Strategie di Motivazione alla Sicurezza: lezioni dal Karate

Quella che ti propongo oggi è una riflessione sulla Motivazione umana che nasce in estremo oriente (e da esperienze di vita personali).

Il Karate, letteralmente “via della mano vuota”, è un’arte marziale originaria nella piccola isola di Okinawa, nel Regno delle Ryūkyū, le cui isole nel 1879 vennero annesse al Giappone.

Si diffuse in tutto il mondo, attraverso varie declinazioni sportive e filosofiche, intorno al 1922. 

Fu però il Maestro Gichin Funakoshi a introdurre una piccola ma determinante novità nel mondo del Karate, in particolare nello stile chiamato Shotokan. Sto parlando del famoso sistema dei Dan e dei ben più noti passaggi di Cintura.

Fermo Mattè, che c’azzecca il Karate con la Sicurezza sul Lavoro? Io voglio evitare infortuni mica fare a cazzotti!!!

Ebbene il Karate, oltre a diffondere moltissimi principi filosofici davvero interessanti per lo sviluppo personale (quali il rispetto, la disciplina, l’autocontrollo e la determinazione), è anche piuttosto interessante proprio per questa evoluzione storica legata alla presenza di Cinture Colorate.

Un po’ tutti conoscono il concetto di cintura nera quale simbolo di eccellenza e competenza. In un certo senso essere cintura nera indica la piena padronanza della disciplina del Karate e, dunque, la capacità di sconfiggere i nemici e affrontarli con grande prontezza.

Ma come si diventa Cintura Nera?

Qualunque percorso di apprendimento, sia esso personale o professionale, passa attraverso ore di studio e di allenamento di qualità, quella che Anders Ericsson chiamerebbe “Pratica Intenzionale”.

Non importa che tu voglia diventare uno sviluppatore software, un avvocato di livello o un atleta vincente…

La via dell’eccellenza passa per ore e ore di pratica e di duro lavoro.

Ora, anche nella Sicurezza sul Lavoro si può ambire alla stessa eccellenza.

Lavorare in maniera efficace, produttiva e allo stesso tempo con la piena padronanza delle giuste prassi di prevenzione degli infortuni è senza dubbio un obiettivo auspicabile per tutti i lavoratori.

C’è un problema però..

Come sempre quando puntiamo all’eccellenza, in tutte le discipline, anche un sogno piacevole e molto desiderabile passa attraverso gli stimoli motivazionali che ci aiutano a mantenerci focalizzati durante il percorso.

Non si diventa Cintura Nera di Karate in un giorno, così come non si diventa abili e attenti alle Norme di Sicurezza in una settimana.

Ecco allora che la capacità di mantenere alta la Motivazione, nel lunghissimo percorso di apprendimento e di lavoro, gioca un ruolo determinante nel successo finale.

Cosa si sono inventati allora nel mondo del Karate per aggiungere una spintarella in più alla Motivazione personale dei giovani atleti?

Semplice: le cinture colorate!

Il passaggio da Cintura Bianca (Novellino) a Cintura Nera (Esperto) sarebbe troppo lungo temporalmente per mantenere alti livelli dopaminici e i conseguenti stimoli motivazionali.

Ecco allora che dalla Cintura Bianca, sostenendo un esame, si passa a quella Gialla. 

Dalla Gialla si passa poi all’Arancione. Dall’Arancione alla Verde e così via attraverso Blu, Marrone e infine Nera.

Il Karate è una disciplina che ha avuto l’intelligenza di spezzettare il percorso verso l’eccellenza in piccoli step intermedi. 

Questi step presentano caratteristiche ben precise:

  • Raggiungibili > Senti che il livello di difficoltà e la crescita necessaria è alla tua portata con un giusto livello di allenamento e intensità;
  • Desiderabili > Il passaggio di cintura nel Karate è un momento che si celebra internamente (desiderio in automotivazione) ed esternamente (tutti possono celebrare il tuo successo);
  • Riconoscibili > Il codice universale a colori, presente nel Karate, permette a tutti di comprendere le gerarchie e il livello di esperienza, allineando tutti e responsabilizzando i più “anziani” a dare l’esempio ai giovani;

Non sarebbe fantastico poter replicare questo schema anche nel mondo della Sicurezza?

Fermo mattè e che adesso mando in giro i lavoratori con cinture colorate?!!?!?!?

Ovviamente quello che va preso a modello è il sistema incentivante generato dai passaggi di Cintura.

Molte organizzazioni di grandi dimensioni, per esempio, hanno costruito dei sistemi di graduatoria legati all’esperienza o alla formazione.

Tali differenze nel percorso di crescita spesso assumono dei nomi specifici con addirittura delle divise differenti o dei sistemi identificativi (targhe, badge colorati etc.). A volte si potrebbe trovare un sistema di crescita con ruoli quali:

  • Safety Junior
  • Safety Advanced
  • Safety Trainer
  • Safety Master Trainer

Si possono costruire dei momenti di celebrazione per ogni “passaggio di livello” che un lavoratore compie, rendendo tale scatto di livello desiderabile e riconoscibile.

Insomma il Karate ci insegna che, per mantenere alta la motivazione, è senza dubbio importante stabilire degli step intermedi tra l’inizio di un percorso e il raggiungimento dell’eccellenza.

Questa settimana prova a chiederti:

  • Il percorso di apprendimento che propongo ai lavoratori è davvero significativo per loro?
  • C’è qualche iniziativa che posso introdurre per generare step intermedi di motivazione nel processo di trasformazione Culturale?
  • I passaggi che voglio introdurre sono Raggiungibili, Desiderabili e Riconoscibili?
  • Sto creando un ambiente di lavoro che premia l’evoluzione e il miglioramento rispetto alla sola eccellenza?

Ricorda: riconoscere i progressi, ai giusti livelli di apprendimento evolutivo, è il miglior modo per mantenere alta la motivazione.

Fare Sicurezza: Motivare o Ispirare?

Settembre è uno dei mesi più intensi di attività per molte aziende e professionisti.

L’abitudine, quasi tutta italica, di staccare la spina ad Agosto è ancora molto radicata nella cultura lavorativa. Ecco dunque che Settembre diventa un po’ un capodanno di mezzo, dove si riparte con nuove energie, nuovi progetti e nuove ambizioni.

Oggi torniamo a parlare di Sicurezza sul Lavoro nello stile della Safety Coach Federation.

Tutto il nostro operato gira intorno alla domanda:

Come facciamo ad essere dei Professionisti della Sicurezza sul Lavoro sempre più efficaci e capaci di coinvolgere tutti i livelli aziendali attorno a questo Tema?

Ebbene negli ultimi giorni, complici anche un paio di letture intriganti, sto particolarmente riflettendo su un cambio di prospettiva che vorrei proporti.

Mi hai sentito spesso parlare di Coinvolgimento Proattivo, di Ingaggio dei piani alti, di creazione di Consapevolezza e così via.. Insomma anche l’omonimo libro “Motivare alla Sicurezza” suona un po’ come un imperativo del fare: dobbiamo rimboccarci le maniche per vincere la battaglia del menefreghismo e aiutare le persone a cambiare mentalità.

Eppure mi sto sempre più spesso domandando: si può cambiare prospettiva e passare da una logica Push a una logica Pull? 

Fermo mattè, io sono appena tornato dalle ferie, piano con tutti sti inglesismi auanasghesc..

Mi spiego meglio.. Ti sembra a volte di dover sempre spingere gli altri a rispettare le regole che imponi? Ti sembra di dover sempre combattere, faticare, sudare le sette camicie per coinvolgere e motivare tutti a fare la cosa giusta? 

Hai la sensazione di essere costantemente sotto pressione affinché anche gli altri non mollino neanche mezzo centimetro?

Se anche tu ti ritrovi in una di queste emozioni che ti ho appena descritto beh forse anche per te può essere utile ragionare su questo cambio di prospettiva..

Credo che in una certa misura la nostra grandezza come agenti del cambiamento, non sia tanto correlata alla capacità di spingere gli altri verso i comportamenti corretti o alla costante vigilanza stile accademia militare.

In realtà il vero salto evolutivo che tanto desideriamo è ben più collegato alla capacità individuale di Ispirare il cambiamento grazie al proprio status.

Per esempio: quante volte hai visto i bambini al parco imitare i loro beniamini calcistici copiandone le esultanze? Quanti gesti iconici dei grandi campioni vengono replicati per desiderio di appartenenza e ammirazione?

Ora mi rendo conto che sia molto difficile influenzare le organizzazioni con lo stesso livello con cui una star internazionale influenza le masse.

Eppure il processo Push/Pull si gioca tutto nel nostro atteggiamento e nel nostro stile comunicativo.

Piuttosto che spingere gli altri con forza e vigore a rispettare le regole o a prestare attenzione a quanto vogliamo condividere, dovremmo lavorare sulla nostra “bravura” e sulla straordinarietà dei nostri contenuti affinché nessuno possa fare a meno di esserne interessato.

Non sto parlando di scemate egoiche quali speech motivazionali alla credici forte forte forte o altre iniziative utili solo a sentirsi fighi..

Sto parlando di essere professionisti così in gamba, così attenti agli altri, così indispensabili e presi a punto di riferimento che tutti siano ispirati dalle vostre parole e dalle vostre azioni.

Ambire a diventare così bravi nel diffondere idee, contenuti, regolamenti, processi o best practice che tutti ne siano completamente affascinati e abbiano voglia di starvi a sentire.

Questo approccio in logica Pull sembra apparentemente in contrasto con le regole Comportamentali e/o Maieutiche tipiche della creazione di Cultura della Sicurezza.

Eppure le due filosofie vanno di pari passo..

Da un lato vigilare con attenzione e creare ambienti Sicuri che sorvegliano su se stessi generando consapevolezza..

Dall’altro ambire a creare una Visione della Sicurezza, del suo messaggio e di noi stessi così straordinariamente brillante che tutti ne abbiano curiosità e attrazione.

Questa settimana prova a domandarti:

  • Sto facendo del mio meglio per diventare eccellente nel mio modo di comunicare la Sicurezza?
  • C’è qualche punto di debolezza su cui dovrei allenarmi o su cui dovrei dedicare attenzione?
  • Come posso rendere i miei messaggi e le mie condivisioni sul tema straordinariamente attrattive?
  • Cosa posso fare per ispirare davvero le persone a seguire l’ideale di Sicurezza nei Luoghi di Lavoro?

Ricorda: non può esserci Motivazione senza un passaggio attraverso l’ispirazione. Come direbbe Cal Newport dovresti diventare “così bravo che non potranno ignorarti”.

Motivare alla Sicurezza? Impariamo dalle Religioni

No, il primo caldo non mi ha dato alla testa.. Oggi torniamo a parlare di Safety Coaching e lo facciamo con una riflessione fresca fresca di settimana.

L’altro giorno, infatti, mentre leggevo il giornale, mi è capitato un articolo sulla salute del Papa e sulle sue rassicurazioni ai fedeli.

Il mio cervello, ormai l’avrai capito, non sta mai fermo e si è subito attivato in una lunga connessione di sinapsi per arrivare a questa riflessione:

Possiamo Motivare alla Sicurezza replicando ciò che fanno le Religioni?

DISCLAIMER: Ti prego come sempre di voler utilizzare le mie domande come strumenti di riflessione, senza scadere in banali polemiche su ciò che si può dire o meno (anche perchè ormai non si può più dire nulla 😁)

Coesistono a mio avviso alcuni elementi davvero interessanti che possiamo utilizzare come linee guida per coinvolgere tutti i livelli aziendali al rispetto delle norme di Sicurezza.

Vorrei presentarti questi elementi e mostrarti come anche tu, nel nostro contesto, potresti sfruttarli a pieno nel tuo difficile compito di trasformare positivamente i comportamenti che osservi.

1) Basati sempre sui Dogmi
Il primo elemento è il concetto di Dogma: Un principio che si accoglie per vero o per giusto, senza esame critico o discussione.

Basarsi sui Dogmi vuol dire che, in una certa misura, nessuno può mettere in discussione l’importanza di Lavorare in Sicurezza.
Devi riuscire a calare il principio universale ed evitare ogni possibile controversia alzando il livello della discussione di qualche gradino.

Invece di dire “È di vitale importanza indossare i DPI” frase che finirà filtrata con i vari Bias Mentali e con tutta una serie di percezioni individuali, prova semplicemente a proclamare “La vita di chi lavora è sacra!” oppure “Dobbiamo tutelare con ogni mezzo la Salute e la Sicurezza di tutti noi”.

Nessuno si sognerebbe mai di mettere in dubbio certi concetti universali. Devi riuscire a calare dei Dogmi imprescindibili per dare valore al tuo operato come Responsabile del Safety.

2) Le prediche non piacciono a nessuno
Ricordo ancora con un pizzico di noia e qualche sbadiglio i sermoni della Domenica e il predicozzo di Don Lucio nel mio paese.

Diciamocelo chiaramente: le prediche non piacciono a nessuno.

Tutti sanno (più o meno) i comportamenti corretti da adottare in un determinato ambiente, soprattutto se hanno ricevuto una sostanziosa formazione alla Sicurezza.
Ecco allora che, quando qualcuno sbaglia, dovresti evitare i predicozzi o i pippozzi infiniti.

Lo stesso vale durante le ore d’aula.. Invece di fare prediche su prediche nel promuovere i comportamenti virtuosi, definisci concetti semplici, diretti ed efficaci.

Elenca il cuore degli aspetti davvero importanti e aiuta gli altri a comprendere eventuali errori con Feedback asciutti e costruttivi.

3) I riti sono fondamentali
Tutte, ma proprio tutte le Religioni, sono costruite su rituali rigidi e maniacali.
Ogni religione ha un protocollo di celebrazione immutabile e sequenziale.
Solo con questa ritualità disciplinata si può davvero creare consenso.

Lo stesso dicasi per la Sicurezza sul Lavoro. Ogni operatore dovrebbe poter operare con abitudini ferree e ripetitive.
Non è possibile costruire una solida Cultura del Safety se non si applicano protocolli operativi a regola d’arte.

I DPI vanno sempre nello stesso posto, le riunioni vanno fatte con ricorrenze stabilite, la registrazione e il tracciamento dei Near Miss deve seguire un preciso rituale e così via..

Tutto ciò che ha davvero rilevanza deve essere impacchettata in una Routine solida e vigorosa, rinforzata di giorno in giorno fino allo sfinimento.

I rituali sono la forza vigorosa di una disciplina vincente.

4) Devi rinnovarti o perderai seguaci
Nella storia delle Religioni molte scissioni e cambiamenti possono insegnarci tanto.
In particolare dobbiamo ricordarci che, se da un lato il cambiamento spaventa e allontana la solidità di un credo, dall’altro il rinnovamento alimenta nuova linfa ed energia.

Non puoi portare sempre i soliti concetti e ripeterli a pappagallo per anni.
Non puoi limitarti a dire le stesse cose come un vecchio disco rotto.

La Sicurezza richiede coraggio, innovazione, dialogo, esperienze coinvolgenti e un pizzico di creatività.

Oltre a rinnovare te stesso, la tua professionalità e il tuo modo di Comunicare il Rischio, dovrai essere bravo a rinnovare l’esperienza stessa di Sicurezza all’interno dell’organizzazione.

Il Rischio di far calare l’attenzione per effetto dell’assuefazione è sempre in agguato..

5) Tutto si basa sulle Convinzioni personali
Last but not least un piccolo focus, ancora una volta, sull’importanza delle Convinzioni.
Nessuna religione starebbe in piedi senza una solida Convinzione di base.

Le convinzioni sono ciò che riteniamo essere vero.

Proprio come il costrutto religioso si basa su fortissime Convinzioni radicate, allo stesso modo una solida Cultura della Sicurezza deve reggersi su Convinzioni profonde di tutti gli attori coinvolti.

Ogni sforzo profuso da te o dal tuo Team per creare Sicurezza dovrebbe agire in due direzioni:
> Da un lato incrementare comportamenti virtuosi e rispetto delle regole;
> Dall’altro agire a livello più intimo per costruire Convinzioni potenzianti sull’importanza di lavorare in Sicurezza;

Senza le Convinzioni scordiamoci il cambio culturale.

Bene, spero che questi 5 elementi ti aiutino a riflettere sul tuo modo di lavorare e ti ispirino ad aggiungere nuove strategie per fare la differenza.

Ricorda: tu sei il profeta di una Religione che tutti dovrebbero abbracciare, quella del Lavoro Sicuro.

Ci rileggiamo nelle prossime settimane!

Motivare alla Sicurezza: Viaggio nelle Competenze 3 di 3

Eccoci arrivati all’ultima tappa del nostro viaggio nelle competenze del Safety Coaching per motivare alla sicurezza.

Ti sei perso le precedenti puntate? Nessun problema, ecco i due articoli precedenti:
Viaggio nelle Competenze 1 di 3
Viaggio nelle Competenze 2 di 3

Dopo aver ribadito il principio immutabile “le persone fanno le cose per i loro motivi e non per i nostri” ci siamo soffermati sul legame a doppio filo tra Relazione e Motivazione.

Abbiamo poi passato in rassegna una delle competenze determinanti del nostro Framework, Creare Consapevolezza.

Questa competenza ci guida come una bussola sulla direzione da dare alla nostra comunicazione: focalizzarsi sulla partecipazione rispetto al dire agli altri cosa fare.

Oggi andiamo avanti prendendoci un pezzettino essenziale nella trasformazione Culturale che desideriamo in ogni organizzazione. Sto parlando della capacità di generare..

Domande Potenti

Non mi ha mai troppo convinto il nome di questa competenza, vuoi perché spesso si associa il Coaching a sedute motivazionali psichedeliche che portano più danni che risultati o vuoi perché il concetto di Potenza viene frainteso in maniera impropria.

In ogni caso il nome ci interessa fino a un certo punto, quello che conta è il valore incredibile che si nasconde dietro le Domande Potenti.

Fermo mattè, che vuol dire mo’ domande potenti? Io già c’ho tanti problemi nel mondo della Sicurezza…

C’è una frase attribuita ad Albert Einstein che spiega in maniera impeccabile il valore delle domande per un professionista di ogni settore.

«Se avessi un’ora per risolvere un problema, utilizzerei 55 minuti per pensare al problema e cinque minuti per le soluzioni»

Ora in quel “pensare” al problema c’è la chiave di svolta. Prenditi un attimo: cosa vuol dire esattamente pensare?

Non è certo farsi un film mentale trito e ritrito a portarti nuove soluzioni.

Il vero scopo del pensiero è, in definitiva, la capacità di generare idee e orientarsi verso scenari alternativi più efficaci e brillanti.

In questo meccanismo le Domande giocano un ruolo determinante.

Potremmo riformulare la frase sopra con “utilizzerei 55 minuti per generare domande di qualità così da analizzare il problema sotto nuovi punti di vista“.

Ti prego ascoltami: non esiste nulla di più prezioso per la tua professione che la capacità di generare domande eccellenti.

Le domande ti permettono di scovare punti deboli, di immaginare nuove prospettive, di definire obiettivi, di comprendere il punto di vista dell’altro, di indagare le cause e le soluzioni di un problema e molto molto altro..

Le domande sono una Bomba-Termo-Nucleare da utilizzare per radere al suolo indolenza e menefreghismo.

Come si possono allenare le Domande Potenti

Nel nostro Master in Safety Coaching un grandissimo spazio viene dato a questa competenza e alle regole che sostengono la struttura di domande potenti.

Oggi voglio farti riflettere in “negativo” su 3 errori che rendono le tue domande inefficaci, così da fare attenzione ad alcune trappole da evitare.

1° Errore nel generare domande: Chiedere ciò che già si sa.
So che sembra paradossale, ma un buon 30% delle domande che facciamo a noi stessi sono domande di cui abbiamo già la risposta.

In un modo o nell’altro tendiamo a porci dei quesiti banali, retorici o che vanno in direzioni già percorse. Qualche esempio:
“Chi doveva fare questa cosa?” e tutti sanno già che toccava a Mario..
“Perché ci inceppiamo sempre su questa procedura?” e tutti sanno che è troppo complessa..
“Perché non abbiamo comprato quello strumento?” e tutti sanno che non c’è budget..

Insomma le domande la cui risposta è ovvia sono estremamente frequenti in ogni organizzazione.

2° Errore nel generare domande: Focalizzarsi sulla ricerca di un colpevole.
Anche questo errore è davvero tipico in tante conversazioni che incontriamo in tutti gli ambienti di lavoro.

Domande come “Chi ha sbagliato?” oppure “A chi compete questo compito?” fatte con il solo scopo di scaricare il barile non portano da nessuna parte.

Ogni domanda che parte da questo approccio rischia di chiudere la conversazione e inquinare la relazione, che come abbiamo evidenziato è alla base di un processo di motivazione sostenibile e duraturo.

3° Errore nel generare domande: Focalizzarsi SOLO sulle cause.
Come professionisti della Sicurezza è normale indagare le cause di un infortunio o di un near-miss, così da apprendere informazioni importanti da mettere al servizio dell’obiettivo di miglioramento continuo.

Il problema è che spesso ci limitiamo a indagare le Cause senza esplorare le possibili soluzioni (anche in scenari mai percorsi).

“Perché è accaduto?” “Cosa ha generato questo blocco?” “Qual è stato il motivo scatenante?” etc. etc. sono tutte domande che vanno nella direzione del passato.

Per carità, qualche informazione la portiamo a casa, ma è bene bilanciare con un giusto mix di orientamento al futuro e alla ricerca di soluzioni.

Questi e molti altri errori sono spesso presenti nelle conversazioni di tutti i giorni a tutti i livelli aziendali. Compito di un professionista è anzitutto prendere piena coscienza della qualità e dell’efficacia delle sue domande nel muoversi verso gli obiettivi desiderati.

Questa settimana prova un piccolo esercizio:
– Ascolta con attenzione le Domande che poni alle persone con cui lavori
– Ascolta con attenzione le Domande che fai a te stesso quando “pensi” a qualcosa che è davvero importante per te

Ricorda: la differenza tra pensare attivamente e ricordare passa dalla nostra maestria nel generare domande di qualità.

Motivare alla Sicurezza: Viaggio nelle Competenze 2 di 3

Proseguiamo il nostro percorso attraverso le competenze del Safety Coaching. Abbiamo iniziato la settimana scorsa parlando di Creare Fiducia e Vicinanza.

A proposito.. Ti sei perso l’articolo precedente? Nessun problema, eccolo: Viaggio nelle Competenze 1 di 3

Come ti raccontavo il nostro Safety Coaching Framework è una “cornice” di competenze che, come fosse un mantello coi super-poteri, andrebbe indossato nel lavoro quotidiano per accelerare il cambiamento.

Il Framework si riferisce a un’attitudine professionale basata su 8 specifiche competenze e, per ognuna di esse, sono individuati precisi markers comportamentali che ne manifestano la presenza.

Nella scorsa puntata abbiamo parlato di quanto la relazione sia essenziale per stabilire un prima passo verso la motivazione.

Oggi vorrei trattare invece un argomento affascinante e davvero prezioso per fare la differenza. Sto parlando della competenza..

Creare Consapevolezza

Anche nel mondo della Sicurezza si sente spesso dire “manca consapevolezza sui Rischi” ma attenzione: non è proprio alla percezione del rischio che sto facendo riferimento.

Nel mondo del Coaching il termine Consapevolezza (awareness) viene utilizzato soprattutto per indicare la piena coscienza di un individuo rispetto al tema rilevante oggetto della conversazione.

Tale coscienza può essere sviluppata attraverso l’aumento, stimolato o auto-generato, delle informazioni a disposizione.

A me piace parlare di qualità e quantità di INPUT a disposizione.

Da un certo punto di vista Motivare alla Sicurezza vuol dire permettere all’altro di compiere scelte corrette. Ora però c’è da fare una precisazione:

Tu non vuoi solamente che gli altri mettano in atto Comportamenti Sicuri. Tu vuoi che lo facciano a prescindere dalla vigilanza esercitata!

(rileggi la frase sopra…)

Che senso avrebbe ottenere un comportamento virtuoso solo col fucile puntato o per brevissimi periodi successivi al “ripasso delle regole”?

Eh bella storia Mattè, quanto sarebbe figo se la Motivazione durasse…

Uno degli ostacoli più grandi alla trasformazione culturale gira attorno al modello comunicativo che adottiamo nel diffondere la Sicurezza.. Lasciami approfondire questo passaggio e vedrai che ti sarà tutto più chiaro.

Esperto VS Esperto

Esistono due tipi di Esperti di Sicurezza sul Lavoro. Potremmo sintetizzarli con:

  • L’Esperto che ha le informazioni rilevanti e le trasmette agli altri
  • L’Esperto che ha le informazioni rilevanti e allena gli altri a prendere consapevolezza sulle stesse

Un conto è inzeppare di nozioni i lavoratori sull’importanza dei DPI, su quali procedure rispettare, su come sollevare i carichi, su come gestire i macchinari, su come indossare le imbragature e così via..

Ben altra storia è stimolare la ricerca delle stesse nozioni attivando il cervello di chi ho di fronte.

La via più veloce per far funzionare il cervello delle persone e allenarle alla Consapevolezza è fare domande.

Cosa osservi in questo reparto che potrebbe rappresentare un pericolo?
Quali DPI dovresti indossare in questa lavorazione?
Cos’è davvero importante tenere a mente in questa attività dal punto di vista della prevenzione?

Domande di questo tipo (in stile maieutico) attivano inevitabilmente la ricerca di informazioni da parte del nostro interlocutore.
Possiamo utilizzarle in tutti i contesti: riunioni di coordinamento, formazione, audit, ispezioni sul campo, chiacchierate nei corridoi e così via.

L’Esperto che spiega “dice” cosa fare..
L’Esperto che allena, al contrario, genera ricerca attiva e crea altri esperti.

Solo chi è allenato e consapevole potrà prendere decisioni di qualità nel proprio ambiente di lavoro.

A migliore INPUT corrisponde un migliore OUTPUT.

Solo generando consapevolezza nei lavoratori potrai dar vita a una motivazione duratura e permanente, svincolata dalla necessità di vigilare come ossessi e imporre obblighi a tutto spiano.

Il grande ostacolo al cambio di approccio

Il modello che ti ho descritto è tipico dell’approccio manageriale Coaching-based. Un approccio dove l’altro è stimolato a prendere decisioni di qualità sulla base della sua capacità di analisi e riflessione autonoma.

Un Safety Specialist che usa questo approccio piuttosto che fare l’elenco della spesa delle informazioni importanti, accompagna i propri interlocutori a riflettere attivamente e a prendere coscienza.

Cosa ci impedisce allora di lasciare spazi di autonomia alle altre persone?

Possono coesistere diversi fattori: abitudini consolidate, pressione del tempo, resistenza al cambiamento etc.

C’è tuttavia un elemento che molto spesso è la chiave per passare da un approccio direttivo (ti spiego la sicurezza) a un approccio maieutico (ti alleno a prendere consapevolezza).

Si tratta della fiducia nel potenziale dell’altro.

Quando usiamo un approccio direttivo è perché, in fondo in fondo, abbiamo poca fiducia sul fatto che l’altro possa riconoscere in autonomia i rischi e operare scelte di qualità.

Non crediamo davvero nella possibilità che una persona arrivi alle giuste conclusioni o possa generare le informazioni rilevanti attraverso una nostra riflessione guidata.

Così ci capita di prendere la strada apparentemente più veloce, quella del “sono io l’esperto e ti dico cosa fare”. Questa abitudine limita terribilmente la crescita e lo sviluppo delle organizzazioni.

La fiducia è il pilastro necessario a creare consapevolezza.

Ricorda: la qualità dei comportamenti messi in atto, in ambito safety, è direttamente proporzionale alla qualità delle informazioni in possesso di chi agisce.

Motivare alla Sicurezza: Viaggio nelle Competenze 1 di 3

Questa settimana iniziamo un piccolo ma intenso “viaggio” che ho scelto di percorrere nei nostri appuntamenti settimanali di Safety Coaching.

Se mi segui da tempo saprai che lavoro come un matto per offrire contenuti di valore, linee guida e best practice atte a Creare Cultura della Sicurezza sul Lavoro.[…]

Coinvolgere alla Sicurezza: Monogamia VS Poliamore

Oggi ti guiderò in una riflessione tra lo scherzoso e il serio, con lo scopo di offrirti nuovi punti di vista per il ben saldo obiettivo di creare una solida Cultura della Sicurezza in azienda.

Parto con una domanda a bruciapelo: accetteresti di essere tradito/a dal tuo partner?[…]

Motivare alla Sicurezza? Anche i Ladri insegnano qualcosa..

Oggi voglio raccontarti un aneddoto personale che, come spesso accade nella vita, mi ha insegnato tanto e mi ha ricordato alcuni principi fondamentali sul funzionamento del nostro cervello..

La settimana scorsa infatti, ho avuto uno spiacevole episodio.. Rientro a casa verso le 19:30, con tanto di buste della spesa al seguito,[…]