Sicurezza Lavoro e Leadership: l’esperimento Milgram
Ti sei mai chiesto, fino a che punto possa influire l’autorità di un leader sul comportamento delle persone?
Per rispondere a questa domanda dobbiamo fare un salto nel passato, più precisamente nel 1961.
In quel periodo ci fu uno dei processi più importanti della storia, nei confronti del criminale di guerra, nazista: Adolf Eichmann.
Questo evento attirò l’attenzione di uno psicologo dell’Università di Yale, Stanley Milgram, il quale si pose un quesito:
È possibile che Eichmann e i suoi complici stessero solamente eseguendo degli ordini e di conseguenza le loro responsabilità erano minori rispetto ai veri mandanti?
Per approfondire questa riflessione, decise di avviare un esperimento per capire quanto l’obbedienza all’autorità di un leader potesse influire sulle persone, scavalcando addirittura valori etici e morali.
Iniziò quindi a selezionare in un giornale locale, persone tra i 20 e i 50 anni, di varia estrazione sociale, con il pretesto di lavorare a un esperimento sulla memoria.
L’esperimento prevedeva che il volontario svolgesse – ignaro – il ruolo di insegnante, mentre un complice interpretasse la parte dell’allievo.
L’insegnante doveva leggere coppie di parole, e l’allievo doveva impararle a memoria. In caso di errore, sarebbe stato punito con delle scosse elettriche, che oscillavano dai 15 V ai 450 V.
L’allievo ovviamente non subiva alcuna scossa, era una farsa.
In pratica doveva fingere una reazione esagerata (condita da grida e implorazioni) e, al raggiungimento dei 330 V, fingere uno svenimento.
Il vero scopo dell’esperimento era quello di valutare fino a che punto le persone fossero succubi dell’autorità (rappresentata dai ricercatori in camice bianco) ed eseguono ordini, anche contro la propria volontà.
Per rendere il tutto più veritiero agli occhi dell’insegnante – vittima dell’esperimento – quest’ultimo inizialmente subiva una scossa da 45 V.
Il risultato finale fu che il 65% dei partecipanti eseguì gli ordini impartiti dagli scienziati, assestando la scossa finale di 450 volt.
Questo confermò la teoria di Milgram, secondo la quale molti degli orrori del nazismo si sono verificati a causa della cieca obbedienza di massa verso l’autorità.
“Ok Matteo, ma che c’entra tutto questo con la sicurezza sul lavoro?”
Come visto dall’esperimento, gli effetti della leadership possono impattare significativamente sui comportamenti che le persone assumono.
Si possono guidare le persone verso comportamenti negativi, scavalcando i valori etici e morali, oppure si possono guidare verso l’attuazione di nuovi comportamenti più virtuosi.
Proprio quello che condividiamo nella Safety Coach Federation.
Nel nostro metodo infatti, la leadership svolge un ruolo fondamentale per stimolare il cambiamento nelle persone e creare una vera cultura della sicurezza.
“Ma basta con questa Liderscip, non vuol dire nulla è tutta fuffa, io devo pensare ai DVR e agli adempimenti!!!1!!!”
Se sei un mio studente o se leggi regolarmente le mie newslettersaprai benissimo come la penso: il mondo della Sicurezza si divide in due categorie, gli scribacchini del copia-incolla e i Professionisti autentici.
Questi ultimi hanno capito che, per cambiare davvero le cose, è necessario andare oltre le normative e le prescrizioni. Bisogna utilizzare tutta la propria intelligenza emotiva e il proprio carisma per influenzare tutti i livelli aziendali e trasmettere l’importanza del Safety.
“Eh Matteo ma io ci provo, ma non mi danno retta, altro che Leadership”
Lo so, questa è una delle classiche obiezioni che molto spesso ricevo nei miei seminari.
Molti infatti pensano che la leadership sia una dote innata riservata a pochi eletti, in realtà è un processo che richiede la presenza di 4 fattori che agiscono simultaneamente:
1. Abilità personali
Un leader per definirsi tale, deve riuscire in ogni momento a gestire le proprie emozioni e lo stress.
Questo non significa che non possa perdere le staffe ogni tanto, ma che nei momenti più importanti o in particolari situazioni, deve sempre mantenere la calma e essere un punto di riferimento per i lavoratori.
Oltre a questo, per generare autorevolezza, un leader deve possedere una conoscenza molto approfondita della materia riconosciuta da tutti i lavoratori.
Ricorda: Nessuno è disposto a seguire i consigli di qualcuno che non ritiene autorevole o esperto nel suo campo.
2. Abilità relazionali
Una buona leadership si basa sempre su abilità comunicative e di ascolto:
- Entrare in connessione con tutti i lavoratori;
- Saper riconoscere la loro mappa mentale fatta di convinzioni e idee;
- Ascoltare e prestare attenzione ai loro bisogni.
Ricorda: Se qualcuno vede in te un reale interesse, sarà ben lieto di farsi guidare e sarà più propenso a rispettare le tue indicazioni.
3. Abilità di pensiero strategico
Un’altra delle abilità di ogni leader, è la capacità di stabilire e pianificare gli obiettivi.
Ricorda: Non può esserci leadership senza la capacità di fissare obiettivi.
Per guidare le persone verso comportamenti più virtuosi inoltre, è necessario stabilire dei criteri di valutazione per misurarne il rendimento nell’ambito della sicurezza.
4. Abilità di pensiero sistemico
Una volta stabilito l’obiettivo da raggiungere è necessario capire il sistema più ampio in cui questo si andrà a inserire.
Un leader è in grado di ragionare in una maniera sistemica, comprendendo che ogni persona, all’interno di gruppi piccoli o grandi, ha i suoi personali interessi, le sue motivazioni e che in generale un sistema complesso tende a rallentare il cambiamento.
Per quanto si cerchi di renderla complicata o fumosa la “Leadership” nelle aziende corrisponde a precise abilità comportamentali che si possono mettere in atto costantemente, giorno dopo giorno.
Le stesse abilità che da anni alleniamo nelle nostre aule e nei nostri corsi per cambiare davvero le cose.
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