, idee vaghe, fatti non verificati o pensieri en passant che non svelano il reale contenuto di valore in una conversazione.

Spesso nel mondo del Safety si alzano polveroni e discussioni proprio sul “detto”.
Frasi sceme di qualche operaio menefreghista, ghirigori fastidiosi di qualche dirigente sbadato, commentini acidi, battutine e punzecchiature varie.

Beh farsi venire l’orticaria per il “detto” è quanto di più controproducente possa esistere.. Per ben 2 ragioni!

Primo: il detto ti coinvolge in conflitti sterili e/o riflessioni non basate su dati certi e utili.

Secondo: il detto non ti aiuta davvero a comprendere il punto di vista dell’altro e le sue reali motivazioni profonde.

Ecco perché ti invito, da adesso in poi, a distinguere ciò che si dice da ciò che si afferma.

Le affermazioni sono tutta un’altra storia!

Si tratta, solitamente, di quegli elementi in una conversazione che hanno un riscontro nella realtà..

Potrebbero essere dati certi, informazioni preziose, convinzioni profonde o valori essenziali.

Si tratta insomma di quello che una persona pensa davvero e/o di ciò che è davvero utile per muoversi verso gli obiettivi desiderati.

Puoi riconoscere le affermazioni anche prestando attenzione a come vengono portate.. Di solito si rallenta l’eloquio, si alza un po’ il volume di voce, si cambia tono o si modifica addirittura il modo di respirare e l’espressione del volto.

Insomma le affermazioni hanno un peso comunicativo completamente differente dal “detto”.

Quello che ti invito a fare è lavorare in due direzioni..

Da un lato prestare attenzione a ciò che ascolti intorno a te, allenandoti a distinguere ciò che viene detto da ciò che viene affermato.

Prova a tenere in background queste domande:

“Cos’è davvero importante in questa conversazione?”
“Quali sono i fatti su cui dobbiamo basarci?”
“Quali elementi fanno davvero la differenza in questo contesto?”


Dall’altro lato prova a riflettere, nel prossimo periodo, su ciò che TU in prima persona dici vs ciò che affermi.

Ci sono cose che continui a dire ma che per te non hanno davvero valore?
Ci sono delle frasi che continui a ripeterti ma che non hanno un reale riscontro nel tuo mondo?
C’è qualcosa che dovresti definitivamente affermare con tutto te stesso?

Pensaci su.. Vedrai che ne varrà la pena!

Ti auguro una splendida giornata!👋

Fare Sicurezza fa Schifo se non ti Ascoltano

L’Ascolto e l’attenzione delle persone è oggi merce più che rara..
Il nostro cervello sta finendo preda del consumismo sfrenato di intrattenimento friction free, quello tipico dei social network e degli smartphone.

Siamo costantemente bombardati da notifiche push, cuoricini, video di gattini e ricette della carbonara che si insinuano nella nostra vita alterando lo stato di coscienza selettiva e intralciando i nostri piani di focus profondo.
Se è vero che la concentrazione è sempre più risorsa da preservare, è altrettanto vero che la natura intrinseca della Sicurezza sul Lavoro richiede, per i non addetti ai lavori, un piccolo sforzo extra di attenzione e curiosità.
Ma quante volte ti sei trovato davanti facce disinteressate e svogliate? Qual è stata l’ultima occasione in cui, parlando di Sicurezza, hai avuto davvero le persone coinvolte e attente?
Una delle richieste che ricevo più spesso dai nostri studenti è proprio questa:
Matteo come faccio ad attrarre l’interesse delle persone a cui devo trasferire concetti fondamentali di Sicurezza sul Lavoro?”

Questa domanda è davvero il centro del nostro ragionamento.
Nota questo particolare: la domanda inizia con il Come. Tutte le volte che usiamo questo modello linguistico (come faccio per..) attiviamo la ricerca di un qualche tipo di tecnica, di strategia, di modello..
Quelle Regole Comportamentali che ci permetteranno di arrivare ai risultati che desideriamo.
Stiamo cercando, in fin dei conti, delle nuove Cause che producano Effetti positivi nell’attenzione delle persone.
Ecco perché affermo ironicamente “Fare Sicurezza fa Schifo“. Come si può essere soddisfatti del proprio lavoro se le persone non mi stanno manco a sentire?
Non esistono regole rigide assolute e valide in ogni contesto. Lungi da me prometterti la bacchetta magica.
Voglio però farti focalizzare su 3 aspetti che ritengo davvero imprescindibili per aumentare il tasso di coinvolgimento e avvicinarti al nostro scopo.

1. Sposta il tuo focus

Troppo spesso siamo così presi da ciò che vogliamo comunicare e dal senso di urgenza del nostro messaggio che ci perdiamo completamente di vista il nostro interlocutore.
Siamo così profondamente dentro ciò che dobbiamo dire che ci dimentichiamo che dall’altra parte ci sono esseri umani con le loro esigenze e necessità.
Abbiamo tanto bisogno di arrivare a meta che ci scordiamo dell’attenzione selettiva dell’altro e dei suoi tempi di digestione.
Il mio invito è sempre quello di fermarsi, fare un bel respiro e prepararsi con qualche domanda:
– Chi ho di fronte?
– Che aspettativa ha il mio interlocutore?
– Che interesse ha verso ciò che voglio condividere?
– Come posso rendere interessante ciò che voglio comunicare?
– Qual è il canale giusto per comunicare questo messaggio?
– Come posso rendere stimolante e divertente la mia comunicazione?
– Se fossi al suo posto cosa davvero mi trascinerebbe?
Non dobbiamo solo farci domande di questo tipo prima di ogni incontro/riunione sulla Sicurezza. Dovremmo tenerle costantemente in background nel nostro atteggiamento comunicativo.

Ricorda: il modo migliore per coinvolgere l’altro è dedicarsi all’altro.

2. Non dare nulla per scontato

Ma come, io parlo della loro Sicurezza e loro se ne fregano? Ingratihh!!!111!!!!
Se ti ritrovi in frasi come questa sopra voglio tranquillizzarti: certe conclusioni nascono spontanee in chi si fa in quattro per diffondere la Cultura della Prevenzione in azienda.
Eppure dobbiamo fare un piccolo sforzo e renderci conto che non tutti hanno lo stesso background e le stesse esperienze.
Di solito i lavoratori più attenti sono quelli che hanno vissuto esperienze rilevanti in materia di Sicurezza, magari con un infortunio sfiorato o peggio ancora con incidenti veri e propri.
Il menefreghismo non è sempre sinonimo di svogliatezza o prese di posizione. Talvolta diamo per scontato che le persone abbiano i nostri stessi valori, la nostra visione, il nostro bagaglio di esperienze e di conoscenze.
E invece ognuno di noi ha un suo vissuto e un suo punto di vista sviluppato negli anni. Il compito di ogni professionista della Sicurezza dovrebbe essere quello di accogliere e ri-orientare.
Ripeto.. Accogliere e Ri-Orientare. Questo vuol dire che non possiamo sempre fare le battaglie contro i mulini a vento, dovremmo davvero sforzarci di capire che il cambiamento richiede piccoli passi nella giusta direzione, abbracciando anche visioni diametralmente opposte alle nostre.

Ricorda: senza accoglienza non può esserci cambio di direzione.

3. Indossa il giusto vestito

No tranquillo, non voglio fare l’Enzo miccio de noantri..
Infatti quando parlo del giusto vestito mi riferisco a quello comunicativo.
Troppo spesso sentiamo ripetere l’abito non fa il monaco, ma alla fine le persone (e soprattutto il loro cervello pensante) finiscono per lasciarsi coinvolgere con molta più facilità da contenuti facilmente fruibili e ben organizzati.
Quando parlo di vestito comunicativo faccio riferimento al Come dici quello che dici.
Slide accattivanti, parole semplici, esperienze divertenti, giochi d’aula, role-playing, tono di voce brillante, volume sostenuto, sguardo appassionato, punti elenco riassuntivi, pause e ritmo, sono tutti elementi da considerare a prescindere dal contenuto di ciò che vogliamo trasmettere.
Tutti i professionisti della Sicurezza sono ossessionati dal “Cosa devo dire”: Normative, obblighi, prescrizioni, comportamenti sicuri, checklist, POS, DVR, aggiornamenti e così via.
Eppure dovrebbero concentrarsi ben di più sul Come portano quei concetti in azienda, dalle riunioni di coordinamento alle giornate in aula.
La stessa pietanza, presentata in maniera appagante per gli occhi, diventa subito più attraente e gustosa.

Prova a domandarti:
– Le cose che dico sono esposte in maniera chiara?
– Sto sfruttando il mio potenziale comunicativo al 100%?
– Cosa potrei fare per sintetizzare i concetti in maniera efficace?
– Come posso rendere visivamente più accattivante questo concetto?
– Quali esperienze posso far vivere per trasmettere lo stesso contenuto?

Ricorda: la forma e il contenuto hanno lo stesso peso comunicativo.

I 7 Peccati Capitali della Sicurezza sul Lavoro

Sai meglio di me quanto di quanto sia diventato difficile fare sicurezza oggi.

Più volte nelle mie newsletter ho parlato del problema che ogni giorno affronta chi fa il tuo mestiere: convincere le persone a rispettare le indicazioni di prevenzione infortuni.

Comunicare rischi e pericoli della sicurezza all’interno di un’azienda richiede impegno, sforzo e tanta energia. A volte sembra che per coinvolgere e motivare i lavoratori al Safetyserva un miracolo.

Eppure non siamo Santi che fanno miracoli..

Siamo esseri umani che ogni giorno si mettono al servizio delle aziende per aiutare i lavoratori a capire quali comportamenti tenere, evitando incidenti o infortuni anche gravi.

E come tutti gli esseri umani, anche noi che ci occupiamo di Sicurezza possiamo sbagliare e commettere qualche peccato..

In maniera scherzosa (ma nemmeno poi tanto) oggi voglio raccontarti quali sono, secondo me, i 7 Peccati Capitali della Sicurezza sul Lavoro.

Si tratta di 7 fattori che, se presenti, rischiano di mandare a farsi friggere tutte le tue buone intenzioni e il tuo duro lavoro.

E, ricorda, ogni peccato ha la sua pena! 👹

In questo caso la tua punizione sarà inevitabilmente un inferno di persone disinteressate e scarsamente coinvolte al nobile processo di creazione della Cultura della Sicurezza.

#1 Burocrazia

Ecco il primo peccato capitale, in cui cadono (ahinoi) il 75% dei tecnocrati della Sicurezza: occuparsene riducendo tutto a una questione Normativo-Burocratica.

Molti professionisti fanno Sicurezza solo con i pezzi di carta..

Sono quelli che scrivono tutti i giorni sui vari forum per fare domande che non servono a niente.. Del tipo: “Cosa dice il Decreto x”, “Cosa cambia con questa nuova legge”, “Come si redige correttamente il DVR”, “Come compilare questo modulo secondo la legge”.

E potrei continuare all’infinito.

Certo, la natura di questo mestiere richiede documentazioni, adempimenti burocratici da rispettare, aggiornamenti tecnici. Lungi da me ignorare gli aspetti tecnici che sono fondamentali.

Ma un conto è dedicare parte del tuo tempo alla parte documentale, un altro è invece limitarsi a fare sicurezza solamente da un punto di vista burocratico.

Gli scartoffiari, come mi piace chiamarli, pensano solo ad avere tutti i pezzi di carta fatti bene e a stracciare i prezzi per avere più appeal sul mercato, invece di avere a cuore il benessere e la sicurezza dei lavoratori in azienda.

#2 Complessità

La Sicurezza è una materia che nasce da aspetti normativi. Per sua natura è piena di parole complesse e di difficile comprensione.

DPI, DVR, POS, RSPP, RLS, DL, ASPP, DUVRI, D.Lgs. Sono solo alcune delle sigle più comuni e astruse che si trovano in circolazione. A queste vanno aggiunte le infinite norme tecniche, i regolamenti, le linee guida, le direttive europee e via dicendo.

Qui casca l’asino e finisce dritto nel secondo Peccato Capitale della Sicurezza sul Lavoro.

Quando si parla con le persone di prevenzione, dobbiamo sempre ricordarci che la complessità spaventa e allontana le persone.

Impiegare un linguaggio estremamente tecnico quando si comunica è assolutamente controproducente.

Ricorda: per coinvolgere e motivare le persone punta alla semplicità. Niente paroloni, sigle o termini complessi. E se proprio devi usarli semplifica, semplifica e ancora semplifica.

#3 Egocentrismo

Uno dei peccati più grandi che può commettere un professionista del Safety? Fare l’Esperto per appagare il suo Ego.

Sì certo, tu sei quello che ha studiato Sicurezza e ne sa sicuramente più di tutti.

Ma mettersi sul piedistallo mentre si fa formazione, dire agli altri cosa devono fare, quali DPI devono indossare, come devono comportarsi non è certo l’atteggiamento giusto.

Sono anni ormai che l’insegnamento accademico “classico” top-down è stato sostituito da un approccio partecipativo.

Il nostro metodo Safety Coaching va oltre: utilizzare uno stile Maieutico in ogni occasione è quanto di più efficace si possa ottenere.

Dai DVR alle procedure condivise, gli Audit partecipativi, le regole co-costruite, la formazione che diventa facilitazione, la creazione di consapevolezza durante gli affiancamenti sul campo e così via.

Tutte tecniche che allontanano il rischio spiegone dell’esperto e avvicinano le persone alla prevenzione.

Ricorda: Il compito di un esperto di Sicurezza sul Lavoro non è dire agli altri cosa fare, ma guidarli in un percorso verso la consapevolezza sui rischi.

#4 Autorità

Eccoci arrivati al quarto peccato, che si lega in un certo senso al terzo.

Pretendere dai lavoratori comportamenti sicuri “perché esiste una legge che lo impone!!!“, non fa altro che indisporre e indurre comportamenti ribelli.

Non possiamo dare per scontato che, visto l’obbligo, questo vada automaticamente rispettato.

Tale atteggiamento è controproducente! L’obbligo a fare qualcosa, viene sempre vissuto come un’imposizione.

“Lo dice la legge e quindi va fatto così. Punto, non c’è discussione”

Se avessi avuto un euro per ogni frase così oggi sarei miliardario.

Illudersi di poter imporre con vincoli normativi la Sicurezza è fantascienza.

Sarebbe meglio, invece, aiutare le persone a capire quali sono i rischi che possono correre, a comprendere realmente perché bisogna comportarsi in un certo modo..

Proprio come cerchiamo di educare i nostri figli in maniera efficace, offrendo confronto e riflessione guidata.

#5 Autocensura

Mi piace definirlo come l’atteggiamento “fantozziano” di chi fa Sicurezza.

“Mi consenta, volevo dirle che dovremmo aggiornare il nostro DVR perché é scaduto”, “Se me lo permette, vorrei aggiornare i nostri lavoratori sulla Sicurezza”, “Mi scusi se le do fastidio, so che ha cose più importanti da fare, ma dovremmo anche vedere il piano della sicurezza per quest’anno”.

Se sei un Responsabile della Sicurezza, frasi fantozziane e pratiche di autocensura come queste ti tolgono credibilità ed efficacia.

Come pensi di riuscire a motivare qualcuno se tu per primo ti mostri così insicuro nella comunicazione?

Non puoi essere in grado di far rispettare le norme di sicurezza se continui ad avere un atteggiamento di servilismo in azienda.

Ricorda: le persone ti tratteranno come tu gli permetterai, consapevolmente o inconsapevolmente.

Dai valore a te stesso! Il tuo lavoro è importante, rendi prezioso il tuo tempo e ciò che devi dire. Vedrai che le persone inizieranno a trattarti diversamente.

#6 Didatticità

La comunicazione non è fatta solo di contenuto, ma anche e soprattutto di forma.

Occuparsi solo di quello che va detto, e non di come lo stiamo dicendo, è un errore che può costare caro.

Pensa a quando andavi a scuola..

​​Quanto erano noiose quelle lunghe e schematiche spiegazioni del prof. di turno?
​Accade esattamente lo stesso con la Sicurezza.


Il più delle volte ti concentri solo su quello che devi comunicare, lo infarcisci di nozioni e indicazioni, dimenticando una cosa importante..

Cioè, quanto una comunicazione snella, una serie di slide graficamente accattivanti o uno speech dove usi l’ironia, possa in realtà fare la differenza tra un’aula annoiata e un’aula attenta.

Un buon vino dentro il cartone del tetrapak verrà comunque percepito come un vino di poco valore.

​​Se, invece, quello stesso vino lo metti in una bella bottiglia di vetro con un’etichetta accattivante, non credi che acquisti più valore?


Quindi.. Facciamoci un favore una volta per tutte.. 

Prestiamo attenzione a COME diciamo le cose, non solo a quello che diciamo.

Buttiamo questo benedetto cartone del tetrapak!!​​​​

#7 Declamazione Urbi et Orbi

​Uno degli atteggiamenti più sbagliati di chi si occupa di Sicurezza è la presunzione che debba interessare a tutti.

Declamare “La sicurezza è importante per tutti” o “Tutti devono prestare attenzione alla prevenzione”, significa dare per scontato che le persone abbiano lo stesso grado di consapevolezza e di sensibilità al tema.

Eppure mettiamocelo in testa: non è sempre così!

Lo so che ti verrebbe voglia di lanciare il PC in aria e mandare tutti a quel paese “Ma come, una cosa così importante non viene presa in considerazione!!”

Eppure dobbiamo stare calmi, respirare e comprendere che un processo di creazione di Cultura della Sicurezza richiede piccoli passi costanti e determinati.​​​​


Ognuno ha un proprio percorso culturale ed evolutivo individuale. Non possiamo pensare o pretendere che tutti, indistintamente, abbiano anche la stessa percezione del rischio.

Invece di fare queste inutili proclamazioni “urbi et orbi” o arrabbiarci perché i lavoratori non indossano DPI in cantiere e non attuano comportamenti virtuosi, proviamo a cambiare strategia.

Accompagniamo le persone ad innamorarsi della Sicurezza, guidiamole verso una presa di coscienza, e risvegliamo in loro il senso del volere (non del dovere..).

Ricorda: il cambiamento richiede tempo, volontà e dedizione. Dobbiamo avere fiducia nel processo e puntare sempre a obiettivi di lungo termine.

 

Bene, si chiude qui il nostro viaggio sui 7 Peccati Capitali della Sicurezza sul Lavoro!

Ti auguro una splendida giornata 😉

Riflessione sulla Cultura della Sicurezza

Oggi voglio condividere una mia riflessione dopo gli incidenti sul lavoro avvenuti negli ultimi mesi.

Tragici eventi che, da una parte hanno scatenato manifestazioni, proteste e ondate di indignazione generale…

Dall’altra, hanno spinto il governo a prendere seri provvedimenti per chi non rispetta le norme di sicurezza.

Provvedimenti, come al solito, di natura punitiva: controlli più severi, pesanti sanzioni per chi non rispetta le norme di sicurezza, e via dicendo.

Ma siamo sicuri che questo sia il metodo più efficace per cambiare le cose?

Ha davvero senso continuare a ragionare con questa logica?

 

Da qui la mia riflessione.

 

Ciò che ripeto da anni, infatti, è che il vero cambiamento non parte mai dall’esterno con obblighi e controlli serrati, stile Gestapo… Nasce piuttosto dall’interno, creando in primis una solida cultura della sicurezza nelle aziende.

Come?

Ad esempio, iniziando ad agire giorno dopo giorno sui valori, sulle convinzioni e sui comportamenti quotidiani dei lavoratori.

Proprio per questo, nel mondo del Safety Coaching abbiamo raggruppato diverse abilità che possono aiutarti a lavorare in questa direzione.

Parliamo di skill fondamentali, come la capacità di:

  • creare un rapporto di fiducia a tutti i livelli aziendali;
  • ascoltare attivamente i lavoratori al fine di identificare schemi di pensiero, strategie motivazionali e convinzioni limitanti;
  • creare consapevolezza per stimolare i lavoratori a riconoscere in autonomia i rischi nei luoghi di lavoro e le soluzioni più adatte da adottare.

Ora, nella riflessione che ti propongo voglio soffermarmi sulla natura del cambiamento umano. Le grandi trasformazioni difficilmente avvengono da fattori di pressione esterna.

Certo, inasprire le sanzioni e aumentare i controlli è un buon deterrente ma, nel lungo periodo, questa scelta è poco sostenibile e poco efficace.

La quasi totalità dei nostri comportamenti è guidata da processi inconsci, basati su ciò che ci stimola, su ciò che reputiamo sensato a livello profondo e sulle nostre abitudini.

Anche le evidenze empiriche della Scienza Comportamentale hanno rivelato la supremazia del rinforzo positivo e dell’automotivazione come basi del cambiamento di lungo periodo.

Un professionista della Sicurezza che abbia a cuore il successo del suo operato dovrebbe agire sempre con un focus molto preciso:

Intervenire sulla struttura profonda di ogni organizzazione (valori, convinzioni, abitudini) al fine di generare un cambiamento duraturo, stabile e sostenibile.

A questo proposito ti voglio lasciare alcune domande per riflettere su questo tema:

  • Le azioni che intraprendi sono legate al cambiamento interiore delle persone?
  • La tua azienda si occupa di promuovere la Sicurezza come valore positivo?
  • La Sicurezza nel tuo ambiente di lavoro è un’esperienza che crea entusiasmo?
  • Nelle tue attività quotidiane tieni conto degli aspetti davvero rilevanti per il lungo periodo?

Pensaci su.

Ti auguro una splendida giornata.

Matteo Fiocco – Trainer Safety Coach Federation

 

P.S. Se vuoi acquisire strumenti e strategie per diventare un vero professionista della Sicurezza, allora inizia subito il percorso nella nostra Safety Coach Federation:

1- Video corso Motivare alla Sicurezza

Il nostro video corso introduttivo sui 3 pilastri della motivazione umana.

2- I nostri Ebook

3 libri introduttivi per: comunicare efficacemente la Sicurezza, coinvolgere la Dirigenza, formare efficacemente al Safety.

3- Libro Motivare alla Sicurezza

Il testo di base da cui partire per scoprire il metodo Safety Coaching

4- Safety Coaching Essential

Il nostro corso più venduto di sempre: tutto il meglio del Safety Coaching in un concentrato di strategie e applicazioni pratiche.

5- Costruire Comportamenti Sicuri

La Scienza del Comportamento applicata alla Sicurezza. Un corso BBS semplice, completo e costruito per guidarti alla scoperta di strategie fondamentali.

6- Formare per Coinvolgere alla Sicurezza

Stanco di vedere facce annoiate durante le ore di training? Scopri subito come coinvolgere le persone durante le tue docenze!

Cultura della Sicurezza: l’importanza delle abitudini

Più volte nelle mie newsletter ho parlato dell’importanza di creare una solida cultura della sicurezza all’interno dell’azienda.

Ma all’atto pratico come si realizza un cambiamento così radicale?

Per rispondere a questa domanda, ti voglio raccontare prima la storia di Alcoa.

Siamo nel 1987 e Alcoa (acronimo di Aluminium Company of America) è una delle realtà leader nella lavorazione dell’alluminio: dalle classiche lattine per bibite, ai bulloni utilizzati per la costruzione dei satelliti.

Tuttavia, in quel periodo le cose non stavano andando molto bene a causa di alcune scelte aziendali errate.

Tra perdite di profitti e scioperi da parte degli operai, il consiglio di amministrazione decise che era arrivato il momento di un cambio drastico ai vertici aziendali.

La scelta per il nuovo amministratore delegato ricadde su Paul O’Neill, ex burocrate del governo americano.

Quando Paul iniziò il suo discorso nel giorno della presentazione ufficiale lasciò tutti i presenti sbigottiti.

Anziché parlare di aumentare i profitti, diminuire i costi e altri temi tanto cari agli investitori, esordì con queste parole:

«Voglio parlarvi della sicurezza dei lavoratori. Ogni anno molti operai di
Alcoa subiscono seri infortuni. Il nostro tasso di infortuni è inferiore alla media dell’industria americana, soprattutto se pensiamo che i nostri dipendenti lavorano con metalli che raggiungono i 1550 gradi e macchine che possono strappare un braccio a un uomo. Tuttavia non è abbastanza. Intendo fare di Alcoa l’azienda più sicura in America. Voglio azzerare gli infortuni.»

In pratica TUTTO il suo discorso riguardava la Sicurezza sul lavoro.

Era fermamente convinto che per risollevare le sorti dell’azienda e incrementare i profitti, era necessario migliorare in primis la sicurezza.

Come reagì il pubblico?

Rimase di stucco pensando che O’Neill fosse un pazzo.

Pensa che, finita la presentazione, alcuni investitori chiamarono subito i propri clienti consigliando di vendere le azioni della compagnia il prima possibile.

Consiglio che si rivelò sbagliato, poiché O’Neill aveva pienamente ragione….

A un anno dal suo discorso, infatti, i profitti di Alcoa aumentarono a dismisura.

Quando nel 2000 O’Neill lasciò l’azienda, gli utili netti erano quintuplicati rispetto al 1987 e il valore di mercato di Alcoa era arrivato a 27 miliardi di dollari.

“Bella storia Matteo ma non ho ancora capito dove vuoi arrivare…”

Ora te lo spiego…

Quello che voglio condividere con te sono 2 riflessioni molto importanti.

La prima riguarda la percezione delle persone nei confronti del Safety.

Spesso lavoratori e dirigenti pensano che fare sicurezza sia un perdita di tempo.

Un obbligo che “purtroppo” per legge bisogna rispettare.

Un po’ la stessa diffidenza che si respirava nell’aria durante il discorso di O’Neill.

La storia di Alcoa invece ci insegna il contrario.

Concentrandosi solo sulla sicurezza O’Neill creò un cambiamento culturale che stravolse per sempre l’organizzazione aziendale.

Una maggior attenzione alle dinamiche di sicurezza, portò i lavoratori a esaminare i processi di produzione poco efficienti e a migliorarli, aumentando di conseguenza la produzione e il fatturato.

E attenzione, non stiamo parlando di una piccola azienda sperduta tra i monti, ma di una multinazionale che contava 31 stabilimenti sparsi in tutta l’America.

Questo per farti capire il lavoro immane realizzato dal nuovo Dirigente.

La seconda riflessione riguarda il come O’Neill creò cultura della sicurezza in Alcoa.

Il suo progetto per creare un’azienda più sicura si basava infatti sul rispetto di routine molto rigorose.

Per ogni infortunio piccolo o grave di un dipendente, il responsabile dell’unità doveva fare rapporto a O’Neill entro 24 ore e presentare un piano affinché l’infortunio non si verificasse di nuovo.

Il tutto veniva accompagnato da continui incoraggiamenti, riconoscimenti del merito, analisi sul campo costanti e checklist di controllo per ogni nuova procedura stabilita.

In caso di problemi, gli operai dovevano avvisare subito i capi reparto, che a loro volta riferivano ai responsabili e infine quest’ultimi a O’Neill. Il tutto nell’arco di 24 ore.

I capi reparto dovevano tenere a portata di mano un elenco di suggerimenti poiché, in caso di problemi, dovevano disporre già di una serie di possibili soluzioni.

Questo nuovo complesso sistema di routine da applicare rese la Sicurezza un tema centrale di tutta l’azienda.

Ora, realizzare un cambiamento così radicale non è facile come sembra, anzi…

Ma come questa storia insegna, la vera chiave per farlo è instaurando nuove abitudini più funzionali giorno dopo giorno.

Le stesse che hanno permesso ad Alcoa di diventare una delle aziende più sicure, efficienti e produttive d’America.

Bene, anche per oggi siamo giunti alla fine.

Prima di lasciarti però voglio salutarti con una citazione sulla forza della costanza che ho sempre fatto mia negli anni.

“Ci sono cose che vanno fatte ogni giorno. Mangiare sette mele la domenica sera invece che una al giorno semplicemente non produrrà l’effetto desiderato.”
Jim Rohn.

Riflettici su!

Sicurezza e Soft Skills: 13 Libri imperdibili

Questa è una delle domande che ricevo più spesso in privato, o nei nostri Master, da moltissimi responsabili e professionisti della sicurezza.

Chi mi conosce bene sa quanto io amo leggere e dedicare ore di lettura su crescita personale, comunicazione e leadership.

Bene, oggi in questa calda giornata di fine estate, voglio cogliere l’occasione per condividere una serie di letture che devi assolutamente avere nella tua libreria!

Per facilitarti le cose, te lo ho già suddivise in categorie in base alle mie aree di interesse preferite.

Spero che questi libri possano arricchirti. Per me rappresentano alcuni dei pilastri che, in questi oltre 15 anni di studio e lavoro, hanno davvero fatto la differenza.

Vediamole insieme…

Efficacia personale

Detto Fatto – David Allen
Se sei un consulente o un responsabile della sicurezza, immagino che ogni giorno avrai mille cose da fare, tra attività più importanti che richiedono la tua presenza e altre più superficiali.

Il rischio più grande però è quello di perdere dei pezzi per strada e tralasciare le cose più importanti.

Getting Things Done (in italiano Detto Fatto) è il primo libro che ti consiglio di leggere a tema produttività.

David Allen è un mago in questo campo e nel suo libro espone una serie di consigli e strategie pratiche che ti aiuteranno a organizzare al meglio le tue giornate.

Deep Work – Cal Newport
Ci sono attività molto importanti che ogni giorno svolgiamo e che richiedono il massimo impegno.

Spesso però la distrazione è sempre dietro l’angolo limitando fortemente i nostri risultati.

Cal espone in questo libro 4 regole fondamentali che ti aiuteranno a mantenere alta la concentrazione e focalizzarti al massimo sulle attività più importanti.

Motivazione

Come Motivare le Persone – Susan Weinschenk
Una delle sfide più ardue per ogni consulente o responsabile della sicurezza, è quella di riuscire a motivare i lavoratori attuando comportamenti più virtuosi.

Susan Weinschenk in questo libro analizza (con l’ausilio di ricerche scientifiche) le 7 leve che ti permetteranno di motivare le persone e influenzare le loro scelte.

La dittatura delle abitudini – Charles Duhigg
Più volte nel corso delle varie newsletter ho parlato del potere delle abitudini e di come influenzano negativamente i comportamenti dei lavoratori.

Molte delle azioni che compiamo tutti i giorni infatti non sono il frutto di scelte ponderate, bensì di abitudini.

Charles Duhigg va a fondo della questione, mostrando come nascono le e soprattutto come si possono trasformare al fine di migliorare sé stessi e gli altri.

Comportamento e Change Management

Performance Management (Aubrey Daniels)
Se c’è un libro che ogni professionista del Safety deve leggere per capire come creare una solida cultura della sicurezza all’interno delle aziende, è proprio questo.

Performance Management è un must ricco di consigli utili per capire quali sono le azioni che ogni buon leader deve fare per ottenere risultati.

Triggers – Marshall Goldsmith
Una delle frasi che ripeto più spesso quando parlo di leadership è che: “l’azione è ciò che contraddistingue le persone di successo dalle altre.

Puoi passare giorni, settimane, mesi a pianificare gli obiettivi di sicurezza ma se non li porti a compimento, stai solo sprecando tempo e fatica.

Goldsmith in questo libro suggerisce un processo di auto-monitoraggio per misurare costantemente il tuo impegno e portare a termine i tuoi obiettivi.

Coaching

Coaching – John Withmore
John Withmore non ha bisogno di presentazioni, è stato uno dei massimi esponenti del coaching e ha contribuito più di tutti allo sviluppo di questa disciplina.

Perché consiglio questo libro?
Perché all’interno troverai consigli preziosi per aiutarti a relazionarti al meglio con lavoratori, colleghi e dirigenza, trasformando la logica direttiva in una logica collaborativa.

L’evoluzione contagiosa – Giuseppe Meli, Jacopo Rivoltella
L’evoluzione contagiosa racchiude approcci, strategie pratiche e segreti dei più grandi coach che ti aiuteranno ad acquisire il giusto mindset, per ottenere risultati concreti nella vita e nel tuo lavoro.

Comunicazione

PNL al Lavoro – Sue Knight
Sai che ho sempre attaccato lo stile estremo e sopra le righe di certe correnti piennellare. Questo non vuol dire però che alcuni principi e alcune idee della Programmazione Neuro Linguistica siano da buttare via.. anzi!

Ho letto moltissimi libri sulla PNL ma quest’opera di Knight contiene esempi pratici per applicare i concetti essenziali di questa disciplina nel lavoro quotidiano.

Scoprirai molte tecniche utili che ti aiuteranno a migliorarti come professionista, ad esempio come:

  • Migliorare la tua comunicazione e renderla più efficace;
  • Creare un clima di fiducia con i tuoi lavoratori;
  • Stimolare le persone attraverso feedback efficaci;

Volere troppo e ottenerlo – Christopher Voss, Tahl Raz
Un altro tema che ho trattato spesso riguarda l’intelligenza emotiva e come migliorarla per aumentare l’efficacia delle interazioni con gli altri.

In questo libro troverai alcuni spunti direttamente da Chris Voss, negoziatore capo dell’FBI, per migliorare le tue relazioni con gli altri e riuscire a influenzare positivamente le emozioni e le scelte delle persone.

Il codice segreto del linguaggio – Paolo Borzacchiello
Spesso, la sicurezza viene percepita dai lavoratori come una materia noiosa fatta di norme e regolamenti complicati.

Borzacchiello, tra i massimi esponenti della linguistica efficace, spiega come rendere la nostra comunicazione più efficace e comprensibile a tutti.

Business

Million Dollar Consulting – Alan Weiss
Se leggi in inglese questo libro non può assolutamente mancare tra la tua collezione.

Essenziale, diretto, brutale come solo un libro di business sa fare.

Questo best-seller di Alan Weiss è uno dei migliori libri che consiglio a ogni professionista del Safety che aspira a guadagnare di più e a distinguersi nel mercato della sicurezza.

Pitch Anything – Oren Klaff
L’ultimo libro che ti consiglio è in assoluto uno dei miei preferiti.

Qui si rovescia completamente il principio di comunicazione “efficace” vecchio stile.

Se cerchi consigli e spunti utili per capire:

  • Come “venderti di più” come professionista della sicurezza;
  • Migliorare le tue presentazioni in azienda;
  • Catturare l’attenzione di chi ti ascolta;
  • Essere davvero incisivo con i Leader aziendali;

Questo è un libro che devi assolutamente leggere!

Bene, detto questo anche per oggi siamo giunti alla fine.

Spero che queste letture possano darti gli strumenti giusti per crescere professionalmente e aiutarti nel tuo lavoro quotidiano.

I 4 Archetipi del Safety Coaching

“La cosa migliore e più sicura è avere equilibrio nella tua vita, riconoscere i grandi poteri attorno a noi ed in noi. Se riesci a farlo, e a vivere in quel modo, sarai davvero una persona saggia.”

Euripide

Oggi, in gran segreto, voglio condividere con te una storia molto particolare.

Non la troverai in nessun manuale della sicurezza (si dice sia stata censurata molti secoli fa).

Questa leggenda narra pregi e difetti dei 4 grandi archetipi della sicurezza e contiene il vero segreto per diventare un professionista del Safety.

Sei pronto a iniziare questo percorso?

Allora iniziamo subito…

Secoli or sono, nella terra di Rischioland, un giovane addetto alla Sicurezza si avvicinò al suo Maestro e gli chiese:

Maestro come posso diventare un grande professionista della Sicurezza come te? Quali sono le giuste doti e virtù che debbo possedere?

Il Maestro sorrise e, sedendosi sul grande masso della saggezza, rispose: “Conosci i 4 archetipi della Sicurezza?

No Maestro.. Ti prego narrami questa storia!” rispose il giovane incuriosito…

Il Maestro quindi iniziò a disquisire dei 4 archetipi della sicurezza partendo dalla REGINA.

“Questo primo Archetipo è una figura che sa comunicare con autorità i rischi e i pericoli a tutti i livelli aziendali.

La Regina non teme il confronto con la dirigenza anzi, è in grado di coinvolgerla al meglio e attivarne l’attenzione nel dare l’esempio.

È dotata di grandi abilità linguistiche e le sue parole sono come frecce che si scagliano dritte al cuore delle persone, risvegliando sentimenti positivi nei confronti della sicurezza.

Sa infatti esprimere i suoi concetti in modo chiaro e semplice, evitando paroloni o sigle incomprensibili.

Tuttavia, come spesso accade con i sovrani, non è in grado di ascoltare e comprendere a fondo i bisogni dei lavoratori, di rispettare i punti di vista contrastanti e di creare quel senso di appartenenza necessario a fare tutti la propria parte.”

Proseguì allora il Maestro, narrando del secondo archetipo: il GUERRIERO

“Forte e indomabile, il Guerriero è un vero leader della sicurezza che sa anticipare le possibili criticità in azienda e sa pianificare con largo anticipo gli obiettivi di sicurezza.

È una persona combattiva, fiera del suo nobile compito che ha scelto ed è disposto a tutto pur di arrivare all’obiettivo zero infortuni.

Forse anche troppo…

Perché è talmente severo con sé stesso e con chi gli sta attorno, che pur di riuscire nel suo intento, tende a imporre troppe norme e limitazioni per far sì che si rispettino le procedure di sicurezza.

Così facendo però non lascia autonomia ai lavoratori e tende a sopraffare tutti indicando la via e le giuste scelte.

Eppure, caro il mio allievo, sappiamo bene che nessun soldato, in assenza di consapevolezza sui Rischi, potrà vincere la sua guerra contro gli infortuni…”

Rispose allora l’allievo: “Maestro e qual è il terzo archetipo?”

“Il terzo archetipo è la MAGA, colei che ha una conoscenza smisurata da cui attingere.

Conosce a memoria tutte le norme e i regolamenti mai scritti finora.

Ama alla follia questa materia e passa le giornate all’interno del suo oscuro rifugio, tra nozioni tecniche, letture di approfondimento e scartoffie da compilare.

Così facendo però, tende a isolarsi troppo dai lavoratori e dalla realtà organizzativa, senza riuscire a trasmettere il suo enorme bagaglio di conoscenza.

D’altronde sappiamo bene che la Sicurezza è fatta di persone.”

Il Maestro si schiarì un po’ la voce e riprese col quarto e ultimo archetipo: l’AMANTE.

“L’Amante è una figura che ama i piaceri della vita e adora conversare per ore con le persone che gli stanno accanto.

Ha infatti grandi doti comunicative e, a differenza della Regina, sa capire e ascoltare le persone instaurando nel tempo relazioni di fiducia con tutto il team.

Purtroppo però, il suo essere affabile e gioviale mina la sua autorevolezza e fa sì che le persone, spesso, non ne seguano le richieste o le indicazioni di prevenzione.”

Ora, dopo aver concluso il racconto dei 4 archetipi, il Maestro chiese al giovane consulente: “Ora hai capito qual è il segreto per diventare un professionista del Safety?“.

Il giovane allievo, confuso da tante informazioni, rispose scuotendo il capo.

Il Maestro, con saggezza e pazienza, riprese quindi a spiegare:

“Il segreto per diventare un grande professionista della Sicurezza sul Lavoro sta nel raggiungere un perfetto equilibrio tra le qualità positive dei 4 archetipi, evitandone le debolezze.

Devi essere forte nel comunicare il rischio a tutti i livelli aziendali – come la Regina – ma imparando ad ascoltare dubbi, idee e convinzioni dei lavoratori.

Devi essere passionale – come il Guerriero – anticipando le criticità in azienda e pianificando correttamente gli obiettivi di sicurezza.

Ma devi anche lasciare autonomia ai lavoratori in modo che riescano col tempo a riconoscere loro stessi rischi e pericoli in azienda.

È inoltre fondamentale possedere un buon bagaglio tecnico di conoscenze – proprio come la Maga – ma è importante tenere conto dei fattori umani e della motivazione delle persone.

Infine, devi saperti relazionare con gli altri – come l’Amante – instaurando relazioni di fiducia e guidando le persone, mantenendo un saggio distacco che ti aiuti a far rispettare le regole.”

Il Maestro quindi si alzò in piedi e prima di salutare il giovane consulente, gli disse:

Questo equilibrio lo si raggiunge solo con il tempo e l’esperienza…

Ora mio caro, fermati un attimo e rifletti:

A che punto ti trovi ora?
Conosci bene i tuoi punti di forza e le debolezze su cui devi migliorare?

Riflettici un po’ su e ricorda: solo un cuore nobile e una mente attenta potrà creare una straordinaria Cultura della Sicurezza in Azienda.