Coronavirus, sicurezza sul lavoro e riscaldamento globale… cos’hanno in comune?

Coronavirus, sicurezza sul lavoro e riscaldamento globale… cos’hanno in comune?

Città deserte, serrande abbassate, persone chiuse in casa…

No, non è l’inizio di un film horror o di qualche saga zombie che va tanto di moda oggi, ma è la realtà attuale di alcune cittadine italiane.

Il famigerato Coronavirus (di cui ho già parlato in una precedente newsletter) è arrivato in Italia, scatenando ansia e paura collettiva tra la popolazione.

A tal proposito, ho letto di recente un articolo che mi ha fatto riflettere molto e mi ha spinto a scrivere questa mail.

L’articolo in questione metteva a confronto la percezione delle persone al pericolo del Coronavirus, rispetto al delicato tema del surriscaldamento globale.

Mi spiego meglio, riportandoti le cifre che ho letto:

Secondo l’articolo, il bilancio delle vittime del Coronavirus è attorno alle 2461 persone (dato ovviamente parziale, registrato nel momento in cui è stato pubblicato).

Una cifra altissima penserai…

Bene. Ora ti riporto un altro dato:

Negli ultimi 20 anni, secondo il rapporto del Climate Index Risk, in tutto il mondo quasi 500.000 vittime sono state direttamente collegate a oltre 12.000 eventi meteorologici estremi, con danni economici che ammontano a circa 3,54 trilioni di dollari USA.

Se fai una media, corrispondono a circa 25.000 vittime all’anno.

Ma c’è di più…

L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) stima che tra il 2030 e il 2050 i cambiamenti climatici del pianeta, ne provocheranno altre 250.000, ogni anno… 10 volte tanto!

Ciò che si preannuncia, a causa del surriscaldamento globale, è uno scenario catastrofico, che porterà desertificazione in aree ora vivibili e il crollo dei nostri ecosistemi.

Uno scenario veramente terribile, quasi apocalittico.

Eppure…

Tutto questo, non sta provocando la stessa isteria di massa e preoccupazione come per il Coronavirus.

Ti sei chiesto il perché?

Una questione di percezioni

Secondo l’articolo, ciò avviene per 3 motivi: tempo, spazio, aspetto sociale.

Per quanto riguarda il tempo: l’epidemia del Coronavirus si sviluppa su un arco temporale più breve, rispetto al cambiamento climatico che ha come fine il 2050.

Parlando di spazio: l’epidemia ha una sua collocazione, ad esempio una determinata città o paese, mentre la crisi del nostro pianeta non è qualcosa sotto gli occhi di tutti, ma si manifesta come eventi talvolta isolati che non ci toccano.

Infine, parlando di aspetto sociale: va considerato che, la valutazione del rischio si fonda sempre sul calcolo costi-benefici, connessi al verificarsi di tale fenomeno.

Mi spiego meglio su quest’ultimo punto:

Impegnarsi per fermare l’epidemia comporta un costo (inteso come sforzo) più basso.

Di fatto, si tratta di: lavarsi le mani, evitare luoghi affollati, indossare mascherine.

Piuttosto facile, no?

Impegnarsi per fermare il cambiamento climatico invece consiste in: cambiamento radicale delle nostre abitudini, eliminare le emissioni di Co2, cambiare stile di vita, alimentare, ecc…

Tutto questo comporta uno sforzo percepito nettamente maggiore

Chiaro il concetto?

Se ci pensi, nel mondo della sicurezza sul lavoro, succede più o meno la stessa cosa.

Rifletti: quante volte hai incrociato gli occhi annoiati dei lavoratori o notato comportamenti menefreghisti in merito alle norme di sicurezza sul lavoro?

Il problema è che spesso i lavoratori hanno un’errata percezione dei rischi nel NON osservare le norme di sicurezza.

Quasi come se il pericolo di un incidente, dovuto all’inosservanza delle regole, non sia una cosa così reale e vicina

Ragionando in una logica di tempo, spazio e aspetto sociale, potremmo dire che:

  • Come per il surriscaldamento globale, non si ha o una tempistica imminente, ma piuttosto un “What if”. Un incidente potrebbe verificarsi domani, tra 6 mesi, tra 1 anno,o mai… il punto è che non è possibile stabilirlo con certezza.
  • Anche per quanto riguarda lo spazio, non abbiamo un luogo definito all’interno dell’azienda, dove potrebbe verificarsi un incidente. Ecco perché è importante che tutti i lavoratori siano allineati e preparati ad affrontare qualsiasi situazione si presenti.
  • Mentre per quanto riguarda l’aspetto sociale, assumere comportamenti diversi da parte dei lavoratori, implica talvolta un grande sforzo nel cambiare abitudini errate e convinzioni limitanti.

Come puoi quindi modificare la percezione di tempo, spazio e aspetto sociale, stimolando le persone ad agire, come è stato fatto con il Coronavirus?

Convinzioni e Abitudini

Sul cambiare le convinzioni, ne avevo già parlato in una vecchia newsletter e se ti ricordi, il “trucco” è: procedere attraverso piccoli passi.

La prima cosa che devi fare è costruire una sensazione negativa, associandola alla convinzione che vuoi eliminare, Ad esempio:

CONVINZIONE:
“La sicurezza sul lavoro è inutile, nella mia azienda non è mai successo nulla di grave”.

TUA RISPOSTA:
“Bene, sai quali pericoli corri seguendo questa convinzione?”

E li dimostri…

Fatto questo, devi creare dei dubbi inerenti a questa convinzione.

Esempio:
“Il fatto che non si sia mai verificato un incidente, ti rende immune?”

Dopodiché, gli step successivi, serviranno a costruire la nuova convinzione positiva e renderla stabile nel tuo interlocutore, usando riferimenti interni, esterni e immaginari.

ESEMPIO:
“La sicurezza sul lavoro ti permette ridurre sensibilmente il rischio di infortuni. Hai mai pensato a quanto costerebbe all’azienda un ipotetico infortunio di un lavoratore? ”

Ovviamente devi sempre argomentare con prove, numeri ed esempi.

Fatto questo, è il momento di associare anche una sensazione piacevole e più funzionale.

ESEMPIO:
“Hai idea dell’enorme stima e prestigio che otterrà la tua azienda operando in questo modo e allo stesso tempo TU come responsabile/capo/titolare/lavoratore?”

Per quanto riguarda le abitudini invece, sai bene che quelle sono dure a morire!

Scherzi a parte, anche loro si possono modificare o sostituire, l’unica cosa che devi conoscere, è ciò che viene definito “habit loop”.

Mi spiego meglio…

Un’abitudine si forma quando sono presenti 2 elementi fondamentali:

  • Un segnale semplice e univoco
  • Una ricompensa

Ora, per inculcare una nuova abitudine, devi:

  • Stabilire prima un nuovo comportamento (routine)
  • Trovare il segnale univoco (qualcosa di facile e uguale da rilevare)
  • Stabilire la ricompensa di quel comportamento (cosa otterrai rispettando tale azione)

Sembra facile, ma ti assicuro che non lo è anzi, cambiare un’abitudine radicata, richiede un lavoro certosino e costante.

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