Motivare alla Sicurezza: Viaggio nelle Competenze 2 di 3

Proseguiamo il nostro percorso attraverso le competenze del Safety Coaching. Abbiamo iniziato la settimana scorsa parlando di Creare Fiducia e Vicinanza.

A proposito.. Ti sei perso l’articolo precedente? Nessun problema, eccolo: Viaggio nelle Competenze 1 di 3

Come ti raccontavo il nostro Safety Coaching Framework è una “cornice” di competenze che, come fosse un mantello coi super-poteri, andrebbe indossato nel lavoro quotidiano per accelerare il cambiamento.

Il Framework si riferisce a un’attitudine professionale basata su 8 specifiche competenze e, per ognuna di esse, sono individuati precisi markers comportamentali che ne manifestano la presenza.

Nella scorsa puntata abbiamo parlato di quanto la relazione sia essenziale per stabilire un prima passo verso la motivazione.

Oggi vorrei trattare invece un argomento affascinante e davvero prezioso per fare la differenza. Sto parlando della competenza..

Creare Consapevolezza

Anche nel mondo della Sicurezza si sente spesso dire “manca consapevolezza sui Rischi” ma attenzione: non è proprio alla percezione del rischio che sto facendo riferimento.

Nel mondo del Coaching il termine Consapevolezza (awareness) viene utilizzato soprattutto per indicare la piena coscienza di un individuo rispetto al tema rilevante oggetto della conversazione.

Tale coscienza può essere sviluppata attraverso l’aumento, stimolato o auto-generato, delle informazioni a disposizione.

A me piace parlare di qualità e quantità di INPUT a disposizione.

Da un certo punto di vista Motivare alla Sicurezza vuol dire permettere all’altro di compiere scelte corrette. Ora però c’è da fare una precisazione:

Tu non vuoi solamente che gli altri mettano in atto Comportamenti Sicuri. Tu vuoi che lo facciano a prescindere dalla vigilanza esercitata!

(rileggi la frase sopra…)

Che senso avrebbe ottenere un comportamento virtuoso solo col fucile puntato o per brevissimi periodi successivi al “ripasso delle regole”?

Eh bella storia Mattè, quanto sarebbe figo se la Motivazione durasse…

Uno degli ostacoli più grandi alla trasformazione culturale gira attorno al modello comunicativo che adottiamo nel diffondere la Sicurezza.. Lasciami approfondire questo passaggio e vedrai che ti sarà tutto più chiaro.

Esperto VS Esperto

Esistono due tipi di Esperti di Sicurezza sul Lavoro. Potremmo sintetizzarli con:

  • L’Esperto che ha le informazioni rilevanti e le trasmette agli altri
  • L’Esperto che ha le informazioni rilevanti e allena gli altri a prendere consapevolezza sulle stesse

Un conto è inzeppare di nozioni i lavoratori sull’importanza dei DPI, su quali procedure rispettare, su come sollevare i carichi, su come gestire i macchinari, su come indossare le imbragature e così via..

Ben altra storia è stimolare la ricerca delle stesse nozioni attivando il cervello di chi ho di fronte.

La via più veloce per far funzionare il cervello delle persone e allenarle alla Consapevolezza è fare domande.

Cosa osservi in questo reparto che potrebbe rappresentare un pericolo?
Quali DPI dovresti indossare in questa lavorazione?
Cos’è davvero importante tenere a mente in questa attività dal punto di vista della prevenzione?

Domande di questo tipo (in stile maieutico) attivano inevitabilmente la ricerca di informazioni da parte del nostro interlocutore.
Possiamo utilizzarle in tutti i contesti: riunioni di coordinamento, formazione, audit, ispezioni sul campo, chiacchierate nei corridoi e così via.

L’Esperto che spiega “dice” cosa fare..
L’Esperto che allena, al contrario, genera ricerca attiva e crea altri esperti.

Solo chi è allenato e consapevole potrà prendere decisioni di qualità nel proprio ambiente di lavoro.

A migliore INPUT corrisponde un migliore OUTPUT.

Solo generando consapevolezza nei lavoratori potrai dar vita a una motivazione duratura e permanente, svincolata dalla necessità di vigilare come ossessi e imporre obblighi a tutto spiano.

Il grande ostacolo al cambio di approccio

Il modello che ti ho descritto è tipico dell’approccio manageriale Coaching-based. Un approccio dove l’altro è stimolato a prendere decisioni di qualità sulla base della sua capacità di analisi e riflessione autonoma.

Un Safety Specialist che usa questo approccio piuttosto che fare l’elenco della spesa delle informazioni importanti, accompagna i propri interlocutori a riflettere attivamente e a prendere coscienza.

Cosa ci impedisce allora di lasciare spazi di autonomia alle altre persone?

Possono coesistere diversi fattori: abitudini consolidate, pressione del tempo, resistenza al cambiamento etc.

C’è tuttavia un elemento che molto spesso è la chiave per passare da un approccio direttivo (ti spiego la sicurezza) a un approccio maieutico (ti alleno a prendere consapevolezza).

Si tratta della fiducia nel potenziale dell’altro.

Quando usiamo un approccio direttivo è perché, in fondo in fondo, abbiamo poca fiducia sul fatto che l’altro possa riconoscere in autonomia i rischi e operare scelte di qualità.

Non crediamo davvero nella possibilità che una persona arrivi alle giuste conclusioni o possa generare le informazioni rilevanti attraverso una nostra riflessione guidata.

Così ci capita di prendere la strada apparentemente più veloce, quella del “sono io l’esperto e ti dico cosa fare”. Questa abitudine limita terribilmente la crescita e lo sviluppo delle organizzazioni.

La fiducia è il pilastro necessario a creare consapevolezza.

Ricorda: la qualità dei comportamenti messi in atto, in ambito safety, è direttamente proporzionale alla qualità delle informazioni in possesso di chi agisce.