Come rimuovere i pregiudizi dei lavoratori

Esiste un mito duro a morire tra gli appassionati di basket: il cosiddetto fenomeno della “mano calda”.

Una fenomeno illusorio per cui, se un giocatore ha segnato diversi punti negli ultimi istanti di gioco, sarà praticamente impossibile che sbagli il tiro successivo.

Si tratta di un classico errore cognitivo, nato dal fatto che la persona sottovaluta l’incognita della casualità in una striscia positiva di successi.

Utilizzando un termine più tecnico, possiamo definirlo come un bias mentale, un costrutto basato su una concezione errata della realtà (un pregiudizio), causa di decisioni precipitose e spesso errate.

La stessa cosa si verifica quando si parla di giochi d’azzardo e scommesse sportive.

Nel lotto ad esempio, le persone continuano a giocare gli stessi numeri perché: “tanto prima o poi usciranno”.

Lo stesso capita con le Slot Machines… “SE quello prima di me ha giocato ma non ha vinto, SICURAMENTE ora la macchina pagherà”

Il giocatore, ha l’errata convinzione che eventi del passato possano influire su quelli futuri e viceversa.

In realtà non esiste nessuna correlazione tra tutto ciò.

Il problema vero è che queste persone restano intrappolate in una sorta di loop mentale, perseverando nelle loro convinzioni (e conseguenti errori)

Vorrei precisare che, ho preso esempi legati al mondo dello sport e delle scommesse, ma ti assicuro che siamo soggetti a bias mentali, anche nella vita di tutti i giorni.

Il mondo del Safety non fa eccezioni…

Quante volte ti sarà capitato mentre parli di sicurezza, di ascoltare dai lavoratori, frasi del tipo:

“Non si è mai verificato un singolo incidente in questa azienda, perché dovrebbe succedere proprio adesso?”

“Sono 20 anni che faccio così e non è mai successo nulla…”

Anche questi sono esempi di errori cognitivi, con l’aggravante che, se nello sport si tratta di sbagliare un canestro e perdere una partita, qui si rischia la vita.

I lavoratori forti di questa consapevolezza e intrappolati nelle loro convinzioni, prendono decisioni stupide che potrebbero costare caro. 

E non ti basterà tutta la motivazione del mondo per fargli cambiare idea, poiché il loro pensiero distorto è arroccato in una fortezza, fatta di sicurezze errate e pregiudizi.

Ora, la domanda da 1 milione di euro che dovresti farti è: 

Come superare queste trappole mentali per aiutare i lavoratori a prendere decisioni più funzionali?

Lo vediamo subito…

Ecco 3 accorgimenti, che ti aiuteranno a scardinare gli errori cognitivi nei lavoratori, evitando così decisioni e comportamenti pericolosi in azienda

Il primo consiglio, spesso dato per scontato ma invece molto importante, è:

 

1.Crea una relazione di fiducia con il lavoratore.

Non potrai mai, e ripeto mai, cambiare una convinzione, se vieni percepito dal lavoratore come il classico rompiscatole della sicurezza, il “So tutto io” di turno.

Se vuoi motivare alla sicurezza, è fondamentale che tu comprenda gli schemi di pensiero di chi hai di fronte, in modo da stimolare riflessioni attive.

Puoi farlo attraverso l’uso di domande mirate.

Potresti ad esempio, porre domande aperte per comprendere le idee: “Perché secondo te fare sicurezza è uno spreco di tempo?”

Oppure potresti porre domande che stimolino la riflessione: 

“C’è un modo migliore secondo te per migliorare la sicurezza nella tua azienda?”

Così facendo aumenterai il coinvolgimento e di conseguenza la fiducia del lavoratore, nei tuoi confronti.

 

  1. Crea consapevolezza.

Per aiutare i lavoratori a superare le trappole mentali, non puoi assumerti il ruolo di mammina premurosa, guidando per mano le persone ad affrontare i rischi e pericoli.

“Mario, guarda che così ti fai male perché la statistica dice che il 92% degli infortuni sul lavoro si verifica…”

NO, non stai facendo sicurezza in questo modo, e non stai aiutando il lavoratore a evitare gli infortuni.

Quello che invece un vero Safety Coach fa, è aiutare il lavoratore a riconoscere in piena autonomia i rischi e i pericoli all’interno dell’azienda.

Solo raccogliendo input di qualità dall’ambiente che lo circonda, potrà capire da solo le misure adeguate da adottare per scongiurare il pericolo di infortuni.

Anche qui, puoi usare domande specifiche che aiutano il lavoratore a raggiungere in autonomia, la piena consapevolezza dei rischi e dei pericoli:

“Qual è secondo te il rischio e il grado di difficoltà, nell’esecuzione di questa lavorazione?”

“Quali dispositivi di protezione ritieni che sia opportuno utilizzare?” 

 

  1. Utilizza un linguaggio efficace.

L’ultimo accorgimento riguarda la comunicazione.

Una volta creata una relazione di fiducia, è importante non buttarla al vento.

Se ricordi, in qualche newsletter fa, abbiamo visto l’importanza di adoperare un linguaggio positivo che ispiri l’azione, generi autorevolezza e influenzi il cambiamento.

Allo stesso modo, è importante evitare espressioni negative come no e non, che manifestano un senso di rifiuto e chiusura verso il tuo interlocutore.

Un’altra parola da evitare, è la congiunzione avversativa: però.

“Sono d’accordo con te Mario, però…”

Questo vocabolo indispone il tuo interlocutore, chiudendo il dialogo.

Molto meglio usare congiunzioni che possano facilitare un senso di comprensione e allineamento con la persona che hai di fronte.

“Sono d’accordo con te Mario, è anche vero che…”

Noti come cambia il significato?

Hai manifestato comprensione e rispetto per le idee di Mario, ma allo stesso tempo puoi virare elegantemente per esporre il tuo punto di vista.

Bene, anche per oggi siamo giunti alla fine.

Segui questi 3 consigli, e vedrai che la strada per cambiare abitudini e convinzioni errate nei lavoratori, sarà più in discesa.

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