impotenza appresa

Cambiamento Culturale e Impotenza Appresa

Più volte nel corso delle mie newsletter ho attaccato i vari “furbetti della sicurezza” o i “maghi delle scartoffie“.

Oggi però voglio spezzare una lancia in loro favore…

Tranquillo, non sono ancora passato al lato oscuro; sono ben consapevole che gran parte di loro agisca esclusivamente per mettersi due spiccioli in tasca..

Eppure da buon ottimista quale sono credo che una piccolissima parte di loro operi in questo modo perché impotente!

Ti racconto meglio cosa intendo con questo racconto..

Martin Seligman, psicologo americano di fama mondiale, fece 2 esperimenti per verificare una sua teoria.

Nel primo caso mise 2 cani in 2 gabbie differenti, sottoponendoli a piccole scosse elettriche.

In una gabbia non c’era modo di fermare le scosse, mentre nell’altra era presente una leva, che il cane imparava ad azionare per farle cessare.

Successivamente, per verificare il comportamento dei due cani dopo questa prima esperienza, utilizzò una terza gabbia dove da un lato venivano erogate scosse elettriche, dall’altro invece no.

Il cane che aveva imparato ad azionare la leva, cercò subito di risolvere il problema “scosse” spostandosi e scoprendo il lato della salvezza.

Il secondo cane invece, abituato ormai a non poter cambiare le cose, se ne restò lì – impotente – a subire quelle fastidiose scosse.

Qualche anno più tardi, Seligman, fece un esperimento simile su un gruppo di studenti, collocandoli in una stanza e sottoponendoli a rumori fortissimi.

All’interno della stanza c’erano delle manopole che gran parte di loro provarono a girare, senza che succedesse nulla. Il rumore persisteva.

Ripeté l’esperimento con gli stessi studenti, questa volta però con le manopole funzionanti.

Risultato?

Solo una minima parte provò a girarle. La maggior parte degli studenti non fece nulla. Se ne restò lì – impotente – a subire quei fastidiosissimi rumori.

Seligman con questi esperimenti definì la sua teoria della sindrome da impotenza appresa: una condizione inconscia che ci porta ad adattarci a situazioni, anche spiacevoli, senza fare nulla per cambiarle.

È una meccanismo estremamente limitante, che mina in modo drastico l’autostima delle persone.

Beh nella Sicurezza sul Lavoro, spesso, accade la stessa identica dinamica.

Prova a pensarci…

Quante volte hai tentato di comunicare con lavoratori annoiati a cui non importa minimamente ciò che hai da dire?

Quante volte ti sei scontrato con la dirigenza che non ti ascolta e non vuole essere minimamente coinvolta?

In quante occasioni ti sei sentito l’unico interessato a un tema così importante?

In questo scenario, è comprensibile avere la convinzione di non poter cambiare le cose e finire per lasciarsi vittime dell’impotenza appresa.

Questo è quanto di più triste possa accadere..

Perdere la speranza di poter cambiare le cose è il primo passo verso la totale impossibilità di riuscirci.

E attenzione non ti sto raccontando robe new age, leggi di attrazione o visualizzazioni-quantiche-pudenza-della-mende..

Ti invito solo a riflettere che quando lasciamo spazio ai nostri pregiudizi il dialogo, il confronto e lo scambio all’interno delle aziende diventa sterile e improduttivo, impedendoci di raggiungere il tanto ambizioso obiettivo: cambiare la Cultura della Sicurezza.

Per sondare questo aspetto di cui ti ho parlato prova a domandarti:
– Ho fiducia nella possibilità di influenzare positivamente il mio ambiente?
– In una scala da 1 a 10 quanto ritengo che sia possibile trasformare la Cultura della Sicurezza in un’azienda?
– Mi sento in grado di far cambiare i comportamenti delle persone e di motivarli alla sicurezza?

Ricorda: il cambiamento non è né facile né veloce, ma è la cosa più bella a cui tu possa dedicarti.

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