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Motivare alla Sicurezza: Viaggio nelle Competenze 2 di 3

Proseguiamo il nostro percorso attraverso le competenze del Safety Coaching. Abbiamo iniziato la settimana scorsa parlando di Creare Fiducia e Vicinanza.

A proposito.. Ti sei perso l’articolo precedente? […]

Motivare alla Sicurezza: Viaggio nelle Competenze 1 di 3

Questa settimana iniziamo un piccolo ma intenso “viaggio” che ho scelto di percorrere nei nostri appuntamenti settimanali di Safety Coaching.

Se mi segui da tempo saprai che lavoro come un matto per offrire contenuti di valore, linee guida e best practice atte a Creare Cultura della Sicurezza sul Lavoro.[…]

Cultura della Sicurezza e Sistema Immunitario

Oggi torniamo a parlare di come Creare Cultura della Sicurezza in azienda.
Per farlo questa volta voglio raccontarti un principio cardine della biologia umana che mi ha piuttosto affascinato..

Il nostro organismo, nei milioni di anni di sviluppo ed evoluzione, ha costruito un suo sistema di vigilantes quasi perfetto. Sto parlando del sistema immunitario. […]

Da Homo Sapiens a Homo Safety

Oggi torniamo a parlare di Sicurezza sul Lavoro e del ruolo della Comunicazione nel processo di creazione di Cultura.

Per farlo questa volta voglio raccontarti alcuni interessanti tratti antropologici che hanno caratterizzato gli esseri umani. […]

Sicurezza Lavoro: il principio SGA per Creare Cultura

Oggi ti voglio offrire un neologismo tutto mio che vorrei ti aiutasse a capire il principio fondante di tutto il metodo Safety Coaching e del lavoro che facciamo nella Federazione. […]

Creare Cultura della Sicurezza? Usa la To-Be List!

Oggi torniamo a parlare dell’argomento principe di ogni nostro desiderio: La Cultura della Sicurezza!
Questo imperativo categorico viaggia tra i corridoi di ogni azienda italiana che metta al centro dell’interesse collettivo la tutela e la salvaguardia della vita dei suoi addetti.
“Dobbiamo rafforzare la Cultura della Sicurezza” “Non abbiamo abbastanza […]

La differenza tra Dire e Affermare

Come appassionato di crescita personale, di comunicazione e cambiamento, ho sempre trovato affascinante la capacità dell’essere umano di rimboccarsi le maniche e ripartire.

Essere “resilienti” affermerebbe qualcuno..

Beh Settembre si sa, è il mese delle ripartenze. Finite le vacanze, dopo questa lunga pausa tipicamente italica, si ritorna nel vortice del lavoro, con un senso di freschezza e di energie rinnovate (pur con un pizzico di nostalgia per le belle giornate estive..)

Così in questi giorni di ripartenza ho avuto tante riunioni di allineamento con Manager e Team Leader, in svariati settori.

Una delle cose che più mi ha colpito è che nei tanto odiati business meeting, le persone parlano e dicono un mucchio di roba.


Si passano ore a progettare, a dire, a riflettere, a brainstormare, ma a volte si sente il desiderio di fuggire via e tornarsene semplicemente a LA-VO-RA-RE.

Eppure anche questi meeting apparentemente improduttivi (sono sicuro che ne finirai preda anche tu), possono rivelare alcuni aspetti non indifferenti sulla cultura individuale e su quella aziendale.

Ecco allora che l’altro giorno mi sono accorto di un fatto:

Le persone dicono tante cose, ma quello che conta sono le loro affermazioni.

No tranquillo, non mi sono ammattito. Esiste a mio avviso una differenza essenziale tra Dire e Affermare.

E per te che ti occupi di Sicurezza sul Lavoro questa differenza può essere decisiva.

Quando una persona “dice” sta semplicemente infarcendo di pensieri leggeri, giudizi, pregiudizi e sbavature, il suo parlare.

Puoi riconoscere il “dire” facendo attenzione al peso comunicativo che si usa nelle parole. Di solito si tratta di frasi buttate lì, idee vaghe, fatti non verificati o pensieri en passant che non svelano il reale contenuto di valore in una conversazione.

Spesso nel mondo del Safety si alzano polveroni e discussioni proprio sul “detto”.
Frasi sceme di qualche operaio menefreghista, ghirigori fastidiosi di qualche dirigente sbadato, commentini acidi, battutine e punzecchiature varie.

Beh farsi venire l’orticaria per il “detto” è quanto di più controproducente possa esistere.. Per ben 2 ragioni!

Primo: il detto ti coinvolge in conflitti sterili e/o riflessioni non basate su dati certi e utili.

Secondo: il detto non ti aiuta davvero a comprendere il punto di vista dell’altro e le sue reali motivazioni profonde.

Ecco perché ti invito, da adesso in poi, a distinguere ciò che si dice da ciò che si afferma.

Le affermazioni sono tutta un’altra storia!

Si tratta, solitamente, di quegli elementi in una conversazione che hanno un riscontro nella realtà..

Potrebbero essere dati certi, informazioni preziose, convinzioni profonde o valori essenziali.

Si tratta insomma di quello che una persona pensa davvero e/o di ciò che è davvero utile per muoversi verso gli obiettivi desiderati.

Puoi riconoscere le affermazioni anche prestando attenzione a come vengono portate.. Di solito si rallenta l’eloquio, si alza un po’ il volume di voce, si cambia tono o si modifica addirittura il modo di respirare e l’espressione del volto.

Insomma le affermazioni hanno un peso comunicativo completamente differente dal “detto”.

Quello che ti invito a fare è lavorare in due direzioni..

Da un lato prestare attenzione a ciò che ascolti intorno a te, allenandoti a distinguere ciò che viene detto da ciò che viene affermato.

Prova a tenere in background queste domande:

“Cos’è davvero importante in questa conversazione?”
“Quali sono i fatti su cui dobbiamo basarci?”
“Quali elementi fanno davvero la differenza in questo contesto?”


Dall’altro lato prova a riflettere, nel prossimo periodo, su ciò che TU in prima persona dici vs ciò che affermi.

Ci sono cose che continui a dire ma che per te non hanno davvero valore?
Ci sono delle frasi che continui a ripeterti ma che non hanno un reale riscontro nel tuo mondo?
C’è qualcosa che dovresti definitivamente affermare con tutto te stesso?

Pensaci su.. Vedrai che ne varrà la pena!

Ti auguro una splendida giornata!👋

Fare Sicurezza fa Schifo se non ti Ascoltano

L’Ascolto e l’attenzione delle persone è oggi merce più che rara..
Il nostro cervello sta finendo preda del consumismo sfrenato di intrattenimento friction free, quello tipico dei social network e degli smartphone.

Siamo costantemente bombardati da notifiche push, cuoricini, video di gattini e ricette della carbonara che si insinuano nella nostra vita alterando lo stato di coscienza selettiva e intralciando i nostri piani di focus profondo.
Se è vero che la concentrazione è sempre più risorsa da preservare, è altrettanto vero che la natura intrinseca della Sicurezza sul Lavoro richiede, per i non addetti ai lavori, un piccolo sforzo extra di attenzione e curiosità.
Ma quante volte ti sei trovato davanti facce disinteressate e svogliate? Qual è stata l’ultima occasione in cui, parlando di Sicurezza, hai avuto davvero le persone coinvolte e attente?
Una delle richieste che ricevo più spesso dai nostri studenti è proprio questa:
Matteo come faccio ad attrarre l’interesse delle persone a cui devo trasferire concetti fondamentali di Sicurezza sul Lavoro?”

Questa domanda è davvero il centro del nostro ragionamento.
Nota questo particolare: la domanda inizia con il Come. Tutte le volte che usiamo questo modello linguistico (come faccio per..) attiviamo la ricerca di un qualche tipo di tecnica, di strategia, di modello..
Quelle Regole Comportamentali che ci permetteranno di arrivare ai risultati che desideriamo.
Stiamo cercando, in fin dei conti, delle nuove Cause che producano Effetti positivi nell’attenzione delle persone.
Ecco perché affermo ironicamente “Fare Sicurezza fa Schifo“. Come si può essere soddisfatti del proprio lavoro se le persone non mi stanno manco a sentire?
Non esistono regole rigide assolute e valide in ogni contesto. Lungi da me prometterti la bacchetta magica.
Voglio però farti focalizzare su 3 aspetti che ritengo davvero imprescindibili per aumentare il tasso di coinvolgimento e avvicinarti al nostro scopo.

1. Sposta il tuo focus

Troppo spesso siamo così presi da ciò che vogliamo comunicare e dal senso di urgenza del nostro messaggio che ci perdiamo completamente di vista il nostro interlocutore.
Siamo così profondamente dentro ciò che dobbiamo dire che ci dimentichiamo che dall’altra parte ci sono esseri umani con le loro esigenze e necessità.
Abbiamo tanto bisogno di arrivare a meta che ci scordiamo dell’attenzione selettiva dell’altro e dei suoi tempi di digestione.
Il mio invito è sempre quello di fermarsi, fare un bel respiro e prepararsi con qualche domanda:
– Chi ho di fronte?
– Che aspettativa ha il mio interlocutore?
– Che interesse ha verso ciò che voglio condividere?
– Come posso rendere interessante ciò che voglio comunicare?
– Qual è il canale giusto per comunicare questo messaggio?
– Come posso rendere stimolante e divertente la mia comunicazione?
– Se fossi al suo posto cosa davvero mi trascinerebbe?
Non dobbiamo solo farci domande di questo tipo prima di ogni incontro/riunione sulla Sicurezza. Dovremmo tenerle costantemente in background nel nostro atteggiamento comunicativo.

Ricorda: il modo migliore per coinvolgere l’altro è dedicarsi all’altro.

2. Non dare nulla per scontato

Ma come, io parlo della loro Sicurezza e loro se ne fregano? Ingratihh!!!111!!!!
Se ti ritrovi in frasi come questa sopra voglio tranquillizzarti: certe conclusioni nascono spontanee in chi si fa in quattro per diffondere la Cultura della Prevenzione in azienda.
Eppure dobbiamo fare un piccolo sforzo e renderci conto che non tutti hanno lo stesso background e le stesse esperienze.
Di solito i lavoratori più attenti sono quelli che hanno vissuto esperienze rilevanti in materia di Sicurezza, magari con un infortunio sfiorato o peggio ancora con incidenti veri e propri.
Il menefreghismo non è sempre sinonimo di svogliatezza o prese di posizione. Talvolta diamo per scontato che le persone abbiano i nostri stessi valori, la nostra visione, il nostro bagaglio di esperienze e di conoscenze.
E invece ognuno di noi ha un suo vissuto e un suo punto di vista sviluppato negli anni. Il compito di ogni professionista della Sicurezza dovrebbe essere quello di accogliere e ri-orientare.
Ripeto.. Accogliere e Ri-Orientare. Questo vuol dire che non possiamo sempre fare le battaglie contro i mulini a vento, dovremmo davvero sforzarci di capire che il cambiamento richiede piccoli passi nella giusta direzione, abbracciando anche visioni diametralmente opposte alle nostre.

Ricorda: senza accoglienza non può esserci cambio di direzione.

3. Indossa il giusto vestito

No tranquillo, non voglio fare l’Enzo miccio de noantri..
Infatti quando parlo del giusto vestito mi riferisco a quello comunicativo.
Troppo spesso sentiamo ripetere l’abito non fa il monaco, ma alla fine le persone (e soprattutto il loro cervello pensante) finiscono per lasciarsi coinvolgere con molta più facilità da contenuti facilmente fruibili e ben organizzati.
Quando parlo di vestito comunicativo faccio riferimento al Come dici quello che dici.
Slide accattivanti, parole semplici, esperienze divertenti, giochi d’aula, role-playing, tono di voce brillante, volume sostenuto, sguardo appassionato, punti elenco riassuntivi, pause e ritmo, sono tutti elementi da considerare a prescindere dal contenuto di ciò che vogliamo trasmettere.
Tutti i professionisti della Sicurezza sono ossessionati dal “Cosa devo dire”: Normative, obblighi, prescrizioni, comportamenti sicuri, checklist, POS, DVR, aggiornamenti e così via.
Eppure dovrebbero concentrarsi ben di più sul Come portano quei concetti in azienda, dalle riunioni di coordinamento alle giornate in aula.
La stessa pietanza, presentata in maniera appagante per gli occhi, diventa subito più attraente e gustosa.

Prova a domandarti:
– Le cose che dico sono esposte in maniera chiara?
– Sto sfruttando il mio potenziale comunicativo al 100%?
– Cosa potrei fare per sintetizzare i concetti in maniera efficace?
– Come posso rendere visivamente più accattivante questo concetto?
– Quali esperienze posso far vivere per trasmettere lo stesso contenuto?

Ricorda: la forma e il contenuto hanno lo stesso peso comunicativo.