I 7 Peccati Capitali della Sicurezza sul Lavoro
Sai meglio di me quanto di quanto sia diventato difficile fare sicurezza oggi.
Più volte nelle mie newsletter ho parlato del problema che ogni giorno affronta chi fa il tuo mestiere: convincere le persone a rispettare le indicazioni di prevenzione infortuni.
Comunicare rischi e pericoli della sicurezza all’interno di un’azienda richiede impegno, sforzo e tanta energia. A volte sembra che per coinvolgere e motivare i lavoratori al Safetyserva un miracolo.
Eppure non siamo Santi che fanno miracoli..
Siamo esseri umani che ogni giorno si mettono al servizio delle aziende per aiutare i lavoratori a capire quali comportamenti tenere, evitando incidenti o infortuni anche gravi.
E come tutti gli esseri umani, anche noi che ci occupiamo di Sicurezza possiamo sbagliare e commettere qualche peccato..
In maniera scherzosa (ma nemmeno poi tanto) oggi voglio raccontarti quali sono, secondo me, i 7 Peccati Capitali della Sicurezza sul Lavoro.
Si tratta di 7 fattori che, se presenti, rischiano di mandare a farsi friggere tutte le tue buone intenzioni e il tuo duro lavoro.
E, ricorda, ogni peccato ha la sua pena! 👹
In questo caso la tua punizione sarà inevitabilmente un inferno di persone disinteressate e scarsamente coinvolte al nobile processo di creazione della Cultura della Sicurezza.
#1 Burocrazia
Ecco il primo peccato capitale, in cui cadono (ahinoi) il 75% dei tecnocrati della Sicurezza: occuparsene riducendo tutto a una questione Normativo-Burocratica.
Molti professionisti fanno Sicurezza solo con i pezzi di carta..
Sono quelli che scrivono tutti i giorni sui vari forum per fare domande che non servono a niente.. Del tipo: “Cosa dice il Decreto x”, “Cosa cambia con questa nuova legge”, “Come si redige correttamente il DVR”, “Come compilare questo modulo secondo la legge”.
E potrei continuare all’infinito.
Certo, la natura di questo mestiere richiede documentazioni, adempimenti burocratici da rispettare, aggiornamenti tecnici. Lungi da me ignorare gli aspetti tecnici che sono fondamentali.
Ma un conto è dedicare parte del tuo tempo alla parte documentale, un altro è invece limitarsi a fare sicurezza solamente da un punto di vista burocratico.
Gli scartoffiari, come mi piace chiamarli, pensano solo ad avere tutti i pezzi di carta fatti bene e a stracciare i prezzi per avere più appeal sul mercato, invece di avere a cuore il benessere e la sicurezza dei lavoratori in azienda.
#2 Complessità
La Sicurezza è una materia che nasce da aspetti normativi. Per sua natura è piena di parole complesse e di difficile comprensione.
DPI, DVR, POS, RSPP, RLS, DL, ASPP, DUVRI, D.Lgs. Sono solo alcune delle sigle più comuni e astruse che si trovano in circolazione. A queste vanno aggiunte le infinite norme tecniche, i regolamenti, le linee guida, le direttive europee e via dicendo.
Qui casca l’asino e finisce dritto nel secondo Peccato Capitale della Sicurezza sul Lavoro.
Quando si parla con le persone di prevenzione, dobbiamo sempre ricordarci che la complessità spaventa e allontana le persone.
Impiegare un linguaggio estremamente tecnico quando si comunica è assolutamente controproducente.
Ricorda: per coinvolgere e motivare le persone punta alla semplicità. Niente paroloni, sigle o termini complessi. E se proprio devi usarli semplifica, semplifica e ancora semplifica.
#3 Egocentrismo
Uno dei peccati più grandi che può commettere un professionista del Safety? Fare l’Esperto per appagare il suo Ego.
Sì certo, tu sei quello che ha studiato Sicurezza e ne sa sicuramente più di tutti.
Ma mettersi sul piedistallo mentre si fa formazione, dire agli altri cosa devono fare, quali DPI devono indossare, come devono comportarsi non è certo l’atteggiamento giusto.
Sono anni ormai che l’insegnamento accademico “classico” top-down è stato sostituito da un approccio partecipativo.
Il nostro metodo Safety Coaching va oltre: utilizzare uno stile Maieutico in ogni occasione è quanto di più efficace si possa ottenere.
Dai DVR alle procedure condivise, gli Audit partecipativi, le regole co-costruite, la formazione che diventa facilitazione, la creazione di consapevolezza durante gli affiancamenti sul campo e così via.
Tutte tecniche che allontanano il rischio spiegone dell’esperto e avvicinano le persone alla prevenzione.
Ricorda: Il compito di un esperto di Sicurezza sul Lavoro non è dire agli altri cosa fare, ma guidarli in un percorso verso la consapevolezza sui rischi.
#4 Autorità
Eccoci arrivati al quarto peccato, che si lega in un certo senso al terzo.
Pretendere dai lavoratori comportamenti sicuri “perché esiste una legge che lo impone!!!“, non fa altro che indisporre e indurre comportamenti ribelli.
Non possiamo dare per scontato che, visto l’obbligo, questo vada automaticamente rispettato.
Tale atteggiamento è controproducente! L’obbligo a fare qualcosa, viene sempre vissuto come un’imposizione.
Se avessi avuto un euro per ogni frase così oggi sarei miliardario.
Illudersi di poter imporre con vincoli normativi la Sicurezza è fantascienza.
Sarebbe meglio, invece, aiutare le persone a capire quali sono i rischi che possono correre, a comprendere realmente perché bisogna comportarsi in un certo modo..
Proprio come cerchiamo di educare i nostri figli in maniera efficace, offrendo confronto e riflessione guidata.
#5 Autocensura
Mi piace definirlo come l’atteggiamento “fantozziano” di chi fa Sicurezza.
“Mi consenta, volevo dirle che dovremmo aggiornare il nostro DVR perché é scaduto”, “Se me lo permette, vorrei aggiornare i nostri lavoratori sulla Sicurezza”, “Mi scusi se le do fastidio, so che ha cose più importanti da fare, ma dovremmo anche vedere il piano della sicurezza per quest’anno”.
Se sei un Responsabile della Sicurezza, frasi fantozziane e pratiche di autocensura come queste ti tolgono credibilità ed efficacia.
Come pensi di riuscire a motivare qualcuno se tu per primo ti mostri così insicuro nella comunicazione?
Non puoi essere in grado di far rispettare le norme di sicurezza se continui ad avere un atteggiamento di servilismo in azienda.
Ricorda: le persone ti tratteranno come tu gli permetterai, consapevolmente o inconsapevolmente.
Dai valore a te stesso! Il tuo lavoro è importante, rendi prezioso il tuo tempo e ciò che devi dire. Vedrai che le persone inizieranno a trattarti diversamente.
#6 Didatticità
La comunicazione non è fatta solo di contenuto, ma anche e soprattutto di forma.
Occuparsi solo di quello che va detto, e non di come lo stiamo dicendo, è un errore che può costare caro.
Pensa a quando andavi a scuola..
Quanto erano noiose quelle lunghe e schematiche spiegazioni del prof. di turno?
Accade esattamente lo stesso con la Sicurezza.
Il più delle volte ti concentri solo su quello che devi comunicare, lo infarcisci di nozioni e indicazioni, dimenticando una cosa importante..
Cioè, quanto una comunicazione snella, una serie di slide graficamente accattivanti o uno speech dove usi l’ironia, possa in realtà fare la differenza tra un’aula annoiata e un’aula attenta.
Un buon vino dentro il cartone del tetrapak verrà comunque percepito come un vino di poco valore.
Se, invece, quello stesso vino lo metti in una bella bottiglia di vetro con un’etichetta accattivante, non credi che acquisti più valore?
Quindi.. Facciamoci un favore una volta per tutte..
Prestiamo attenzione a COME diciamo le cose, non solo a quello che diciamo.
Buttiamo questo benedetto cartone del tetrapak!!
#7 Declamazione Urbi et Orbi
Uno degli atteggiamenti più sbagliati di chi si occupa di Sicurezza è la presunzione che debba interessare a tutti.
Declamare “La sicurezza è importante per tutti” o “Tutti devono prestare attenzione alla prevenzione”, significa dare per scontato che le persone abbiano lo stesso grado di consapevolezza e di sensibilità al tema.
Eppure mettiamocelo in testa: non è sempre così!
Lo so che ti verrebbe voglia di lanciare il PC in aria e mandare tutti a quel paese “Ma come, una cosa così importante non viene presa in considerazione!!”
Eppure dobbiamo stare calmi, respirare e comprendere che un processo di creazione di Cultura della Sicurezza richiede piccoli passi costanti e determinati.
Ognuno ha un proprio percorso culturale ed evolutivo individuale. Non possiamo pensare o pretendere che tutti, indistintamente, abbiano anche la stessa percezione del rischio.
Invece di fare queste inutili proclamazioni “urbi et orbi” o arrabbiarci perché i lavoratori non indossano DPI in cantiere e non attuano comportamenti virtuosi, proviamo a cambiare strategia.
Accompagniamo le persone ad innamorarsi della Sicurezza, guidiamole verso una presa di coscienza, e risvegliamo in loro il senso del volere (non del dovere..).
Ricorda: il cambiamento richiede tempo, volontà e dedizione. Dobbiamo avere fiducia nel processo e puntare sempre a obiettivi di lungo termine.
Bene, si chiude qui il nostro viaggio sui 7 Peccati Capitali della Sicurezza sul Lavoro!
Ti auguro una splendida giornata 😉
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