Safety Coach VS Convinzioni… chi vincerà?

Esistono delle forze invisibili che ci spingono a compiere scelte discutibili e spesso al limite dell’irrazionale.

Queste forze si chiamano convinzioni e se guardiamo al passato, hanno avuto un peso decisivo su numerosi accadimenti storici.

Un esempio?

Parliamo della teoria geocentrica…

Come saprai, ai tempi di Aristotele c’era la convinzione che il pianeta Terra fosse al centro dell’Universo, mentre gli altri corpi celesti le ruotavano attorno.

Una teoria (o convinzione) accettata universalmente da tutti, dovuta soprattutto alle scarse conoscenze della fisica che c’erano allora.

Nel corso dei secoli però, personaggi illustri come Giordano Bruno e Galileo Galilei confutarono tale teoria… con terribili conseguenze.

Il primo fu accusato di eresia e condannato al rogo, mentre il secondo, sospettato anch’egli di eresia, fu condannato e costretto a rinnegare le sue concezioni astronomiche, seppur vere!

Perché ho voluto raccontarti questo terribile fatto storico?

Ci arriviamo…

Se mi segui da un po’, o comunque ti appassiona la crescita personale, sicuramente avrai sentito parlare di convinzioni, e a quali conseguenze possono portare.

Se parliamo di sicurezza sul lavoro poi, tutto si aggrava.
Lo ripeto all’infinito ed è ormai una cosa piuttosto banale:

I lavoratori spesso non rispettano le procedure di sicurezza… e il più delle volte tutto parte da convinzioni errate.

Dico bene?

Quello che invece non è scontato (e su cui non si indaga mai a fondo), è capire la natura di queste convinzioni e soprattutto come modificarle.

Ma che cosa sono le convinzioni?

Secondo Robert Dilts, trainer e consulente internazionale, le convinzioni nascono per dare una spiegazione (spesso irrazionale) a ciò che vediamo.

Ora, se non conosciamo la natura di un determinato fenomeno, tentiamo di trovare una spiegazione per noi valida, ma che molto spesso non coincide con la realtà.

Le convinzioni vengono spesso definite anche come “Una sensazione di certezza riguardo qualcosa”

Esistono invece 3 tipologie in cui vengono suddivise le convinzioni:

1. Sulle cause

Sono convinzioni che nascono dalla nostra esperienza.

Un esempio tipico nel mondo della sicurezza, potrebbe essere quando il lavoratore non indossa le dovute protezioni, a causa di abitudini pregresse:
“Ho sempre fatto così e non si è mai verificato un solo incidente.”

2. Sul significato

Queste convinzioni nascono da pensieri limitanti che abbiamo su noi stessi.

Se pensiamo che i nostri fallimenti siano indice di debolezza, allora non ci attiveremo mai per raggiungere il cambiamento desiderato.

3. Sull’identità

Queste convinzioni riguardano i principi e i valori che formano il nostro pensiero e che ci condizionano.

L’identità rappresenta il modo in cui ti percepisci. Spesso su questo punto ritroviamo le scelte sbagliate prese dai ragazzi in giovane età “Mettersi il casco è da sfigati” oppure “Se non allaccio le cinture sono più figo

Chiarito questo vediamo:

Come agisce un consulente o responsabile della sicurezza (mediocre)

Abbiamo appurato che le convinzioni esistono e rappresentano una sorta di risposta comoda, che diamo a ciò che vediamo o non comprendiamo.

Abbiamo anche visto come in passato le persone siano arrivate persino a condannare al rogo altre persone, solo per il fatto di aver criticato convinzioni radicate.

La domanda che sorge spontanea ora è:

Si possono modificare?

Qui iniziano i problemi…

Prendiamo l’esempio di un consulente o responsabile della sicurezza classico.

Pur sapendo che esistono le convinzioni sbagliate, e che determinati atteggiamenti del lavoratore possono portare a terribili conseguenze,
non fa nulla di particolare.

Mi spiego:

Questo tipo di “professionista”, si limita a fare il suo compitino, spiegando i rischi, dando indicazioni sui DPI da indossare e ripetendo a pappagallo le solite 4 norme.

Il problema è che questo modo di fare Sicurezza non funziona. È del tutto controproducente.

Il lavoratore rimarrà con la propria convinzione mentre il responsabile o consulente più che come un “Coach” sarà visto come un “Vigilantes”. E sappiamo bene quanto sia difficile ottenere risultati in questo modo.

Ecco come agisce un Safety Coach

Quello che fa un Safety Coach è innanzitutto indagare sul PERCHÉ nasce nel lavoratore una determinata convinzione.

Dopodiché il passo successivo è stabilire una relazione di fiducia con lui, cercando di entrare nella sua mente e capire i suoi schemi di pensiero.

“Qual è il suo ideale di sicurezza?”

“Perché ritiene che indossare i DPI sia una perdita di tempo?”

Per trovare queste risposte, il Safety Coach si serve dell’ascolto attivo, affiancando tutti i livelli aziendali come un partner di sviluppo, e delle domande per generare consapevolezza (tipiche del Coaching classico):

“Quale pensi che sia il modo migliore per mantenere in sicurezza questo reparto?”

“Perché secondo te è importante proteggersi in questa lavorazione?”

Domande di questo genere, servono per coinvolgere attivamente il lavoratore e aumentare la sua consapevolezza in autonomia.

Solo così è possibile spingerlo a riconoscere i rischi di determinati comportamenti e modificare, passo dopo passo, le convinzioni limitanti.

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