Fare Sicurezza fa Schifo se non ti Ascoltano
L’Ascolto e l’attenzione delle persone è oggi merce più che rara..
Il nostro cervello sta finendo preda del consumismo sfrenato di intrattenimento friction free, quello tipico dei social network e degli smartphone.
Siamo costantemente bombardati da notifiche push, cuoricini, video di gattini e ricette della carbonara che si insinuano nella nostra vita alterando lo stato di coscienza selettiva e intralciando i nostri piani di focus profondo.
Se è vero che la concentrazione è sempre più risorsa da preservare, è altrettanto vero che la natura intrinseca della Sicurezza sul Lavoro richiede, per i non addetti ai lavori, un piccolo sforzo extra di attenzione e curiosità.
Ma quante volte ti sei trovato davanti facce disinteressate e svogliate? Qual è stata l’ultima occasione in cui, parlando di Sicurezza, hai avuto davvero le persone coinvolte e attente?
Una delle richieste che ricevo più spesso dai nostri studenti è proprio questa:
“Matteo come faccio ad attrarre l’interesse delle persone a cui devo trasferire concetti fondamentali di Sicurezza sul Lavoro?”
Questa domanda è davvero il centro del nostro ragionamento.
Nota questo particolare: la domanda inizia con il Come. Tutte le volte che usiamo questo modello linguistico (come faccio per..) attiviamo la ricerca di un qualche tipo di tecnica, di strategia, di modello..
Quelle Regole Comportamentali che ci permetteranno di arrivare ai risultati che desideriamo.
Stiamo cercando, in fin dei conti, delle nuove Cause che producano Effetti positivi nell’attenzione delle persone.
Ecco perché affermo ironicamente “Fare Sicurezza fa Schifo“. Come si può essere soddisfatti del proprio lavoro se le persone non mi stanno manco a sentire?
Non esistono regole rigide assolute e valide in ogni contesto. Lungi da me prometterti la bacchetta magica.
Voglio però farti focalizzare su 3 aspetti che ritengo davvero imprescindibili per aumentare il tasso di coinvolgimento e avvicinarti al nostro scopo.
Troppo spesso siamo così presi da ciò che vogliamo comunicare e dal senso di urgenza del nostro messaggio che ci perdiamo completamente di vista il nostro interlocutore.
Siamo così profondamente dentro ciò che dobbiamo dire che ci dimentichiamo che dall’altra parte ci sono esseri umani con le loro esigenze e necessità.
Abbiamo tanto bisogno di arrivare a meta che ci scordiamo dell’attenzione selettiva dell’altro e dei suoi tempi di digestione.
Il mio invito è sempre quello di fermarsi, fare un bel respiro e prepararsi con qualche domanda:
– Chi ho di fronte?
– Che aspettativa ha il mio interlocutore?
– Che interesse ha verso ciò che voglio condividere?
– Come posso rendere interessante ciò che voglio comunicare?
– Qual è il canale giusto per comunicare questo messaggio?
– Come posso rendere stimolante e divertente la mia comunicazione?
– Se fossi al suo posto cosa davvero mi trascinerebbe?
Non dobbiamo solo farci domande di questo tipo prima di ogni incontro/riunione sulla Sicurezza. Dovremmo tenerle costantemente in background nel nostro atteggiamento comunicativo.
Ricorda: il modo migliore per coinvolgere l’altro è dedicarsi all’altro.
Se ti ritrovi in frasi come questa sopra voglio tranquillizzarti: certe conclusioni nascono spontanee in chi si fa in quattro per diffondere la Cultura della Prevenzione in azienda.
Eppure dobbiamo fare un piccolo sforzo e renderci conto che non tutti hanno lo stesso background e le stesse esperienze.
Di solito i lavoratori più attenti sono quelli che hanno vissuto esperienze rilevanti in materia di Sicurezza, magari con un infortunio sfiorato o peggio ancora con incidenti veri e propri.
Il menefreghismo non è sempre sinonimo di svogliatezza o prese di posizione. Talvolta diamo per scontato che le persone abbiano i nostri stessi valori, la nostra visione, il nostro bagaglio di esperienze e di conoscenze.
E invece ognuno di noi ha un suo vissuto e un suo punto di vista sviluppato negli anni. Il compito di ogni professionista della Sicurezza dovrebbe essere quello di accogliere e ri-orientare.
Ripeto.. Accogliere e Ri-Orientare. Questo vuol dire che non possiamo sempre fare le battaglie contro i mulini a vento, dovremmo davvero sforzarci di capire che il cambiamento richiede piccoli passi nella giusta direzione, abbracciando anche visioni diametralmente opposte alle nostre.
Ricorda: senza accoglienza non può esserci cambio di direzione.
No tranquillo, non voglio fare l’Enzo miccio de noantri..
Infatti quando parlo del giusto vestito mi riferisco a quello comunicativo.
Troppo spesso sentiamo ripetere l’abito non fa il monaco, ma alla fine le persone (e soprattutto il loro cervello pensante) finiscono per lasciarsi coinvolgere con molta più facilità da contenuti facilmente fruibili e ben organizzati.
Quando parlo di vestito comunicativo faccio riferimento al Come dici quello che dici.
Slide accattivanti, parole semplici, esperienze divertenti, giochi d’aula, role-playing, tono di voce brillante, volume sostenuto, sguardo appassionato, punti elenco riassuntivi, pause e ritmo, sono tutti elementi da considerare a prescindere dal contenuto di ciò che vogliamo trasmettere.
Tutti i professionisti della Sicurezza sono ossessionati dal “Cosa devo dire”: Normative, obblighi, prescrizioni, comportamenti sicuri, checklist, POS, DVR, aggiornamenti e così via.
Eppure dovrebbero concentrarsi ben di più sul Come portano quei concetti in azienda, dalle riunioni di coordinamento alle giornate in aula.
La stessa pietanza, presentata in maniera appagante per gli occhi, diventa subito più attraente e gustosa.
Prova a domandarti:
– Le cose che dico sono esposte in maniera chiara?
– Sto sfruttando il mio potenziale comunicativo al 100%?
– Cosa potrei fare per sintetizzare i concetti in maniera efficace?
– Come posso rendere visivamente più accattivante questo concetto?
– Quali esperienze posso far vivere per trasmettere lo stesso contenuto?
Ricorda: la forma e il contenuto hanno lo stesso peso comunicativo.
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