Formatore Esperto: qual è il significato?

Oggi voglio parlare di Esperienza, più nello specifico cercherò di ragionare con te sul significato che attribuiamo a questo termine nell’ambito professionale.
Sappiamo tutti che la Formazione alla Sicurezza sul Lavoro è uno dei mezzi essenziali per promuovere la creazione di cultura e i comportamenti virtuosi nei luoghi di lavoro. […]

Formare alla sicurezza: il metodo Gnè Gnè

Perdonerai questo titolo un po’ bizzarro, ma seguimi anche questa volta e vedrai che ti sarà tutto più chiaro.

Oggi, infatti, voglio parlarti di un atteggiamento piuttosto diffuso che pervade l’intero mondo della Sicurezza sul Lavoro..

Sono ormai 10 anni che con la Safety Coach Federation promuoviamo corsi, masterclass e attività finalizzate allo sviluppo professionale degli esperti di questo settore. Posso davvero dire di averne viste di cotte e di crude.

C’è tuttavia un particolare elemento che contraddistingue il 70% degli addetti ai lavori: la frustrazione che si prova quando si fa formazione a persone svogliate.

Nei Formatori alla Sicurezza sussiste una lamentela di fondo indirizzata verso quei discenti particolarmente ostici, quelle aule fancazziste che o non hanno voglia di starti a sentire o, peggio ancora, diventano ostili causando frizioni e attriti. 

D’altronde diciamocelo chiaro e tondo: quante volte abbiamo avuto davanti tutte persone coinvolte, attente e interessate realmente alla materia?

Piuttosto raro o comunque non certo lo standard che si trova nelle aule.

Qui nasce il problema.. Preso per assodato questo scenario triste e frustrante, in che modo dobbiamo gestirlo e trasformare positivamente ogni incontro di training?

Prima di rispondere a questo quesito voglio suggerirti l’approccio adottato da una discreta fetta di formatori: sto parlando del Metodo Gnè Gnè®.

Il Metodo Gnè Gnè® è un approccio alla formazione di Sicurezza sul Lavoro in cui, implicitamente o esplicitamente, si maledice l’universo beffardo per il menefreghismo e la noncuranza dei partecipanti, interessati solo a finire prima possibile il corso obbligatorio.

Questo approccio didattico prevede 3 stadi differenti a seconda del livello di esaurimento del professionista..

1° Stadio: Imprecazione interiore. Il Formatore alla Sicurezza maledice con pensieri inappropriati tutti i presenti, reprime parolacce e gesti inconsueti, si augura di finire quanto prima il supplizio di un’aula reticente, svogliata e disattenta.

2° Stadio: Maledizione compromessa. Il Formatore alla Sicurezza si lascia andare a uno stadio di ulcera avanzato, si fa scappare qualche imprecazione a bassa voce e finisce per litigare in maniera accalorata con qualche operaio combattivo a braccia conserte.

3° Stadio: Delirio Magnottesco. Il Formatore alla Sicurezza reprime le sue urla per il solo scopo di portare a casa il lavoro. Finisce il corso e, salendo in macchina, attacca con una sequela di imprecazioni, moccoli e parolacce urlate a tutto fiato pur di dare sfogo alla propria ira.

Fattore comune dei 3 stadi del Metodo Gnè Gnè® è senza ombra di dubbio il pensiero ricorsivo “perché nonostante tutta la mia preparazione e il mio amore per questo lavoro non mi stanno mai a sentire?”

Bene, chiusa la parentesi tragi-comica (non si scherza su queste coseeehh!!!1111!!!), passiamo ora a rispondere seriamente alla domanda in sospeso di poco fa:

Ok Matteo, grazie per questo simpatico ironizzare, ma insomma che posso fare per trasformare positivamente ogni incontro di training, comprese le aule più difficili?

La risposta è complessa e articolata ma il punto fondamentale resta sempre lo stesso:

Il modo in cui presenti i contenuti fa tutta la differenza del mondo!

Te lo ripeto:

Il modo in cui presenti i contenuti fa tutta la differenza del mondo!

Sono stanco di sentire piagnistei, lamentele e di leggere i post sulla mancanza di “Cultura della Sicurezza” nelle organizzazioni. Bene, ok, ho capito, e quindi? Che facciamo continuiamo a piangerci addosso e a lagnarci come i bimbi quando non gli comprano il gelato (Gnè Gnè®)?

La vogliamo smettere di guardare i problemi del contesto esterno e lavorare su quanto di nostra responsabilità?

Finchè non sposti il Focus, io non posso aiutarti!!! Non posso trasformare un’aula di operai fancazzisti in una classe attenta e super interessata a quello che hai da dire..

TUTTAVIA…

Posso di sicuro aiutarti a rendere il tuo intervento così figo e interessante che anche i più CAPOCCIONI avranno voglia di starti a sentire. 

Posso lavorare con te per trasformare il tuo modo di portare i contenuti e renderlo così STRAORDINARIO da attivare l’attenzione anche nei più svogliati.

Ma finchè continuiamo a LAGNARCI e a dare la colpa al governo, alle aziende, agli operai, all’Europa, al maltempo o a chissà quale altro fattore, come possiamo pensare di cambiare le cose?

Basta lagnarsi! Basta piangersi addosso!

Un Formatore alla Sicurezza dovrebbe essere anzitutto un Leader della comunicazione.

E dovrebbe approcciare ogni aula chiedendosi:

  • Cosa posso fare per rendere accattivante il mio intervento?
  • Come devo trattare questo argomento per interessare tutti?
  • Quali contenuti devo approfondire per creare interesse?
  • Come devo dire le cose per essere ascoltato davvero?
  • Quali attenzioni devo osservare per ingaggiare l’aula?

Trasformare radicalmente l’impatto di un corso di Formazione non è utopia. Si tratta di apprendere quei princìpi e quelle regole che i più grandi speaker e trainer del mondo utilizzano nei loro stessi speech e corsi, così da rendere vincente ogni esperienza, anche quella più complessa.

Il Metodo Gnè Gnè lasciamolo ai perdenti..

Noi occupiamoci di fare cose straordinarie: i risultati sono un’inevitabile conseguenza.

Ti auguro una splendida giornata!👋

Sicurezza Lavoro: Formatori si nasce o si diventa?

Oggi ti voglio parlare di un’annosa questione che ciclicamente torna nella mia vita come una pietanza troppo agliata durante le ore notturne…

Ma insomma: Formatori si Nasce o si Diventa?

Non passa anno della mia vita che, in svariate occasioni, non capiti questa diatriba nei corridoi, nelle fiere o a qualche evento dal vivo..

Beh sai Mario è proprio portato per stare in aula.. 

Eh già d’altronde Luigi si sà che è timido e non riesce ad attivare l’attenzione..

Luisa è proprio un fenomeno, come li spiega lei i concetti nessuno mai..

Se frequenti il mondo della Formazione (compreso quello del Safety) frasi di questo tipo sono all’ordine del giorno.

Ma quindi il talento innato esiste o no? Siamo davvero convinti che si possa prendere una persona qualunque e trasformarla in un Formatore top di gamma?

Voglio raccontarti quello che penso, cercando di offrirti la mia esperienza.

Partiamo da un concetto che tanti ignorano, ma che resta il cuore della questione: 

Come si misura esattamente l’eccellenza nella Formazione?

Non abbiamo la Guida Michelin a raccontarci il valore dello Chef di turno attraverso le ben note stelle (a proposito, il buon Cannavacciuolo si è appena aggiudicato la terza). 

Eppure questo concetto di misurabilità viene spesso abbandonato e dimenticato, lasciando l’eccellenza in una sfera di intangibilità e inconcludenza che a me proprio non convince.

Dichiarare “ha un talento innato” “è un asso del public speaking” oppure “come sta in aula lei è proprio incredibile” a me suona tanto di:

“So che quello che vedo mi piace ma non saprei dire perchè e non saprei replicarlo.”

E allora qui si apre il dibattito vero. Quali sono i parametri con cui possiamo misurare il talento di un formatore? Quali KPI dovremmo considerare nel valutare l’efficacia di un intervento in aula?

Beh provo a offrirti alcuni elementi, per poi tornare su l’annosa questione formatori si nasce o si diventa?

Ecco i Macro KPI (minimi) del Formatore Efficace:

1- Progettazione di valore

Il primo macro indicatore di un formatore di successo è senza alcun dubbio la progettazione efficace. 

Sto parlando della capacità di calare perfettamente nel contesto in cui ci si inserisce il proprio intervento. 

Quali elementi sono importanti in questa aula? Quali sono gli obiettivi che dobbiamo portare a casa? Quali comportamenti specifici vanno trasferiti ai partecipanti? Quali risultati si aspetta il committente? Quali contenuti sono più utili in questo momento? A cosa devo dedicare particolare attenzione?

Tutte queste domande vanno solo a definire il contesto in cui ci muoviamo. Quello che conta, ai fini dell’efficacia, resta l’obiettivo centrale:

Quanto valore è stato apportato ai corsisti rispetto agli obiettivi della formazione?

2- Erogazione Vincente

Il secondo macro indicatore di un Formatore Efficace riguarda l’area del “come” viene erogata la formazione. 

Faccio riferimento al modo di stare in aula, agli aspetti comunicativi, alla presenza fisica e vocale, all’utilizzo di slide efficaci e così via.

Come è stata utilizzata la voce nell’intervento formativo? In che modo è stato gestito lo spazio a disposizione? I supporti visivi erano sufficienti? L’erogazione è stata vivace? Si è gestito bene il tempo a disposizione? Si è gestita l’energia dell’aula con pause strategiche? 

Queste domande di retrospettiva aiutano a capire dal punto di vista Comunicativo-Relazionale come si è svolto l’incontro formativo. Ciò che davvero conta in questo macro indicatore è il formatore nel suo essere comunicativo.

3- Coinvolgimento dell’audience

L’ultimo aspetto essenziale, nell’analisi delle performance d’aula, riguarda il pubblico e il suo grado di coinvolgimento.

Qui stiamo spostando la nostra analisi dal formatore all’aula ma attenzione, ricordiamoci sempre che ciò che conta è la nostra capacità nel coinvolgere a prescindere dal livello di interesse. 

Come ha reagito il pubblico all’intervento formativo? Qual è stato il livello di attenzione? Quanto tempo è stato occupato dai partecipanti e quanto dal formatore? Come ha valutato l’esperienza il pubblico? C’è stato un confronto partecipativo? 

Tutte queste domande possono aiutare a capire l’esperienza da parte del corsista, che, da un certo punto di vista, è l’unica esperienza che conta.

Bene, fatta questa rapida disamina dei KPI del Formatore di Successo, torniamo alla domanda iniziale: Formatori si Nasce o si Diventa?

È innegabile che un certo livello di confidenza innata possiamo sempre trovarlo, ma questa domanda non ha senso perché sposta il focus dal presente al passato.

Che ce ne frega se Luigino è timido dalla nascita e oggi fatica ad affrontare aule di antipatici lavoratori svogliati? 

Come ci aiuta sapere che Pippo ha una bella voce ma si scorda sempre di guardare l’aula e fa addormentare tutti?

La vera domanda che dovrebbe interessarci è:

COME CAVOLO FACCIO A DIVENTARE UN FORMATORE FENOMENALE?

Dati gli elementi di “talento” derivati dal passato, oggi, QUI E ORA, come facciamo a prendere Luigino e renderlo un Fenomeno (almeno) nelle 3 aree descritte?

Beh qui torno a bomba con quanto spesso ripeto:

Se sai cosa allenarlo e come il resto è in discesa.

Ci sono delle specifiche attenzioni, dei punti critici, delle accortezze che possono rivoluzionare l’impatto della Formazione. Il punto è che nessuno si prende mai la briga di spiegarli.

Stanno tutti sul generico, danno consigli vaghi e confusi, danno un po’ di “feedback” e via, si tira a campare.

Eppure ogni elemento, se sviscerato con attenzione, se compreso, se allenato e rinforzato, può trasformare completamente l’effetto sulle aule di formazione.

Ricorda: Formatori si nasce, Formatori Eccellenti si diventa. Con tanto duro lavoro, con tanto allenamento e con tanta passione.

Ti auguro una splendida giornata!👋

Formare alla Sicurezza: le Regole del Surfista

Oggi voglio raccontarti un’esperienza personale che che ho vissuto questa estate in Portogallo (con tanto di foto a testimonianza sul mio profilo Instagram).

Durante il mio bellissimo Bike-trip portoghese di questa estate, infatti, mi sono regalato una tappa indimenticabile nella selvaggia e freschissima Peniche, una delle aree di Surf più conosciute in Europa.

Il mondo del Surf è affascinante. Una comunità di giovani appassionati e veterani che, hanno a cuore uno stile di vita semplice e allo stesso tempo pieno di significato.

Essere un Surfista vuol dire innanzitutto stare a contatto con la natura, rispettare l’ecosistema, godere di ogni singolo momento che ti regala l’oceano e circondarsi di tanti sorrisi e di musica al tramonto.

Insomma la filosofia di vita perfetta per evadere dalla routine giornaliera di scadenze e pressioni sociali.

Nel Surf tuttavia c’è anche una metafora di vita che, manco a dirlo, ho cercato di comprenderla a fondo per calarla nel contesto che ci interessa, la vita professionale di tutti i giorni.

Dalla mia esperienza, ho pensato di raccogliere 5 regole d’oro per tutti i formatori della Sicurezza, così da tenerle come promemoria per gli obiettivi ambiziosi che ci diamo spesso nella federazione, quali:

  • Formare efficacemente le persone
  • Coinvolgere anche le aule meno interessate
  • Rendere appassionanti i nostri interventi
  • Cambiare i comportamenti (anche) grazie alla formazione

Partiamo allora con queste 5 regole!

1) La preparazione è fondamentale

A Peniche, da novello completo, mi sono prenotato una lezione principianti con tanto di maestro (anche perchè sennò che te vuoi surfà?)

Dopo averci radunato in un briefing iniziale di gruppo, la prima cosa che ci hanno fatto fare i vari insegnanti è stata molto dura: riscaldamento muscolare e stretching.

“No dai” mi sono detto… Pure qua mi devo mettere a scaldare i muscoli? Ebbene, come immagini, il Surf è uno sport tosto e dunque è fondamentale preparare con attenzione la muscolatura allo sforzo fisico richiesto.

Se ci pensiamo, nella Formazione alla Sicurezza, non ci si può lanciare in aula senza preparazione. Anche se hai già ripetuto spesso i contenuti da presentare, una “preparazione aula” e un sano ripasso sono sempre consigliati.

Ricorda: ogni esperienza d’aula richiede la giusta preparazione.  Le persone sono diverse, i contesti sono diversi e le giornate stesse possono essere diverse. Tu preparati SEMPRE.

2) Conosci bene gli strumenti

La tavola da Surf, può diventare il tuo peggior nemico se non conosci bene le caratteristiche.

Ecco perchè bisogna sempre prestare attenzione a come posizionarsi, alle caratteristiche fisiche della tavola assegnata e a come tenerla in acqua.

Troppe volte nella mia carriera da Consulente, ho visto Formatori vatti a pezzi da software bloccati, puntatori laser scarichi, microfoni fischiettanti o proiettori da denuncia penale.

Tutto ciò che utilizzi per fare formazione, è essenziale per trasmettere il messaggio.

Studia con attenzione gli strumenti che utilizzerai, dai supporti video alle lavagne, dai post-it per i brainstorming al caricabatterie per i PC.

Ricorda: gli strumenti per la formazione, possono distruggere le tue migliori intenzioni di coinvolgere uno studente in aula.

3) Il Surf si fa insieme all’onda, non da soli

Cosa serve per divertirsi in una giornata di Surf? Beh, gli ingredienti sono pochi ma chiari: un po’ di sole, bel sorriso e soprattutto, aspettando l’onda giusta.

Uno degli errori più grandi nel Surf, infatti, è incaponirsi e anticipare, non avere cioè la pazienza di restare in ascolto e cogliere il momento giusto per salire in sella alla tavola.

Eppure il Surf si fa con l’onda giusta, non si può mica forzare la mano.

Allo stesso modo, un Formatore Eccellente, dovrebbe sapere che il corso NON LO FA LUI.

La mancanza di ascolto o peggio ancora le manie di protagonismo, ammazzano l’esperienza a doppia via: per chi ti ascolta e per te che conduci il gioco.

Fare formazione è come una danza con le onde. Bisogna stare in ascolto verso gli interlocutori e avanzare insieme verso gli obiettivi d’aula che si sono stabiliti.

Ricorda: non devi chiuderti su ciò che devi dire, ma è bene restare in ascolto con l’ambiente circostante e avanzare insieme riflettendo sui contenuti.

4) Gestire le tue energie

Il Surf, è sicuramente uno sport estremamente divertente. Il problema, è che anche molto stancante per il fisico. 3/4 ore di Surf ti atterrano come una maratona, soprattutto se si è alle prime armi.

Ecco perchè la gestione delle energie è fondamentale. Dosarsi e ascoltare se stessi è di vitale importanza per l’esperienza nel suo complesso, pena finire con la lingua di fuori e senza forze.

Se hai fatto tante ore di aula saprai quanto la Formazione alla Sicurezza sia difficile e stancante.  Una delle metriche per sapere se siamo stati performanti, è proprio arrivare stanchi a fine giornata.

Eppure un Formatore Straordinario, gestisce sempre con cura le sue energie e le dosa un po’ alla volta per non finire, a metà giornata, senza il carburante.

Tanto riposo, tanta concentrazione e il giusto contributo senza eccessi. 

Ricorda: per fare Formazione ad alti livelli, serve tanta energia. Impara a conoscere la tua e a gestirla con attenzione per non finire K.O.

5) Alla fine quello che conta è divertirsi

Questa regola cerco di tenerla stampata a mente, ma è forse la più difficile da ricordare.

Quando mi metto in testa di fare una cosa, cerco di dare sempre il massimo e di ottenere un bel risultato. Ma quanto è importante invece, divertirsi e godersi il momento?

Il Surf è una filosofia di vita che, abbraccia il momento presente, sposa la libertà d’animo e la spensieratezza.

I Surfisti sono persone che si vogliono bene e che passano giornate meravigliose insieme.

E se fossi così anche nella Formazione alla Sicurezza? Se vivessimo questi momenti con la stessa spensieratezza e leggerezza di chi fa Surf?

Certo gli argomenti sono importanti e seri, ma se l’approccio fosse più gioviale e leggero?

Ogni occasione per stare insieme con le persone, può lasciare un ricordo meraviglioso. Ecco perchè come formatori, dobbiamo sforzarci di alleggerire tutto e far vivere un’esperienza indimenticabile delle persone.

Ricorda: porta sempre il tuo sorriso in aula e la tua voglia di divertirti. Questo farà sempre la differenza nel risultato finale.

Bene, per oggi, dal Matteo Surfista è tutto 👋

Formazione Sicurezza? Fai come David Copperfield

Era una sera dell’8 Aprile 1983 quando il mondo assistette a uno degli eventi più affascinanti di sempre..

David Copperfield, il più grande illusionista della storia moderna, fece letteralmente SPARIRE la Statua della Libertà davanti a un gruppo di fortunati spettatori e in diretta televisiva su CBS.

Questo gioco di illusionismo, così maestoso, lanciò definitivamente David Copperfield nell’Olimpo delle star americane, rendendolo famoso ben oltreoceano.

Quello che però molti non ricordano è che, durante lo show, Copperfield utilizzò questo  simbolo americano per rammentare a gran voce i valori patriottici di Libertà e Progresso.

Tutto ciò mi ha fatto pensare alla Sicurezza sul Lavoro e alle ore di formazione..

Aspetta Matteo, che c’entra la Formazione con l’illusionismo???

In realtà nella magia vige una regola ferrea:

MAI SVELARE IL TRUCCO!

Questa regola d’oro ha senso soprattutto per un motivo specifico.. Quando il trucco viene rivelato si genera una piccola delusione nello spettatore e in qualche modo il gioco perde il suo fascino.
In fin dei conti un trucchetto è pur sempre uno stupido sistema per ingannare l’occhio di chi guarda.. no?
È proprio questo il punto..

La Magia, senza tutto il contesto scenografico e misterioso, diventerebbe noiosa e poco attrattiva…

E allora perché con la Formazione alla Sicurezza ce ne dimentichiamo?

Non possiamo ridurre i contenuti formativi a mere nozioni da sciorinare ai malcapitati di turno.

Dobbiamo elevare questo contenuto rendendolo appassionante, attraente e maestoso.

Dobbiamo lavorare sul contesto scenografico (Slide, Setting d’aula, Giochi, Role-Play) e fare in modo che le persone siano appassionate dai nostri contenuti proprio come quei fortunati spettatori della “Statue of Liberty Vaninshing Experience“.

Ricorda: la forma e la teatralità con cui presenti i tuoi contenuti eleva gli stessi rendendoli interessanti e coinvolgenti.

Non dobbiamo ridurre la Formazione alla Sicurezza a un mero esercizio nozionistico.. Sarebbe grave come svelare il trucco di Magia!

Ti auguro una splendida giornata!👋

Formazione alla Sicurezza: la Regola del 7

Oggi torniamo a parlare di formazione efficace in tema di Sicurezza sul Lavoro 

Percepire entusiasmo e interesse negli sguardi dei lavoratori che apprendono norme e obblighi di sicurezza, è piacevole e stimolante per ogni formatore, non è vero?

Ma la realtà è più complessa di come la si immagini.

Se sei un consulente o un responsabile della sicurezza saprai benissimo quanto è difficile coinvolgere e mantenere alta l’attenzione di un gruppo di persone durante le attività in aula.

Ci sono tante nozioni da trasmettere e altrettante informazioni che i discenti devono trattenere.

Il più delle volte, purtroppo, ti ritrovi a parlare di Sicurezza davanti a sguardi distratti di persone a cui non interessa minimamente ciò che hai da dire. 

È proprio in quei momenti che ti chiedi come fare a catturare l’attenzione, lo so bene..

A questo proposito, oggi ti voglio parlare della teoria del numero magico 7 dello psicologo George Miller, “The Magical number 7”

Ne hai sentito parlare? Ti spiego subito di cosa si tratta.

Nel 1956 George A. Miller, PhD in psicologia alla Harvard University, pubblicò uno studio diventato un classico della psicologia cognitiva. Miller partì da una semplice domanda, ovvero: 

“Quante informazioni è in grado di immagazzinare l’essere umano nella sua memoria a breve termine?”

La teoria che formulò sostiene che la memoria umana a breve termine sia in grado di elaborare un numero limitato di elementi, che si tratti di parole, numeri, immagini o simboli. 

Questo numero – diverso da persona a persona –  è stato sperimentalmente individuato in 7 ±2, poiché può variare tra 5 e 9. Ciò vuol dire che alcuni riescono a tenere a mente 5 elementi, altri con capacità di memoria maggiore possono arrivare a 9.

Come ovviare a questo limite? Fu lo stesso Miller a suggerirlo: con la tecnica dei chunks.

Se le persone hanno una capacità limitata di identificare, gestire e memorizzare dati, è possibile raggruppare in 7+/- 2 grandi blocchi di informazione (chunk) un certo numero di dati più piccoli. Ampliando così il numero di informazioni ricordate.

Cosa voglio dirti con tutto questo?

La legge del magico numero 7 può essere davvero la chiave di una strategia più efficace di formazione.

Quando prepari i contenuti da condividere in aula o organizzi una presentazione, limita il numero delle slides a 7 +/- 2. Il mio consiglio è di non superare mai questo numero, che è il limite a cui la nostra memoria si ferma.

E se i concetti che vuoi esprimere sono di più? Beh allora dividili in blocchi di argomenti. 

Se, ad esempio, hai una ventina di elementi da illustrare, organizzali in 7 categorie da 3 elementi ciascuna. Questa organizzazione strategica dei contenuti renderà l’apprendimento decisamente più semplice e leggero.

Io cerco sempre di stare intorno ai 5 “Chunks”, così da semplificare anche un eventuale ripasso intermedio dei contenuti esposti.

Questa piccola ma fondamentale differenza nella presentazione dei contenuti potrà aiutarti nell’organizzare al meglio i tuoi interventi, a facilitare l’apprendimento dei discenti e a rendere tutto più memorabile nel lungo periodo.

RICORDA: la forma con cui presentiamo il nostro contenuto vale tanto quanto il contenuto. Non dobbiamo mai scindere forma e contenuto

Ti auguro una splendida giornata!👋

Formazione: il trucco per attirare l’attenzione dei lavoratori.

Una delle soddisfazioni più grandi per ogni consulente o responsabile della sicurezza sono le giornate in aula di formazione.

È sempre molto piacevole vedere i lavoratori attenti e interessati nell’apprendere le norme e gli obblighi di sicurezza, dico bene?

“Sei impazzito Matteo? Vedo sempre facce annoiate e sguardi persi nel vuoto!!! Fatico come un pazzo per mantenere alta l’energia!!!”

Ovviamente ero ironico! 

So bene quanto sia difficile coinvolgere e attivare l’attenzione di tutti durante le ore di formazione sulla sicurezza. 

Il più delle volte infatti ti ritrovi a parlare da solo, davanti a facce distratte e catatoniche.. 

Discenti a cui non interessa minimamente ciò che hai da dire, anche se può salvargli la vita.

E quindi? 

Qual è il modo più efficace per fare formazione?

Ora ci arrivo. 

Uno degli errori che vedo commettere più spesso, è quello di erogare la formazione in modo accademico.. Come abbiamo visto fare a scuola per anni.. 

Ma proprio come da giovani sbadigliavamo in aula per i lunghi e noiosi proseliti del prof di turno, così oggi la Formazione alla Sicurezza rischia di cadere trappola della “spieghite” del formatore.

Mettiamocelo bene in testa: è nostro compito rendere la Formazione alla Sicurezza interessante, non possiamo aspettare che i discenti siano coinvolti e attenti di loro spontanea volontà.

“Ma come, adesso devo anche gestire lo stato d’animo dei miei partecipanti?!!!??”

Eh sì ragazzi, non se ne scappa da questa responsabilità.

A meno che tu non voglia finire per essere uno dei tanti docenti formatori (e ahimè ne ho visti tanti) che si limitano a sbrodolare la lezione e a mandare avanti slides, la Formazione coinvolgente passa NECESSARIAMENTE attraverso una piena consapevolezza dei propri mezzi comunicativi.

Ricorda: il risultato che ottieni in aula è frutto del tuo atteggiamento comunicativo e della tua capacità di coinvolgere e generare interesse.

“Ok Matteo, ma quindi qual è questo trucchetto per attirare l’attenzione dei lavoratori?”

Niente conigli dal cilindro o piroette a ritmo di samba.. 

C’è un elemento che ritengo imprescindibile per ogni Formatore eccellente:

Passare dalla Formazione alla Facilitazione.

La formazione accademica “classica” (quella noiosa che ci faceva sbadigliare da piccoli) segue uno schema Top-Down dove il docente spiega i contenuti secondo la sua logica e la sua struttura pre-impostata.

La Facilitazione invece è un processo di insegnamento basato sulla capacità del Docente di co-costruire con i propri corsisti i contenuti da trattare, senza una struttura predefinita e una logica rigida.

La Facilitazione è una modalità di insegnamento snella e agile che prevede alcune regole:

  • Si utilizzano Domande Guida per condurre la riflessione in aula
  • Si accoglie il punto di vista dei partecipanti incanalandolo in armonia con la didattica
  • L’agenda è dettata dai partecipanti, rispettando gli obiettivi formativi
  • I partecipanti parlano nel 65% del tempo, il docente nel restante 35%
  • Si riassumono gli apprendimenti con lavagne, post-it e altri strumenti di scrittura
  • Si utilizza il dibattito per generare crescita e interesse nell’aula

Ora se già rispetti alcune di queste regole bene, se invece hai un approccio un po’ più “tradizionale” voglio invitarti a testare questo modello.

Per esempio potresti aprire il tuo corso di formazione chiedendo ai tuoi discenti di concordare insieme i 5/10 punti da trattare:

“Su cosa ci vogliamo focalizzare oggi rispetto all’aggiornamento previsto?”

So già che stai pensando: “eh ma io ho dei programmi prestabiliti dalla normativa!”

Ottimo, perchè non provi allora a integrarli con quanto emerge dall’aula? Per esempio:

“Rispetto ai punti che vi mostro in questa slide, su quali elementi vi sentite già preparati?”

Oppure

“Rispetto a quello che vedete in questo elenco del programma, quali cose non sono chiare?”

La capacità di legare le nostre priorità di formazione a quelle dell’aula si acquisisce col tempo e con il giusto allenamento.

Il segreto è spostare il focus da “ciò che devo dire è prioritario” a “le persone che ho davanti sono prioritarie”.

Ricorda: la Facilitazione si basa sulla fiducia nelle capacità dei tuoi discenti di arrivare, in autonomia, alle informazioni che vuoi trasmettere.

Insomma ancora una volta, ti invito a dare fiducia alle persone 🙂

 

Ora un piccolo ma doveroso reminder sul nostro Master in Safety Coaching.

Se vuoi potenziare il tuo approccio come Responsabile o Consulente della Sicurezza ti aspettiamo in aula a Maggio, per l’unica edizione 2022 del nostro corso più amato di sempre

Master in Safety Coaching 2022

Rivoluzionare la Cultura della Sicurezza attraverso le persone

 

Ti auguro una splendida giornata 😉

Matteo Fiocco – Trainer Safety Coach Federation

 

P.S. Se vuoi acquisire le migliori strategie per comunicare e coinvolgere i lavoratori, allora inizia subito il percorso nella nostra Safety Coach Federation:

 

1- Video corso Motivare alla Sicurezza

Il nostro video corso introduttivo sui 3 pilastri della motivazione umana.

 

2- I nostri Ebook

3 libri introduttivi per: comunicare efficacemente la Sicurezza, coinvolgere la Dirigenza, formare efficacemente al Safety.

 

3- Libro Motivare alla Sicurezza

Il testo di base da cui partire per scoprire il metodo Safety Coaching

 

4- Safety Coaching Essential

Il nostro corso più venduto di sempre: tutto il meglio del Safety Coaching in un concentrato di strategie e applicazioni pratiche.

 

5- Costruire Comportamenti Sicuri

La Scienza del Comportamento applicata alla Sicurezza. Un corso BBS semplice, completo e costruito per guidarti alla scoperta di strategie fondamentali.

 

6- Formare per Coinvolgere alla Sicurezza

Stanco di vedere facce annoiate durante le ore di training? Scopri subito come coinvolgere le persone durante le tue docenze!

Formazione Tossica: come uscire dal tunnel

Ciao, oggi voglio parlare di dipendenze…

No, non quelle relative all’alcol o al fumo, ma quelle della formazione.

Sappiamo tutti che la formazione riveste un ruolo fondamentale per aiutare i lavoratori a capire i comportamenti da tenere, al fine di evitare incidenti o infortuni sul lavoro.

“Fare sicurezza è un mestiere difficile, ma fare formazione ai lavoratori lo è ancor di più…”

Il problema vero è che la maggior parte della formazione promossa nelle aziende in Italia è TOSSICA.

Mi spiego meglio.

Solitamente il consulente (sottopagato) entra in aula e inizia a parlare di norme e obblighi per ore, proiettando con estrema fierezza una valangata di slide zeppe di testo.

Questo succede perché il più delle volte, l’obiettivo di questi “formatori” (incalzati dalle aziende) è rilasciare il tanto agognato attestato obbligatorio.

Ma cosa si ottiene con questa lunga e soporifera usanza?

Te lo dico io: un bel niente, poiché questo genere di “formazione” sviluppa nei lavoratori una vera e propria dipendenza negativa, che puoi facilmente riconoscere dai tipici sintomi dei discenti:

Sguardo nel vuoto;
Assenza di coinvolgimento;
Ricerca spasmodica dello smartphone;
Palpebre pesanti;
Sbadiglio cronico;

Ora, se mi segui da un po’ saprai sicuramente che questo tipo di formazione non porta da nessuna parte.

Solo tempo e fatica sprecata:

  • Per il consulente/responsabile
  • Per i lavoratori
  • Per l’azienda

Una vera e propria piaga da debellare, a mio avviso.

D’altro canto sappiamo tutti quanto sia difficile coinvolgere i lavoratori nel trasmettere ciò che può salvargli la vita! (Pensa che ci ho costruito addirittura un corso su misura)

Ecco perché oggi ti voglio condividere qualche spunto per farti capire come un formatore straordinario combatte questo tipo di “dipendenza”.

Vediamoli subito.

1 Spiegare vs domandare

Moltissimi consulenti o responsabili della sicurezza durante la formazione vanno avanti per ore con i classici “spiegoni” noiosi.

Un vero professionista della sicurezza invece sa che per coinvolgere attivamente i lavoratori, è più funzionale chiedere e raccogliere idee (leggasi: facilitare).

Anche quando devi esprimere un concetto puoi partire da un ragionamento di gruppo, da un brainstorming alla lavagna, da una riflessione fatta su Post-It o perché no da una chiacchierata informale.

Potrai guidare sapientemente i tuoi ascoltatori stimolandoli a trovare la strada giusta e accogliendo le idee affini. Certo, è molto più rapido sbrodolare la lezione a memoria, ma vuoi mettere l’efficacia di un confronto e di un dibattito sul tema oggetto dell’incontro?

Un approccio di questo tipo, tra l’altro, ha una duplice funzionalità perché oltre a coinvolgere maggiormente il lavoratore nella ricerca di una risposta, allenerà il tuo interlocutore alla riflessione attiva.

RICORDA: Le persone non sono contenitori da riempire di nozioni, ma hanno tutte le capacità per riflettere e comprendere ciò che vuoi trasmettere.

spiegare domandare

2 Basta slide

Lo ripeterò fino alla nausea…
È inutile focalizzare il proprio tempo per la preparazione del corso solo ed esclusivamente nella realizzazione di slide.

I supporti visivi come abbiamo già ripetuto più volte sono sì importanti, ma non sono lo strumento principale.

Quello che più conta sei tu come formatore, con i tuoi contenuti, il tuo valore umano e la tua capacità di coinvolgere il pubblico.

Ecco perché durante la preparazione del corso devi chiederti sempre:

“Che cosa si aspettano queste persone dal mio corso?”
“Come posso coinvolgerli attivamente senza perdere la loro attenzione?”
“Qual è l’obiettivo di questo programma di formazione?”

RICORDA: Nessuna Slide potrà salvare una formazione mediocre. Quello che conta sei tu!

 

no slides

3 La tua Voce è potente!

Cosa c’è di più noioso di una voce bassa, lenta e soporifera?

Cavoli stiamo parlando di Sicurezza, di prevenzione, di salvare la vita di chi ci ascolta!
Ci vuole energia, volume, grinta, passione.

Altro che disco incantato!

La maggior parte dei formatori parla ininterrottamente di norme e decreti con tono piatto e sbadiglioso (sì, questa parola non esiste).
Il problema però è che così facendo, non riescono a mantenere viva l’attenzione (già mediamente bassa) da parte di chi li ascolta.

Ecco perché un’ottima arma è rappresentata dalla nostra voce.

Come fare per sfruttare tutta la nostra potenza vocale?

Prova a registrarti e a riascoltarti o magari chiedi a qualcuno di fiducia di darti un feedback molto mirato su questo aspetto.

Concentrati in particolare su alcuni dettagli:

– Volume
– Cambio di tono
– Pause
– Ritmo
– Energia che trasmette
– Comprensibilità e chiarezza

RICORDA: La voce è il nostro grande alleato per mantenere viva l’attenzione.

 

voce - safety coaching

4 Anche il corpo comunica

Senza scadere nelle scemenze pseudoscientifiche del Nella Comunicazione conta solo il NON VERBALE!!111!!! un altro elemento di attenzione riguarda il linguaggio del corpo.

Il linguaggio del corpo, fatto di movimenti e gesti, ti può aiutare a rafforzare il significato di ciò che dici e a mantenere alta l’attenzione di chi ti osserva.

Presta a attenzione a questi errori frequenti:
– Rimanere sempre nello stesso punto dell’aula
– Gesticolazione assente
– Gesticolazione esagerata
– Postura chiusa e introversa (trasmette poca energia)
– Sguardo rivolto solo a una parte dell’aula (cerca sempre il contatto visivo con tutti)
– Fare formazioni dietro una scrivania e seduti (peggio ancora guardando lo schermo del PC)

RICORDA: La formazione (ove possibile) si fa sempre in piedi!

 

linguaggio non verbale - safety coaching

5 Chiedi un feedback

Uno dei modi migliori per capire in tempo reale se chi ti ascolta è coinvolto e ha capito i concetti appena esposti, è farti dare un feedback.

Puoi chiedere ad esempio:

“Ci sono domande su quanto ho appena esposto?”
“C’è qualcosa che volete approfondire?”

Oppure domande più generiche ma sempre con l’obiettivo di raccogliere il punto di vista dell’aula:

“Vedete tutti bene le slide?”
“Riuscite a sentirmi tutti?”

Bene.

Anche per oggi la nostra Newsletter si chiude qui 🙂

Prima però ho un annuncio importante da farti:

Master 2021 Safety Coaching

Stiamo per riaprire ufficialmente le iscrizioni all’unica edizione 2021 del Master in Safety Coaching.
Anche quest’anno abbiamo deciso di optare per la versione Online che non solo è più sicura, ma soprattutto è stata talmente apprezzata dai nostri studenti che in futuro potremmo mantenere questo format.

Per farti avere tutte le informazioni sul nostro corso più importante dell’anno e raccontarti l’efficacia di questo format online abbiamo organizzato un Webinar di presentazione dove potrai rivolgermi tutte le domande che vorrai.

Il Webinar sul Master 2021 si terrà online il giorno 4 Marzo alle ore 17:00.

Se vuoi iscriverti:

WEBINAR MASTER 2021