Campioni d’Europa della Sicurezza sul Lavoro

Oggi non posso non dedicare la nostra Newsletter settimanale all’evento sportivo dell’anno: l’Italia è Campione d’Europa!

Dopo un avvincente percorso culminato con la finale di Wembley, torniamo ad alzare la coppa argentata sotto il cielo londinese (con degna rosicata della famiglia Reale).

Non serve essere dei grandi tifosi di calcio per apprezzare il viaggio della nostra nazionale. I ragazzi del CT Mancini hanno fatto proprio un bel lavoro e, comunque la si guardi, quello che conta era portare a casa il bottino.

Ok Matteo, bene, forza Italia e tutto il resto… Ma io sempre di Sicurezza sul Lavoro mi occupo…

Forse anche questa occasione è interessante per imparare qualcosa e, come spesso mi capita, ho voluto cogliere i tratti salienti di un gruppo che ci ha davvero resi orgogliosi.
Spero che le prossime parole ti aiuteranno nell’arduo compito di Motivare e Coinvolgere alla Sicurezza tutte le persone con cui interagisci!

Eccoti 5 lezioni di Crescita Professionale dall’Italia dello sport!

#1 Il gruppo conta più del singolo
La nostra Nazionale, almeno sui rotocalchi, non aveva nomi altisonanti o fuoriclasse alla Maradona, ma su una cosa davvero siamo stati insuperabili: lo spirito di gruppo.
Questa prima lezione è forse la meno scontata, anche per chi si occupa di Sicurezza sul Lavoro.

Spesso il Responsabile del Safety avverte il peso del proprio ruolo con eccessiva tensione, finendo per appesantire il suo bagaglio emotivo con doverizzazioni e quel costante macigno sullo stomaco che mal si addice al lavoro sereno e costruttivo.

La cosa migliore che possiamo fare in ogni azienda è quella di costruire un gruppo di persone orientate verso lo stesso obiettivo.
Certo questo richiede tempo, impegno, fatica e a volte qualche battaglia. Ma come possiamo pensare di fare tutto da soli e di caricarci di responsabilità eccessive senza finire per scoppiare?

Ricorda: tutte le volte che indirizzi i tuoi sforzi verso la costruzione del gruppo ti stai agevolando il percorso.

#2 Non bisogna mai sentirsi arrivati
Al grido festoso di “it’s coming home” gli inglesi, nostri avversari nella finale, hanno di certo preso una grande batosta al proprio ego.
La troppa convinzione di aver già vinto ha probabilmente giocato un brutto scherzo a tutta la compagine inglese, che oltre al danno subisce anche la beffa.

Anche nella prevenzione degli infortuni non si dovrebbe mai cantare vittoria. Le disattenzioni, i comportamenti insicuri, gli incidenti piccoli o gravi sono sempre in agguato e si deve lottare costantemente per sensibilizzare e attivare l’attenzione di tutti.

Ogni giorno dobbiamo rinnovare il nostro entusiasmo e la nostra concentrazione, per coinvolgere e guidare le persone a dare il massimo nella battaglia della prevenzione.

Ricorda: non si può tagliare il traguardo prima di averlo incrociato.

#3 La vittoria si ottiene soffrendo
Alzi la mano chi non ha patito emotivamente i calci di rigore o il possesso palla estenuante degli Spagnoli in semifinale.
Tutte le cose belle della vita (o quasi) si ottengono con sacrificio e duro lavoro.
Anche quando si tratta di Salute e Sicurezza sul Lavoro quella fatica, quella resistenza sociale e quel senso di frustrazione che a volte ci coglie, dovrebbe essere invece uno stimolo a dare ancora di più.

Proprio come una squadra deve saper soffrire e affrontare compatta le difficoltà, così il team safety deve reggere botta ai momenti duri e alla resistenza dei lavoratori più ostinati che non sembrano seguire le direttive.

Ricorda: senza sacrificio non si ottengono risultati.

#4 Dalle macerie si può sempre ricostruire
Qualcuno ricorda il piazzamento della nostra nazionale ai mondiali 2018? Esatto: non qualificati.
Con la Nazionale guidata da Ventura uscimmo arrabbiati e delusi alle qualificazioni in una storica, drammatica pagina dello sport italiano.
Qualcuno ci dava già per spacciati, “altri 10 anni per ricostruire un nuovo ciclo” titolavano i giornali e invece, dopo appena 2 anni di serio lavoro, alziamo la coppa a Wembley.

Tutte le volte che in un’azienda capita qualcosa di brutto o ci troviamo di fronte a una cocente delusione, dobbiamo avere la forza di rialzarci e ricostruire.
Anche nei momenti più bui della nostra vita professionale possiamo trovare la spinta giusta per guardare avanti e settare obiettivi ambiziosi.

Ricorda: quando tutto ti sembra perduto inizia a ricostruire un passo alla volta.

#5 L’importanza di celebrare
Durante i nostri corsi al Safety Coaching insisto spesso su questo punto: l’importanza di celebrare.
Io stesso mi dimentico di festeggiare i risultati raggiunti, ma questo è un grande errore!
Che gusto ci sarebbe a vincere un Campionato Europeo e poi non fare nemmeno un brindisi con i propri compagni?

Dobbiamo imparare a celebrare i nostri traguardi, piccoli o grandi che siano. Ogni risultato, ogni obiettivo raggiunto, ogni progetto completato merita almeno 5 minuti in cui ci complimentiamo con noi stessi e con gli altri per quanto ottenuto.

Ricorda: celebrare è un modo straordinario per dire alla vita che noi siamo pronti a nuove sfide ancora più ardue!

Bene, per oggi finisce questa analisi su alcuni spunti di riflessione dall’Italia campione d’Europa.

Spero che questi 5 passaggi ti aiutino a trovare nuova verve nella tua battaglia quotidiana per promuovere la Cultura della Sicurezza nei Luoghi di Lavoro.

5 Bufale sulla Motivazione

Matteo quali tecniche o strategie posso utilizzare per motivare le persone?

Uno dei temi più dibattuti durante i miei corsi di formazione riguarda la motivazione.

Ed è normale che sia così.

Se sei un consulente o responsabile della sicurezza, saprai benissimo quanto sia difficile motivare i lavoratori ad attuare comportamenti più virtuosi all’interno dell’azienda.

Il guaio però è che su questo argomento, c’è ancora tantissima confusione.

La colpa è per gran parte dei vari guru della formazione, che vendono la motivazione come una serie di “strategie segrete per manipolare le persone”.

Niente di più falso, ovviamente…

Per questo, oggi, voglio sfatare alcune bufale sulla motivazione e aiutarti a capire cosa fare di efficace, per motivare alla sicurezza tutto il personale, a qualsiasi livello aziendale.

Iniziamo.

Bufala #1
“Ogni persona ha un suo meccanismo di motivazione…”

Secondo la maggior parte dei guru della formazione, ogni persona va motivata in modo diverso.

“Devi trovare la giusta chiave per entrare nella mente delle persone e motivarle…”

No, non funziona così…

Qui l’unico guru (se così possiamo chiamarlo) che devi ascoltare è il filosofo greco Epicuro.

Epicuro più di 2000 anni fa aveva capito che le persone agiscono in base a 2 grandi forze:

Fuga dal dolore e avvicinamento al piacere.

Questo ci indica che tutti noi, agiamo per evitare una situazione spiacevole che potrebbe verificarsi…

Ad esempio: “Indosso i DPI per paura di una sanzione

Oppure per provare una sensazione di piacere

Esempio: “Se indosso i DPI mi sento protetto e in azienda riceverò un feedback positivo del capo

Stop!

Dolore e piacere; tutto si riduce a questi 2 fattori.
Non esistono vie differenti a cui accedere a seconda dell’interlocutore.

Bufala #2
“Le emozioni aiutano nel motivare le persone…”

Più volte nel corso delle nostre newsletter ho parlato del legame tra emozioni e motivazione, portando l’esempio dei classici video shock della sicurezza.

Durante le riunioni aziendali, succede che molti professionisti facciano uso di queste immagini e video scioccanti.

Perché lo fanno?

Per provocare uno stato di paura che possa motivare i lavoratori ad attuare comportamenti diversi.

Il guaio però è che quell’emozione si riduce a uno stato passeggero, come sempre accade con le emozioni.

Sono stati mentali che nascono, muoiono subito e di certo non motivano le persone nel lungo periodo.

Quello che devi fare invece è creare un sentimento positivo e profondo nei confronti della sicurezza.

I sentimenti sono forse più lenti nella loro manifestazione, ma hanno una lunga durata e rappresentano l’insieme dei nostri pensieri e sensazioni profonde.

Bufala #3
“Se vuoi, puoi…”

Qui entriamo in un campo molto pericoloso, quello della pudenza della mente…

Basta “crederci forte forte” e vedrai che le persone come per magia inizieranno a essere più motivate.

Ecco, mi dispiace deludere i fan dei guru d’oltreoceano, ma “crederci forte forte” non basta per motivare le persone.

I lavoratori hanno bisogno di stimoli continui per tenere alta la guardia e far si che siano sempre attenti ai rischi e pericoli.

E uno dei modi migliori per fare questo, è creare un ambiente stimolante attorno al lavoratore che lo inviti a riflettere di continuo.

I balletti motivazionali, le giornate della Sicurezza, le convention con proclami e inni alla salute sono utili solo se si calibra tutto nel contesto e soprattutto se si ricorda che il successo nella prevenzione è l’effetto di tanto duro lavoro fatto con serietà.

Bufala #4
“La motivazione porta ai risultati…”

Qui ci viene in aiuto la scienza comportamentale, che ci ricorda che quando si parla di motivazione, esistono 3 elementi da considerare:

  • Stimoli antecedenti, ovvero tutto ciò che avviene prima di un comportamento;
  • Comportamento;
  • Stimoli conseguenti, cioè quello che si verifica dopo aver concluso il comportamento.

Ora se vogliamo davvero motivare le persone, l’unica cosa efficace che possiamo fare è agire sulle conseguenze.

Come esseri umani reiteriamo un comportamento solo e soltanto quando la conseguenza dello stesso verrà percepita come vantaggiosa.

Sarò motivato a rispettare le regole se, agendo con un comportamento virtuoso, riceverò un qualche genere di rinforzo.

In assenza di conseguenze vantaggiose la motivazione si affievolisce come una candela senza cera.

Ricorda: ciò che accade quando un comportamento si è concluso ci dice molto su ciò che accadrà in futuro.

Bufala #5
“E’ possibile motivare le persone…”

Lo so, sarebbe bellissimo se ci fosse la possibilità di “hackerare” la mente delle persone per fargli fare tutto ciò che vogliamo.

Magari un giorno sarà possibile, chissà…

Per il momento però, c’è una regola immutabile che devi tenere bene a mente (e che non mi stancherò mai di ripetere):

“Le persone agiscono per i loro motivi non per i tuoi”

Questo significa che se vuoi che un lavoratore attui un comportamento sicuro, non puoi distribuire pillole di motivina come fossero coriandoli.

No!

Quello che puoi fare è stimolare la persona ad auto-motivarsi.

In altre parole devi creare un contesto organizzativo all’interno del quale la persona trovi i suoi motivi per fare ciò che gli chiedi.

Bene, anche per oggi siamo giunti alla fine.

Spero di essere riuscito a sfatare alcuni dei miti sulla motivazione che ancora oggi circolano tra i salotti della formazione.

Spero di essere riuscito a motivarti sul fatto che siano cialtronate di cui, soprattutto nella sicurezza sul lavoro, non te ne fai assolutamente nulla 😉

Sicurezza Lavoro: non Esiste Lieto Fine

Conosci il viaggio dell’eroe?

Si tratta di un modello narrativo frutto del lavoro di Christopher Vogler, sceneggiatore statunitense, dove il protagonista della storia, l’eroe appunto, compie un viaggio attraverso una serie di tappe fondamentali.

Per fartela brevissima, le 3 principali sono:

  • Un inizio, dove il protagonista vive la sua vita tranquilla e ordinaria;
  • La chiamata all’azione, dove il protagonista lascia la sua zona di comfort per iniziare un viaggio con mille difficoltà;
  • Un lieto fine, dove l’eroe compie il suo destino e ritorna a casa.

Questa struttura è molto usata nei romanzi, nelle serie tv e nei film.

Pensa ad esempio a saghe cinematografiche come Il Signore degli Anelli, dove i 9 protagonisti partono per un lungo viaggio per distruggere l’anello del potere, un’arma invincibile e pericolosa.

Oppure a Guerre Stellari, dove il giovane Skywalker parte per un viaggio intergalattico nel tentativo di combattere l’impero e scoprire le sue vere radici.

Ora, se ti stai chiedendo perché questa struttura è così utilizzata, il motivo è molto semplice.

Si tratta di una metafora che descrive appieno le esperienze comuni che ogni persona sperimenta nella propria vita.

“Aspetta Matteo mi stai dicendo che avendo scelto questo nobile compito di fare sicurezza, sono anch’io un eroe che sta compiendo il proprio viaggio, giusto?”

Non esattamente, anzi ho una brutta notizia da darti

Anche se il tuo è un mestiere complicato, dove ogni giorno lotti per motivare lavoratori annoiati ad attuare comportamenti più virtuosi e a coinvolgere la dirigenza spesso disinteressata…

Il tuo non è un viaggio dell’eroe perché NON ha un lieto fine.

Mi spiego.

La tua vittoria, ovvero evitare incidenti o infortuni, non è un evento straordinario, un qualcosa che ottieni dopo mille fatiche, ma è la normalità a cui si mira ogni giorno.

Spesso ci si accorge dell’importanza della prevenzione quando si è corso un grosso pericolo o se qualcuno si è fatto male.

Quando un Responsabile della Sicurezza fa bene il suo lavoro, invece, non accade nulla!

Questo, per quanto paradossale, è un concetto con cui convivere:

La mano invisibile della Sicurezza agisce nei comportamenti quotidiani, rendendo fumosa la consapevolezza sui rischi.

Certo, il tuo viaggio sarà comunque faticoso e doloroso, e ogni giorno dovrai affrontare mille difficoltà.

In più non avrai alleati o mentori al tuo fianco (come spesso accade nei film) che ti aiuteranno a creare ambienti più sicuri.

Molto probabilmente ti ritroverai a lottare da solo contro la testardaggine dei lavoratori.

“Azz quindi mi conviene cambiare mestiere?”

No, non ti sto dicendo questo.

Quello che voglio sottolineare è che se vuoi rendere questo viaggio meno complicato, devi avere gli strumenti giusti, le abilità fondamentali che ti aiuteranno a semplificare il tuo nobile ma difficile impegno.

Nel metodo Safety Coaching, ad esempio, abbiamo 8 abilità, suddivise in 3 aree in cui ogni professionista deve eccellere:

  • Comunicare
    La capacità di condividere la sicurezza a tutti i livelli e di trasmettere i rischi all’interno dell’azienda, costruendo nel tempo una relazione di fiducia con le persone
  • Guidare
    Saper creare contesti lavorativi motivanti e ambienti sicuri, attuando sistemi per misurare i progressi dei lavoratori e strategie di rinforzo dei comportamenti corretti.
  • Essere
    Oggi più che mai il mondo della Sicurezza richiede un cambio di mentalità. Non si può certo sperare di cambiare le cose solo con documenti e scartoffie.
    Ecco perché “Essere”. Per fare davvero la differenza devi diventare un punto di riferimento per i lavoratori e ispirare tutta l’organizzazione a un cambio di mentalità.

Ecco allora il Viaggio dell’Eroe nella Sicurezza sul Lavoro:

Un viaggio che non porta a nessun lieto fine, ma che finisce per rendere invisibile l’impegno del suo protagonista.

Dobbiamo imparare a convivere con questa assenza di prospettiva, spostando il focus da un’illusoria ricompensa finale al viaggio stesso che viviamo ogni istante.

Tesori perduti, castelli e baci delle principesse lasciamole ai romanzi d’avventura.

Il vero lieto fine nel Safety è quel piccolo cambiamento quotidiano che protegge la vita delle persone.

Sicurezza Lavoro: Lezioni di leadership da Đoković

Qualche settimana fa si è conclusa la finale del Roland Garros, uno dei tornei tennistici più importanti al mondo, che si disputa ogni anno a Parigi.

Una finale davvero entusiasmante, vinta in rimonta dal campione serbo Novak Đoković.

Sotto di 2 set, infatti, il campione è riuscito nell’ardua impresa di rimontare e vincere, aggiudicandosi per la seconda volta l’ambito trofeo su terra rossa.

Forse saprai che Đoković, insieme a Nadal e Federer, è uno dei mostri sacri di questo sport.

Un campione che ha vinto di tutto, tra cui 19 trofei nelle 4 più importanti manifestazioni tennistiche.

Per darti qualche numero, ha vinto 9 Australian Open, 5 Wimbledon, 3 US Open e 2 Roland Garros.

Senza contare che è il tennista che ha trascorso il maggior numero di settimane da numero 1 al mondo, nella storia del tennis.

Insomma, è un vero fuoriclasse nel mondo tennistico, un Leader che da ormai 15 anni continua a vincere a ritmi impressionanti.

Ora, mentre guardavo la finale del Roland Garros, ho iniziato un po’ a riflettere sulla sua carriera di successo e mi sono chiesto:

Cosa permette a una persona di diventare un leader vincente e di rimanere sempre al top della condizione per anni?

La risposta a parer mio, è in una delle famose 21 leggi sulla leadership di John Maxwell, famoso autore e formatore statunitense: La legge del Processo.

Secondo Maxwell, la leadership è un lungo percorso di apprendimento continuo.

Un processo che si sviluppa giorno dopo giorno, acquisendo tutta una serie di abilità che permettono, col tempo, di raggiungere il successo.

Ed effettivamente Đoković si allena ogni giorno per superare i propri limiti, alternando allenamenti tecnici a sedute di sparring, corsa, yoga e pesi.

Anche nel giorno di riposo tra un match e l’altro, lui si allena lo stesso per un’ora.

Certo, ha affrontato anche momenti difficili…

Ad esempio, in passato perse clamorosamente alcune partite importanti a causa di alcuni dolori allo stomaco provocati dalla sua intolleranza al glutine (di cui era all’oscuro).

Solo dopo aver individuato il problema nella Celiachia, e modificando il suo stile alimentare, è tornato ad allenarsi e vincere come prima.

“Ok Matteo ma io faccio sicurezza, mica gioco a tennis…”

Anche in questo caso il paragone è calzante.. pensaci un attimo…

Anche tu come professionista del Safety sei un leader che ogni giorno gioca per vincere la sfida della sicurezza.

Ogni giorno combatti con tutte le tue abilità per motivare i lavoratori, coinvolgere la dirigenza e creare ambienti più sicuri.

Non puoi permetterti di perdere perché nel tuo vocabolario sconfitta significa infortunio.

La riflessione che voglio lasciarti oggi è:

“Quale tipo di processo stai attuando per migliorarti giorno dopo giorno e mantenere alti i tuoi standard?”

Mi spiego…

Stai lavorando sodo anche tu come Đoković, per accrescere costantemente le tue abilità come leader?

Sai come rafforzare i tuoi punti deboli?

C’è qualche ostacolo che non stai considerando?

Per aiutarti a rispondere a queste domande, voglio lasciarti 5 spunti per fare un po’ di autoanalisi sulla tua routine giornaliera.

Ricorda: La Leadership non è una competenza lampo da conquistare in pochi minuti. Si acquisisce con fatica, duro lavoro e tanta dedizione.

Queste 5 domande spero ti aiuteranno a capire la giusta strada per diventare un vero leader della sicurezza e raggiungere i tuoi obiettivi.

  1. Quali abitudini hai e quali sono quelle da consolidare per diventare un professionista migliore?
  2. Quali routine (consapevoli o meno) metti in atto quotidianamente?
  3. Quanto tempo dedichi a migliorare le tue abitudini e le tue routine?
  4. Quali nuove attività dovresti inserire nei tuoi processi giornalieri, settimanali e mensili?
  5. Quali attività dovresti definitivamente abbandonare per essere un professionista migliore?

Prova a dedicare del tempo a queste riflessioni. Pensaci su e buona Leadership!

La Sicurezza sul Lavoro deve essere..

Conosci Khaby Lame, il giovane influencer Piemontese che in poco tempo è diventato un vero e proprio fenomeno virale?

Con pochi mezzi a disposizione, grazie ai suoi video, il suo profilo è infatti diventato uno dei 10 più seguiti al mondo.

Per darti qualche cifra, su Tik Tok ha superato da un po’ i 100 Milioni di followers mentre su Instagram ne ha circa 45 Milioni.

Numeri incredibili se pensiamo anche alla velocità con cui sono stati raggiunti.

Ma che cosa fa di così speciale Khaby?

Il successo di questo ragazzo, è nato sì da un’idea geniale, ma altrettanto semplice.

Non fa altro che perculare dei video già divenuti virali, mostrando una soluzione più semplice al “problema”, il tutto sfruttando in maniera MAGISTRALE il potere del linguaggio non verbale.

Nei suoi video infatti non parla mai: usa sempre la stessa espressione, ormai diventata un cult, per esprimere qualcosa come “easy!!”.

Se non lo hai mai incrociato sui social, ti consiglio di curiosare un po’ i suoi contenuti qualche sorriso te lo strappa.

Ma ora veniamo a noi. Dove voglio andare a parare questa volta?

Te lo spiego subito.

In un mondo come quello dei social, popolato da scatti sexy (molto spesso al limite della decenza) e foto super ritoccate, dove le persone sono disposte a tutto pur di farsi notare, Khaby ha spopolato grazie alla semplicità e genuinità del suo format.

Scusa Matteo ma che c’azzecca Khaby Lame con la sicurezza? Devo iniziare a fare anch’io i balletti su Tik Tok per motivare i lavoratori?

No, non sto dicendo questo…

Quello che voglio trasmetterti oggi è un concetto molto spesso dimenticato da chi fa sicurezza, la semplicità.

Vedi, il mondo della formazione al Safety, non è poi tanto diverso da quello degli influencer.

Ogni giorno moltissimi addetti e responsabili della sicurezza, tentano disperatamente di coinvolgere e catturare l’attenzione dei lavoratori, ma con scarsi risultati.

Perché?

Perché la sicurezza è un argomento complesso, ricco di norme, regolamenti e tecnicismi non sempre alla portata di tutti.

Il guaio però è che, anziché alleggerire la cosa e rendere la sicurezza un momento coinvolgente e divertente, fanno l’esatto contrario: facendola percepire come una materia noiosa.

Quante ore vengono passate a declamare interminabili papiri di legge e sigle astruse utili solo a far paralizzare i neuroni di chi ci ascolta?

Eh ho capito Matteo, ma il mio lavoro è fatto di termini e concetti complessi

Io non mi stancherò mai di ripeterlo: se una cosa non la rendi semplice non può diventare motivante!!

Vediamo se così è più chiaro: S-E-M-P-L-I-F-I-C-A

Utilizzare la semplicità nel fare Sicurezza si traduce, nel pratico, in una serie di accorgimenti. Ad esempio:

  • Evitare i classici spiegoni noiosi durante le riunioni, ma ridurre i concetti all’essenza utilizzando slide con immagini e testo snello;
  • Usare un linguaggio chiaro e alla portata di tutti evitando tecnicismi e sigle incomprensibili;
  • Rendere agevole l’utilizzo e l’approvvigionamento dei DPI posizionandoli in luoghi strategici (ti ricordi dove mettono i dolcetti al supermercato?)
  • Spezzettare le operazioni complesse in sotto-operazioni da spiegare passo passo. Anche le informazioni più difficili possono infatti essere trasmesse per livelli di difficoltà crescenti;
  • Sfruttare colori accesi e testi ben leggibili per le comunicazioni sul campo, nelle bacheche e vicino ai macchinari o ai punti di maggiore pericolo;

Certo, non sempre si semplificano le cose in qualche minuto, ma è la vera chiave per coinvolgere i lavoratori e facilitare l’attenzione verso la Sicurezza nei Luoghi di lavoro.

Ricorda: quando le cose sono complesse il nostro cervello si demotiva.

A proposito di semplicità oggi voglio lasciarti con ulteriori spunti su cui riflettere per il tuo lavoro personale:

1- Le Slide che utilizzate nei corsi di formazione sono minimali, chiare e hanno un bilanciamento tra testo e immagini?

2- Durante le riunioni, semplifichi le informazioni con un’agenda dettagliata a disposizione dei partecipanti?

3- Quando parli di sicurezza utilizzi sempre un linguaggio chiaro ed efficace o ti perdi in inutili tecnicismi?

4- Nella tua azienda le operazioni per lavorare in Sicurezza sono semplificate al massimo?

5- Con che frequenza organizzi delle riunioni di snellimento e semplificazione col tuo team?

Rifletti su questi punti, nel mentre ti lascio con una citazione:

“Complicare è facile, semplificare è difficile.
Per complicare basta aggiungere, tutto quello che si vuole: colori, forme, azioni, decorazioni, personaggi, ambienti pieni di cose. Tutti sono capaci di complicare. Pochi sono capaci di semplificare.”
Bruno Munari

Sicurezza Lavoro e Analfabetismo Emotivo

Oggi voglio tornare a offrirti contenuti di approfondimento, nella nostra newsletter settimanale, parlando del rapporto tra Sicurezza e analfabetismo.

Spesso, immagino, avrai sentito parlare di “analfabetismo funzionale”: l’incapacità delle persone di valutare e comprendere le informazioni.

Una vera e propria piaga della nostra società.

Il problema è che esistono anche altre forme di analfabetismo, meno conosciute, ma altrettanto dannose.

Su tutte, una in particolare crea enormi mancanze all’interno delle organizzazioni. Sto parlando dell’analfabetismo emotivo.

Nell’ultimo Master in Safety Coaching è emerso questo tema, grazie anche all’intervento del Prof. Pietro Trabucchi, psicologo e autore di fantastici libri, specializzato in prestazioni sportive e discipline di resistenza.

Trabucchi ci ha parlato delle 7 leve emozionali, di cui una in particolare mi ha colpito profondamente: quella legata alla manutenzione delle relazioni.

Molti consulenti o responsabili della sicurezza, infatti, non sono attenti ai bisogni emotivi e alle relazioni con gli altri, lavorando verso gli obiettivi aziendali.

Significa che anziché impegnarsi ogni giorno a:
Ascoltare dubbi e proposte;
Curare con attenzione le relazioni con tutti i livelli aziendali;
Premiare chi dimostra di attuare comportamenti più virtuosi;
Costruire un ambiente di fiducia e rispetto;

pensano più a norme e regolamenti da far rispettare e a imporre limitazioni dall’alto ai lavoratori.

In questo modo invece di motivare e coinvolgere le persone alla sicurezza, ottengono l’effetto opposto.

Io non voglio convincere nessuno a fare l’amicone o il buon samaritano. Quello su cui mi batto da anni è un concetto tanto semplice quanto dimenticato:

La Sicurezza non può limitarsi a norme e procedure.

Finché non si inizierà a considerare i lavoratori come esseri umani fatti di bisogni, di emozioni e di socialità, non potremmo mai puntare al cambiamento dei comportamenti.

Si parla tanto sui Social Network di Manager efficace, di Leadership, di Empatia, quando mai nessuno poi si dedica davvero ad ascoltare le persone e a manutenere le relazioni in azienda.

Ecco, gli analfabeti emotivi soffrono proprio questo difetto: non sono in grado di considerare gli aspetti umani delle persone.

Sono quei soggetti che si trincerano dietro montagne di scartoffie e vivono la loro vita tra un’email e un whatsapp urgente, ignari del contesto emotivo-relazionale intorno a loro.

Molti consulenti o responsabili della sicurezza, seguono semplicemente le abitudini, limitandosi a rimproverare o minacciare con provvedimenti disciplinari chiunque gli capiti a tiro.

Lo sforzo invece dovrebbe andare proprio nella direzione opposta: creare relazioni di fiducia, condividere valori importanti e costruire passo dopo passo una Sicurezza sul Lavoro basata sulla crescita collettiva.

Ricorda: senza una relazione significativa non può nascere la motivazione.

Prima di lasciarti, voglio condividere alcune domande di auto-analisi che ti aiuteranno a indagare su alcuni aspetti relazionali:

1- C’è qualcuno con cui hai un chiarimento in sospeso?

2- C’è qualcuno che stai ascoltando poco o che stai trascurando ultimamente?

3- C’è qualche lavoratore a cui potresti fare un pensiero inaspettato? Magari a qualcuno che ha dimostrato impegno e motivazione…

4- Può essere utile organizzare una cena con qualche collega o gruppo di lavoro, per distendere i rapporti?

5- Stai riconoscendo gli sforzi di chi, pur a piccoli passi, si sta impegnando ad attuare comportamenti più virtuosi?

Prova a riflettere su questi punti e ricordati che una relazione sana e positiva è il terreno su cui costruire la Sicurezza nei luoghi di Lavoro.

Qual è il primo passo per cambiare i comportamenti?

Oggi voglio iniziare questa newsletter con una domandina facile facile…

Qual è il primo passo per cambiare i comportamenti delle persone?

Se sei un consulente o responsabile della sicurezza saprai che la vera sfida è proprio questa:

Convincere i lavoratori ad attuare ogni giorno comportamenti più virtuosi al fine di evitare incidenti o infortuni.

Ora, per risponderti alla domanda iniziale, ti voglio raccontare un esperimento realizzato negli anni ‘60 da 2 psicologi americani: Robert Rosenthal e Lenore Jacobson.

I 2 psicologi sottoposero un gruppo di alunni a un test di intelligenza per valutare il loro potenziale, facendo però credere alle maestre che si trattava di specifici test cognitivi.

In realtà l’esame era solo una farsa…

Rosenthal e Jacobson presero 4 nomi a caso dal registro, comunicando poi alle maestre che il potenziale di questi alunni si sarebbe sviluppato in maniera esponenziale nei mesi successivi.

Cosa avvenne in seguito?

I 4 alunni indicati come dei piccoli geni migliorarono davvero, realizzando la profezia dei 2 psicologi.

“Ok Matteo, ma non ho ancora capito qual è il primo passo da fare per cambiare i comportamenti..”

Ora te lo spiego.

Le maestre vedendo i risultati del test, iniziarono a orientare tutti i loro sforzi su quei 4 alunni, dedicando molto più tempo all’insegnamento di questi rispetto agli altri, avendo piena fiducia nelle loro potenzialità.

Gli psicologi volevano semplicemente dimostrare che se gli insegnanti credono che un bambino abbia un potenziale maggiore, lo tratteranno in modo diverso dagli altri.

L’alunno interiorizzerà quel giudizio e si comporterà di conseguenza.

Capisci dove voglio arrivare?

Il primo passo per cambiare davvero il comportamento delle persone è proprio questo: avere piena fiducia nel loro potenziale.

Questo vale in qualsiasi ambito, compreso il nostro amato mondo della sicurezza sul lavoro.

“Si vabbè Matteo, io mi sforzo pure di dare fiducia, ma la gente alla fine è capocciona e tanto non mi sta a sentire..”

Lo so, lo so.. Certe volte è davvero dura condividere la Sicurezza nelle aziende. Con alcune persone poi abbiamo più difficoltà perché c’è una predisposizione strafottente che ci rende ostili.

Quello che voglio suggerirti oggi, quindi, è un allenamento personale su 3 punti di attenzione, così da risvegliare la tua capacità di dare fiducia e accompagnare le persone al cambiamento.

1- Dialogo Interiore
Il nostro giudizio (limitante) non è qualcosa di esoterico o astratto. Si tratta, in fin dei conti, di ciò che la nostra vocina ripete durante le interazioni comunicative.

Il primo punto di attenzione è proprio prendere consapevolezza del tuo dialogo interiore (ciò che ti dici mentalmente) quando condividi la Sicurezza in azienda.

Quali sono le frasi che ti ripeti spesso?
Che tono di voce usi per parlare a te stesso delle altre persone?
Ci sono giudizi nei tuoi pensieri?
Quali parole circolano nella tua testa durante il confronto in azienda?

2- Focus sui Risultati vs Focus sul Potenziale
La grande sfida per chi vuole dare fiducia agli altri si muove soprattutto intorno a un passaggio chiave: spostare l’attenzione dai risultati attuali al potenziale.

Invece di giudicare le persone per quello che stanno ottenendo ora, prova a focalizzarti sul potenziale che viene messo in campo.

Quante storie conosciamo di persone che, partendo da condizioni misere, sono riuscite a rendere la loro vita straordinaria?
Quante volte anche tu sei riuscito ad apprendere nuove competenze o abilità partendo da zero?

Bene, sforzati di misurare le persone non sulla base di quello che ottengono, ma sulla possibilità che avranno di ottenere risultati in futuro.

3- Se capitasse a tuo figlio?
Questo terzo punto è più una buona “predica” che voglio farti..

Se tuo figlio non fosse incoraggiato dai suoi insegnanti a dare il massimo, saresti contento?
Se qualcuno non si sforzasse di tirare fuori il meglio da lui perché “tanto non ci arriva”, come ti sentiresti?

So che il paragone è un po’ forzato, ma voglio spingerti a considerare ogni lavoratore, datore di lavoro o manager con cui interagisci come un bambino da accompagnare con cura e impegno.

Solo con uno spirito nobile, testardo e basato sulla fiducia possiamo ispirare quel cambiamento che vorremmo osservare nel mondo esterno.

Bene, anche per oggi siamo giunti alla fine.

Ricorda: se vuoi cambiare davvero i comportamenti dei lavoratori, devi essere tu il primo a credere nel fatto che sia possibile farlo…

Safety Leadership: Sei un impostore della Sicurezza?

“La considerazione esagerata in cui viene tenuto tutto il mio lavoro, mi mette a disagio e talvolta mi fa sentire un imbroglione, anche se involontario.”
Albert Einstein

Questa citazione che hai appena letto è una confessione che il padre della teoria della relatività, Albert Einstein, rivelò ad un amico poco prima di morire.

Einstein, considerato da tutti come un genio, quando parlava dei suoi meriti si sentiva un impostore, come se la sua più grande scoperta fosse solo frutto del caso.

Questa “sensazione” in realtà non è esclusiva di Einstein, anzi, è molto più comune di quello che pensi.

Essa prende il nome di Sindrome dell’impostore.

Ma di cosa si tratta?

Nel 1978 due psicologhe americane, Pauline Clance e Suzanne Imes, notarono che alcune persone competenti e di successo erano incapaci di interiorizzare i propri traguardi raggiunti.

Pur avendo ottenuto eccellenti risultati in ambito lavorativo, infatti, le due psicologhe non si sentivano mai all’altezza del proprio ruolo, attribuendo i propri meriti al caso o alla fortuna.

“Bene Matteo, ma che c’entra tutto questo con la sicurezza?”

Mi spiego.
Se non hai fiducia nelle tue competenze e ascolti quella “vocina” interna che ti dice di non meritare i successi ottenuti, rischi di:

  • Autolimitarti e di conseguenza non sentirti all’altezza delle situazioni;
  • Provare un senso di insoddisfazione perenne, che ti porta a sentirti inadeguato e non all’altezza del tuo ruolo professionale;
  • Essere costantemente intransigente verso te stesso, provando solo rabbia e frustrazione per ogni tuo errore.

E tutto questo si ripercuote sulle tue performance, nonché sulla tua credibilità agli occhi degli altri.

Per questo anche oggi il buon Matteo viene in tuo aiuto.

Voglio condividere con te 5 azioni da fare, per evitare che la sindrome da impostore prenda il sopravvento.

  1. Ogni fine settimana, fermati un momento e prendi carta e penna. Crea una piccola lista con le 5 cose più importanti e di valore che hai fatto, e prenditene il merito.
  2. Pensa a tutti i traguardi che hai raggiunto nella vita (non necessariamente solo in ambito professionale) e prenditene il merito.
  3. Quando ricevi un complimento, anziché sminuirlo con frasi come “ma di che è il mio dovere” oppure “ma dai è una sciocchezza”, impara a dire “grazie”, e prenditene il merito.
  4. Al primo errore, non pensare subito di essere un incompetente. L’imperfezione fa parte dell’essere umano, abbiamo pregi e difetti. Riconosci l’errore, rimedia, e aumenta la tua esperienza.
  5. Anche se è difficile coinvolgere e motivare i lavoratori alla sicurezza, non abbatterti e punta ai tuoi obiettivi.

Fai sempre del tuo meglio e continua a rimboccarti le maniche.

Ricorda: Se non sei TU il primo a credere in te stesso, come puoi pensare che lo facciano lavoratori e dirigenti?

Non succederà. Garantito al limone.

Inizia a darti qualche pacca sulla spalla in autonomia. Segui questi consigli, tanto semplici quanto efficaci, e ti garantisco che nel tempo ne vedrai gli effetti.