Infarto e Safety… cos’hanno in comune?
Oggi voglio raccontarti una storia che ha dell’incredibile. Un vero e proprio mistero (apparente), la cui soluzione è tanto sconvolgente, quanto funzionale a noi che ci occupiamo di sicurezza sul lavoro.
Siamo nell’America di inizio anni sessanta, in pieno boom economico post dopoguerra.
Stewart Wolf, un medico statunitense, viene a sapere che a Roseto Pennsylvania, una piccola cittadina fondata da immigrati italiani, nessun abitante con meno di 65 anni, manifestava disturbi cardiaci.
Ora, detta così potrebbe sembrarti una notizia irrilevante, ma tieni presente che in quel periodo, in America, l’infarto era la prima causa di morte degli uomini di età compresa tra i 55 e i 64 anni.
La percentuale di decessi per complicazioni cardiopatiche in quella fascia di età era altissima. Come Fosse un’epidemia.
Va anche detto che all’epoca, i farmaci per abbassare il colesterolo ancora non erano stati inventati, e non c’era nessuna forma di prevenzione per impedire l’insorgenza della patologia.
Comunque, Wolf, rimase stupito da tutto ciò e decise di indagare.
Si trasferì insieme ad alcuni suoi studenti dell’Università dell’Oklahoma, nel tentativo di risolvere il mistero.
Una cosa saltò subito all’occhio del Medico: contrariamente a ciò che pensava, gli abitanti di Roseto, non erano certamente dei salutisti… Tutt’altro!
Non praticavano esercizio fisico, erano dei fumatori incalliti e assumevano più del 40% di grassi dalla loro alimentazione…
Non esattamente l’ideale per l’apparato cardiocircolatorio.
Nello stupore della scoperta, il Dottore ipotizzò che il segreto dei rosetani, risiedeva nella loro genetica.
Analizzarono quindi i parenti degli abitanti della cittadina che vivevano però altrove, per un confronto, ma i risultati furono deludenti:
al di fuori di Roseto la situazione era “normale”; si moriva di infarto come in qualsiasi altro posto.
Provarono a prendere in considerazione la posizione geografica di Roseto, ma fu un altro fallimento.
Insomma, tutti i test di Wolf e della sua squadra, si rivelarono un colossale buco nell’acqua.
Ma allora qual’era il segreto di questa immunità, esclusiva dei rosetani?
La cosa curiosa è che il medico dopo tutti gli studi che aveva fatto, se ne accorse casualmente. Un giorno, passeggiando per la cittadina, notò che tra gli abitanti c’era un rapporto molto particolare.
Le persone si prendevano cura l’uno dell’altro, chiacchieravano , si facevano visita, cucinavano tutti insieme… era come se Roseto fosse abitata da una grande famiglia.
Ciò che contraddistingueva i Rosetani dagli altri, era proprio il senso di solidarietà, collaborazione e condivisione dei valori.
Roseto era una piccola comunità, dai forti valori sociali, dove ognuno aiutava l’altro, cooperando insieme, aiutandosi a vicenda e ponendo tutti allo stesso livello gerarchico.
QUESTA era la chiave di tutto… vivere in empatia l’uno con l’altro.
Empatia vs imposizione
L’Effetto Roseto dimostra come l’empatia rappresentava per gli abitanti del posto una cura miracolosa contro disturbi cardiaci e infarti.
Nel safety, l’empatia rappresenta il vero valore aggiunto che ogni consulente o responsabile deve avere, per promuovere appieno la Cultura della Sicurezza.
Quello che ho osservato nella stragrande maggioranza delle aziende, o parlando con alcuni corsisti, è che purtroppo tutto questo non avviene.
Spesso infatti, ai lavoratori vengono imposte norme, obblighi e regolamenti da rispettare, dimenticando un fattore molto importante:
Se il tuo obiettivo è quello di coinvolgere alla sicurezza, l’imposizione non è mai la via corretta da seguire, poiché nessun lavoratore si sentirà mai pienamente motivato a rispettare le regole.
In altre parole, se ti atteggi a “professorino”, otterrai solamente menefreghismo e scarsa attenzione.
La cultura della sicurezza è invece basata sull’empatia e il coinvolgimento attivo.
Questo significa che tu, in qualità di responsabile o consulente della sicurezza, devi essere in grado di coinvolgere tutti gli interlocutori che prendono parte alle procedure di sicurezza dell’azienda.
Come dico sempre ai miei studenti, la Motivazione alla Sicurezza è legata alla capacità di costruire relazioni forti all’interno dell’organizzazione che si vuole trasformare.
Così facendo, non solo si verrà a creare una piccola comunità, proprio come quella di Roseto, dove ogni persona in azienda collabora l’uno con l’altro al fine di mantenere elevati gli standard di sicurezza.
Ma grazie a una forte relazione a tutti i livelli, i lavoratori si sentiranno parte integrante del processo decisionale e assumeranno maggiore responsabilità nei processi lavorativi.
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