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Anche tu sei vittima dell’Effetto Matteo?

Oggi ti voglio raccontare di un esperimento alquanto bizzarro, condotto una decina di anni fa da un gruppo di scienziati.

Queste persone selezionarono una cinquantina di articoli già pubblicati da ricercatori di prestigio, cambiandone i titoli e attribuendoli a scienziati provenienti da università molto meno prestigiose.

Dopodiché inviarono i paper scientifici alle stesse riviste che li avevano pubblicati, con il risultato che quasi tutti gli articoli questa volta furono respinti.

Questo esperimento è stato fatto per spiegare il cosiddetto “Effetto Matteo”, una particolare dinamica, che si crea quando un successo è raggiunto non tanto per merito, quanto per posizionamento sociale.

L’esperimento ha dimostrato infatti che, in ambito universitario, un autore riconosciuto ha maggior possibilità che i propri articoli vengano pubblicati sulle riviste scientifiche, rispetto a uno sconosciuto.

Se ci pensi è una dinamica piuttosto comune e che si verifica in diversi ambiti. Compresa, guarda caso, la sicurezza sul lavoro.

Facciamo un esempio…

Mario è il classico lavoratore modello, è sempre attento a utilizzare i dispositivi di protezione e ad accorgersi quando qualcosa non funziona, comunicandolo tempestivamente al consulente della sicurezza.

Fin qui, niente di male, abbiamo un lavoratore molto in gamba.

Il consulente o responsabile di riferimento lo sa, e oltre a complimentarsi di tanto in tanto, si rivolge solo a lui per ricevere segnalazioni o near miss.

Il problema però è che così facendo, si innesca un meccanismo tale per cui solo una persona in tutta l’azienda (Mario) darà informazioni utili e sarà pienamente motivata a lavorare in sicurezza. 

Mentre tutti gli altri probabilmente se ne fregheranno.

Ecco che allora si verifica il cosiddetto Effetto Matteo nella sicurezza…

Ora, avere delle preferenze ci sta. 

Del resto è un po’ come a scuola, quando il professore di turno aveva in simpatia il primo della classe e lo stimolava a migliorare i suoi voti.

È del tutto normale entrare maggiormente in empatia con determinate persone.

Ma mentre a scuola il rischio era pressoché minimo, nella sicurezza è molto rischioso. Potresti perderti tutta una serie di informazioni preziose che a Mario potrebbero sfuggire, ma non agli altri lavoratori.

Senza contare che coloro che non ricevono la dovuta attenzione dal consulente o responsabile di riferimento, saranno indubbiamente poco motivati ad adottare comportamenti virtuosi.

Ed è qui che entri in gioco tu, come Safety Coach.

Il tuo compito è quello di porre le tue attenzioni su tutti i lavoratori, stimolandoli in egual misura a lavorare in sicurezza e a segnalare problematiche particolari all’interno dell’azienda.

“Ok Matteo, ma non tutti i lavoratori sono come Mario, ad esempio Luigi e Marco non sono affatto motivati e non mi danno mai feedback…”

Lo so, lo capisco…

Ma è proprio qui che il Metodo Safety Coaching ti può aiutare, sfruttando 2 delle skill fondamentali per fare sicurezza la giorno d’oggi: Empatia e Domande.

L’empatia nell’ambito del Safety, rappresenta uno dei valori cardine che ogni consulente o responsabile della sicurezza deve avere e promuovere all’interno dell’azienda.

Saper coinvolgere i lavoratori, senza imposizioni, è la via più sensata per creare un gruppo di persone affiatate e che lavorano costantemente con un unico mantra: la sicurezza in azienda.

La seconda skill fondamentale sono le Domande.

Le domande hanno il potere di attirare l’attenzione delle persone per orientarle verso gli obiettivi che desideri raggiungere.

Ad esempio per motivare tutti quei lavoratori che non collaborano, potresti utilizzare domande aperte utili a capire quali sono le convinzioni che li spingono a comportarsi così:

Marco perché per te fare sicurezza è uno spreco di tempo e denaro?”

“Luigi perché ritieni sia inutile segnalare i near miss?”

Puoi utilizzare anche domande che invitano all’azione o focalizzate sulle soluzioni, del tipo:

“Marco secondo te come possiamo fare in modo che tutti i lavoratori utilizzino i DPI in questo reparto?

Oppure:

“Luigi come pensi sia meglio procedere con questa lavorazione?”

Utilizzare domande di questo tipo, ti consentirà di:

  • motivare davvero i lavoratori alla sicurezza;
  • aiutarli a ricercare in autonomia eventuali soluzioni;
  • invitarli a segnalare problemi o near miss.

In questo modo riuscirai ad evitare l’Effetto Matteo per dare spazio all’effetto Safety Coaching 😉

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