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Cambiamento Culturale e Impotenza Appresa

Più volte nel corso delle mie newsletter ho attaccato i vari “furbetti della sicurezza” o i “maghi delle scartoffie“.

Oggi però voglio spezzare una lancia in loro favore…

Tranquillo, non sono ancora passato al lato oscuro; sono ben consapevole che gran parte di loro agisca esclusivamente per mettersi due spiccioli in tasca..

Eppure da buon ottimista quale sono credo che una piccolissima parte di loro operi in questo modo perché impotente!

Ti racconto meglio cosa intendo con questo racconto..

Martin Seligman, psicologo americano di fama mondiale, fece 2 esperimenti per verificare una sua teoria.

Nel primo caso mise 2 cani in 2 gabbie differenti, sottoponendoli a piccole scosse elettriche.

In una gabbia non c’era modo di fermare le scosse, mentre nell’altra era presente una leva, che il cane imparava ad azionare per farle cessare.

Successivamente, per verificare il comportamento dei due cani dopo questa prima esperienza, utilizzò una terza gabbia dove da un lato venivano erogate scosse elettriche, dall’altro invece no.

Il cane che aveva imparato ad azionare la leva, cercò subito di risolvere il problema “scosse” spostandosi e scoprendo il lato della salvezza.

Il secondo cane invece, abituato ormai a non poter cambiare le cose, se ne restò lì – impotente – a subire quelle fastidiose scosse.

Qualche anno più tardi, Seligman, fece un esperimento simile su un gruppo di studenti, collocandoli in una stanza e sottoponendoli a rumori fortissimi.

All’interno della stanza c’erano delle manopole che gran parte di loro provarono a girare, senza che succedesse nulla. Il rumore persisteva.

Ripeté l’esperimento con gli stessi studenti, questa volta però con le manopole funzionanti.

Risultato?

Solo una minima parte provò a girarle. La maggior parte degli studenti non fece nulla. Se ne restò lì – impotente – a subire quei fastidiosissimi rumori.

Seligman con questi esperimenti definì la sua teoria della sindrome da impotenza appresa: una condizione inconscia che ci porta ad adattarci a situazioni, anche spiacevoli, senza fare nulla per cambiarle.

È una meccanismo estremamente limitante, che mina in modo drastico l’autostima delle persone.

Beh nella Sicurezza sul Lavoro, spesso, accade la stessa identica dinamica.

Prova a pensarci…

Quante volte hai tentato di comunicare con lavoratori annoiati a cui non importa minimamente ciò che hai da dire?

Quante volte ti sei scontrato con la dirigenza che non ti ascolta e non vuole essere minimamente coinvolta?

In quante occasioni ti sei sentito l’unico interessato a un tema così importante?

In questo scenario, è comprensibile avere la convinzione di non poter cambiare le cose e finire per lasciarsi vittime dell’impotenza appresa.

Questo è quanto di più triste possa accadere..

Perdere la speranza di poter cambiare le cose è il primo passo verso la totale impossibilità di riuscirci.

E attenzione non ti sto raccontando robe new age, leggi di attrazione o visualizzazioni-quantiche-pudenza-della-mende..

Ti invito solo a riflettere che quando lasciamo spazio ai nostri pregiudizi il dialogo, il confronto e lo scambio all’interno delle aziende diventa sterile e improduttivo, impedendoci di raggiungere il tanto ambizioso obiettivo: cambiare la Cultura della Sicurezza.

Per sondare questo aspetto di cui ti ho parlato prova a domandarti:
– Ho fiducia nella possibilità di influenzare positivamente il mio ambiente?
– In una scala da 1 a 10 quanto ritengo che sia possibile trasformare la Cultura della Sicurezza in un’azienda?
– Mi sento in grado di far cambiare i comportamenti delle persone e di motivarli alla sicurezza?

Ricorda: il cambiamento non è né facile né veloce, ma è la cosa più bella a cui tu possa dedicarti.

Fare sicurezza sarà sempre più difficile…

Oggi voglio vestire i panni del “guru motivazionale” e farti una bella domanda…

Come lo vedi il futuro della sicurezza sul lavoro nei prossimi anni?

Te lo chiedo perché sai meglio di me che fare sicurezza è diventato sempre più difficile.

In primis perché è un lavoro che rischia di lasciarti preda della burocrazia e dalle tonnellate di documenti che puntualmente invadono la tua scrivania.

La natura legislativa di questo mestiere infatti richiede l’investimento di tantissimo tempo per curare la parte burocratica: documentazioni, adempimenti da rispettare, aggiornamenti tecnici.

L’altro grande problema riguarda chi ti ascolta, ovvero i lavoratori.

Nella loro testa la sicurezza è percepita come una materia noiosa, un insieme di regole che non servono a nulla e fanno solo perdere tempo.

Di conseguenza, non ascoltano e non sono minimamente motivati a:

  • accogliere le tue indicazioni sui rischi e i pericoli all’interno dell’azienda;
  • seguire le procedure per lavorare in sicurezza.

E mentre ti dai fare come professionista continuando ad aggiornarti e cercando di coinvolgere tutta l’azienda al safety, ogni giorno spuntano nuovi ciarlatani che si propongono ad un prezzo più basso, per produrre solamente mera documentazione (danneggiando ulteriormente questo settore).

Questo è in sintesi lo scenario attuale di chi fa sicurezza oggi..

Ok Matteo quindi mi stai dicendo che devo cambiare lavoro?

Certo che no, anzi. Per come la vedo io, sei davanti a un bivio e ci sono 2 strade che puoi imboccare..

La prima è continuare a lottare come hai sempre fatto con lavoratori annoiati e dirigenza disinteressata.

Fino al giorno in cui non cederai e inizierai a pensare: “ma chi me lo fa fare?” mandando tutti al diavolo e gettando la spugna, finendo per deprimerti e limitare i danni.

Oppure puoi scegliere la via più difficile, ma più nobile, cercando di dedicarti con ogni fibra del tuo corpo a cambiare davvero le cose:

  • Diventando un punto di riferimento insostituibile per l’organizzazione e guidando con passione tutte le scelte inerenti alla sicurezza all’interno dell’azienda;
  • Elevando il tuo ruolo e iniziando ad interagire efficacemente con la direzione sulle scelte strategiche o confrontandoti con i lavoratori per creare un clima di rispetto e collaborazione;
  • Influenzando le scelte di tutti orientandole sempre verso il bene comune e la salvaguardia delle persone;

Ora io non ho dubbi che tu abbia le conoscenze tecniche per affrontare il tuo lavoro. Quelle sono la base per chiunque voglia fare Sicurezza in maniera eccellente.

Bisogna conoscere la materia, saper fare una Valutazione dei Rischi, saper prendere decisioni corrette, sapere quali procedure far mettere in atto per evitare infortuni e tutto ciò che di tecnico è fondamentale.

Quello che molti professionisti tralasciano, invece, è la loro abilità nelle competenze comunicative e relazionali che sono imprescindibili per chiunque voglia portare un reale cambiamento nelle organizzazioni.

A che serve avere la conoscenza tecnica se poi non si riesce a condividerla?
A che serve scrivere una procedura se poi nessuno vuole darti retta?

Possibile che aprendo qualunque gruppo Facebook sulla Sicurezza si trovano solo domande legate a normativa o tecnicismi?

Oh ma davvero… Possibile che io non trovi mai una santa volta domande del tipo:

“Come faccio a motivare i lavoratori alla Sicurezza?”
“Come faccio a farmi ascoltare dal Datore di Lavoro?”
“Che strategie usate per creare Cultura della Sicurezza?”

Macché, niente di tutto ciò! Eppure questa parte è basilare, come dicevamo, per ogni autentico salto culturale.

Ok Matteo, quindi mi stai dicendo che per te il Safety Coaching è tutta motivazione e persuasione?

NO. NIET. NEIN!!!

Il Metodo Safety Coaching si basa su Conversazioni Strategiche messe in atto a tutti i livelli aziendali.

Ogni comunicazione infatti, che si tratti di una semplice riunione con i lavoratori o un confronto con la dirigenza, deve mirare a 5 obiettivi ben specifici:

  • Aumentare la relazione instaurando un rapporto di fiducia con chi ti ascolta;
  • Rinforzare i comportamenti sicuri premiando i lavoratori che attraverso piccole azioni, attuano comportamenti corretti;
  • Invitare le persone a riconoscere in autonomia i rischi e i pericoli in azienda stimolandole a ricercare le risposte adatte;
  • Portare consapevolezza sugli errori commessi fornendo indicazioni utili su come rimediare;
  • Modificare i comportamenti delle persone instaurando convinzioni più funzionali e stimolando un reale cambio di visione rispetto alla Sicurezza.

Utilizzare le conversazioni strategiche è l’unica via che ti consentirà di influenzare le scelte e i comportamenti dei lavoratori e cambiare davvero le cose.

Ovviamente si tratta di un percorso, non è certo una roba “quantico-pudenza-della-mende” che si apprende dall’oggi al domani.

Come amo ripetere sempre, nel cambiamento umano non esistono bacchette magiche.

Conosci il tuo VERO mestiere?

Una delle cose più difficili per qualsiasi Professionista del Safety è far cambiare idea ai lavoratori sull’importanza di lavorare in sicurezza.

Per quale motivo ti sto dicendo questo?

Perché qualche giorno fa ho avuto il piacere di prendere un caffè con Valerio, un mio caro amico che non vedevo da tempo.

Lui è un Medico di base e si lamentava di quanto sia diventato difficile fare il suo lavoro.

A un certo punto se ne esce con:

“Sai Matteo, ormai sono tutti laureati su Google, si fanno l’autodiagnosi da soli e arrivano da me solo per chiedermi la ricetta.”

“Non importa che la diagnosi sia sbagliata e che li debba convincere a forza per ascoltarmi, Google non sbaglia mai!”

Ovviamente il suo tono era sarcastico e io sono scoppiato a ridere, seppur con un velo di amarezza.

Mentre rientravo a casa infatti, ripensando alle sue parole, mi sono reso conto di una cosa..

Valerio fa il medico di professione, ma il suo vero ruolo è quello di convincere le persone a seguire la sua diagnosi e a curarsi con ciò che LUI suggerisce, che non sempre coincide con ciò di cui i pazienti si sono auto-convinti.

Mentre aspettavo il verde al semaforo, la mia mente ha iniziato a divagare, immaginando una classifica di persone che fanno il lavoro più difficile del mondo, ovvero far cambiare idea alle persone.

Seguimi…

Dottori, venditori, ristoratori e persino i genitori, rientrano tutti in questa speciale categoria. Il loro vero mestiere è quello di convincere le persone a fidarsi, del loro prodotto, servizio o idee.

Pensaci bene:

Un venditore deve convincere la persona che ha di fronte che non può fare a meno del prodotto che ha da vendere…

Un genitore deve convincere i figli a rispettare le regole di buona educazione che li aiuteranno nella società..

Un ristoratore deve convincere il cliente che nel suo ristorante si mangia meglio rispetto alla concorrenza…

Insomma, la lista di chi deve “convincere gli altri” è decisamente lunga.
Questo mi ha condotto a una riflessione molto importante, che cambia completamente la prospettiva del lavoro di tutti..

Il vero Settore di cui tutti noi facciamo parte

I professionisti che affermano con orgoglio “Mi occupo di Sicurezza sul Lavoro” in realtà non hanno davvero compreso il loro mestiere!

Non importa che tu sia Consulente di 30 aziende sparse in Italia o Dipendente di una multinazionale, il vero settore di cui fai parte è il settore del

Far cambiare idea alle persone.

Non è forse necessario convincere il Datore di Lavoro a sposare la causa della prevenzione degli infortuni?

Non ti occupi di incoraggiare gli operai a rispettare le indicazioni e le prescrizioni?

Non sei forse il professionista che cerca con ogni fibra del suo corpo di coinvolgere ed entusiasmare tutti verso una visione di Cultura della Sicurezza?

Beh allora sappi che il tuo VERO mestiere è proprio quello di far cambiare idea alle persone o, nel migliore dei casi, di fare in modo che le idee giuste restino ben salde nella mente di tutti.

Penso che questo cambio di prospettiva faccia balenare in mente tante altre domande:

Come faccio a convincere gli altri della bontà di quanto condivido?
Come posso farmi ascoltare in azienda?
Come posso elevare la mia professionalità e diventare un punto di riferimento per i lavoratori?
Come posso rendere la Sicurezza sul Lavoro qualcosa di interessante, piacevole e coinvolgente?

Voglio rassicurarti: non esistono bacchette magiche. Io non ho soluzioni facili pronte all’uso, e chiunque provi a venderti robaccia motivazionale anni 80′ ti sta solo illudendo.

Una cosa però posso affermarla con assoluta certezza. Il viaggio di ogni professionista del Safety deve prevedere più di una tappa nel lato relazionale del suo lavoro.

Le Norme, i Tecnicismi, gli Aggiornamenti Obbligatori hanno senso solo se inseriti in un contesto comunicativo basato sul tuo valore come essere umano.

Ho passato gli ultimi 15 anni della mia vita a studiare discipline straordinarie: Comunicazione, Coaching, Neuroscienze, Psicologia Comportamentale e Intelligenza Emotiva.

Ho concentrato le strategie e le competenze più efficaci di questo mondo in un programma formativo pratico e concreto, che ti fornirà tutti gli strumenti per fare davvero la differenza.

Oggi ho il piacere di annunciarti che il nostro corso più importante, il Master in Safety Coaching, è nuovamente disponibile nell’unica edizione 2021.

4 giorni di pura formazione teorica e pratica dove avrai la possibilità di confrontarti con tanti professionisti e di apprendere principi essenziali che metteranno in discesa il tuo percorso verso il Successo.

>>> MASTER SAFETY COACHING 2021 – ONLINE EDITION

L’edizione Online del 2020 è stata un successo al pari delle edizioni online. Te lo racconto con le parole di un nostro studente:

Un corso che offre più di quello che sembra. Molto di più, sia nei contenuti che nelle ‘intuizioni’ che i partecipanti hanno l’opportunità di avere. Il tutto gestito con garbo, cura e tanta competenza.
R.Santoro – Consulente

P.S. Se vuoi avere una presentazione ancora più dettagliata del programma puoi iscriverti al Webinar previsto per domani (Giovedì 4 Marzo), dove ti racconterò di più di questo nostro Master 2021.

>>> WEBINAR PRESENTAZIONE MASTER

Matteo Fiocco – Trainer Safety Coach Federation

Il VIRUS che uccide la sicurezza sul lavoro

Ne hanno parlato più o meno tutti e voglio farlo anch’io, a modo mio… Mi riferisco all’argomento del momento: Virus e Vaccini.

Tranquillo, non parlerò né di Covid-19 né di cospirazioni o altre stranezze.

Il Virus di cui ti voglio parlare, circola da molto più tempo del Covid e colpisce i più svariati settori lavorativi, compreso quello della sicurezza, e può causare danni considerevoli.

Di cosa sto parlando?

Della mediocrità, il Virus subdolo e contagioso che negli ultimi anni ha infettato tantissime realtà italiane. Il mondo della sicurezza ne è colpito a sua volta, devastato da burocrati e azzecagarbugli i cui effetti sono ben visibili tra lavoratori e aziende.

Questi personaggi non hanno a cuore la sicurezza sul lavoro, ma si occupano solo di pezzi di carta e di fare il lavoro alla bell’e meglio.

Non hanno una mission: percepiscono infatti la sicurezza solo come un insieme di norme, regolamenti e scartoffie da compilare;

Non hanno passione: pensano di trasmettere la sicurezza ai lavoratori creando corsi da poche ore e dispensando attestati di dubbio valore (a volte finti);

Non hanno competenza: non sono in grado di portare valore in azienda cambiando realmente i comportamenti dei lavoratori.

E questa mediocrità, come un subdolo Virus, ha effetti devastanti.

SULLE AZIENDE: che non comprendendo il reale valore che un professionista della sicurezza può apportare, cercano il consulente che “costa meno” e garantisce subito di avere le carte in regola;

SUI LAVORATORI: che percepiscono la sicurezza solo come argomento noioso e inutile, e non capiscono l’importanza di modificare determinati comportamenti per evitare infortuni o incidenti.

C’è però una buona notizia: Esiste un vaccino!

Il vaccino contro la Mediocrità

Per evitare di incappare in questo temibile Virus del menefreghismo e dell’indolenza ci sono alcuni accorgimenti che agiscono come un vero e proprio vaccino.
Sono il mindset che negli anni ho cercato di far mio, con tanta fatica e dedizione:

  • Avere voglia di migliorarsi. Continuamente, costantemente. Svegliarsi ogni giorno con la voglia di fare bene, di fare il possibile e l’impossibile. Anche in una giornata di pioggia, col freddo, o in momenti emotivamente difficili avere la forza di affermare “faccio solo un piccolo passo in avanti, ma lo faccio”;
  • Studiare continuamente. Capire come funzionano le cose, quali sono le novità del proprio settore, quali informazioni importanti dobbiamo tenere nella nostra valigia personale. L’aggiornamento non deve mai fermarsi.
  • Circondarsi di persone eccellenti. Qualcuno una volta affermò “siamo la media delle 5 persone che frequentiamo più spesso”.
    Beh allora diventa essenziale attorniarsi di colleghi stimolanti, di maestri eccellenti, di professionisti che ci ispirino verso la nostra crescita ed evoluzione.
  • Ricercare il divertimento. Chi ha detto che le cose fatte bene sono noiose? Tutto il contrario! Siamo noi a poter colmare di entusiasmo ogni attività. Certo ci saranno momenti più complessi, ma prova sempre a chiederti se stai facendo del tuo meglio per rendere il lavoro divertente.
  • Creare relazioni di valore. Quante volte rischiamo di gettare la spugna per colpa di discussioni sterili o incomprensioni?
    Non c’è niente di più appagante e gratificante della costruzione di relazioni profonde. Per superare noi stessi dobbiamo sempre avere il coraggio di parlare chiaro, di dichiarare il nostro stato d’animo e di cooperare costruttivamente con gli altri verso obiettivi ambiziosi.

Questi sono alcuni punti fondamentale per vaccinarsi contro la mediocrità.

Qualcuno ti dirà lascia perdere che costa fatica, ma io e te sappiamo che le cose facili non sono quasi mai le cose giuste.

Noi siamo quelli che si vogliono fare il mazzo, che vogliono portare valore, che vogliono arrivare a fine giornata stanchi, sudati e soddisfatti.

Non ci sono altre strade per cambiare la Sicurezza sul Lavoro nel nostro paese. La mediocrità lasciamola ai faccendieri, noi miriamo sempre alle stelle.

Conosci la piramide della sicurezza?

Se mi segui da tempo, saprai che sono un grande appassionato di scienza del cambiamento, psicologia e sociologia.

Più volte infatti, anche nella nostra Newsletter, ho trattato di esperimenti e studi, trovando analogie col mondo della sicurezza.

Oggi non sarò da meno 🙂

Ti voglio parlare delle idee di un altro grande psicologo, lo statunitense Abraham Maslow e la sua famosa piramide dei bisogni.

Fonte https://www.psicologiadellavoro.org/la-piramide-dei-bisogni-di-maslow/

 

Questo grafico a 5 stadi, rappresenta la gerarchia dei bisogni dell’uomo.

Secondo la teoria di Maslow infatti, le persone sono motivate ad agire con lo scopo di soddisfare i propri bisogni.

Alla base di questa piramide troviamo i bisogni primari, necessari alla sopravvivenza (come mangiare, dormire o respirare) e che, se non soddisfatti, non consentiranno di salire per soddisfare i successivi.

Al vertice della piramide risiede l’autorealizzazione, che, secondo Maslow, coincide con lo scopo massimo desiderato da un essere umano.

Ma perché ti sto raccontando tutto questo?

Perché prendendo spunto da Maslow, mi sono divertito a elaborare la piramide dei bisogni aziendali per raggiungere l’obiettivo massimo in ambito sicurezza: ZERO INFORTUNI.

 

Vediamo come funziona, partendo però dalla cima della piramide, ovvero dalla nostra massima aspirazione.

Livello 1 – Obiettivo zero infortuni

In questo livello la nostra massima aspirazione è stata raggiunta: in azienda tutti lavorano al sicuro, proteggendosi durante le attività di routine e assicurandosi il pieno rispetto delle norme.

Questo risultato è generato dai comportamenti messi in atto in primis dai lavoratori, a tutti i livelli aziendali.

Ecco perché al livello immediatamente inferiore troviamo:

Livello 2 – Comportamenti sicuri

L’ho detto e ridetto più volte, il metodo Safety Coaching non ha nulla a che vedere con danze propiziatorie o scemenze motivazionali.

Non possiamo davvero cambiare le cose se, affiancando le persone, non riusciamo a trasformare i comportamenti dei lavoratori.

Per far sì che i comportamenti siano corretti, è necessario che tutti i lavoratori abbiano superato il livello precedente:

Livello 3 – Consapevolezza e Autonomia

In questa fase, i lavoratori devono essere in grado di:

  • Riconoscere con consapevolezza quali sono i rischi nel proprio ambiente di lavoro aiutando gli stessi responsabili della Sicurezza a perfezionare DVR e qualità delle indicazioni fornite;
  • Trovare in autonomia le migliori risposte comportamentali e decisionali in funzione degli stimoli ambientali.

Per portare un lavoratore al terzo livello è necessario che questo sia preparato e che segua un percorso, questo ci porta al livello precedente:

Livello 4 – Formazione

Chi non si forma si ferma…

Questo aforisma, seppur inflazionato, è dannatamente realistico.

Sappiamo bene che la formazione in qualsiasi ambito è essenziale, e quando si parla di sicurezza lo è ancor di più.

Per raggiungere un buon livello di consapevolezza sui rischi infatti, serve
PREPARARE i lavoratori sui pericoli all’interno dell’azienda, accompagnandoli in una logica maieutica (o come va di moda adesso facilitante).

Tutto questo non potrà mai avere luogo senza prima agire sul livello alla base della piramide della sicurezza.

Livello 5 – Convinzioni

La prima cosa da attuare prima ancora di parlare di sicurezza, norme e DPI infatti, è agire sulle convinzioni limitanti dei lavoratori.

Per poterlo fare esiste un solo modo:

  • Ascoltare e accogliere il punto di vista dell’altro;
  • Accompagnarlo alla trasformazione verso gli obiettivi desiderati in piena fiducia e vicinanza.

Bene.

Questa che hai visto è quella che, parafrasando Maslow, potremmo definire “Piramide dei Bisogni della Sicurezza”.

Ricorda: Un Safety Coach deve sempre considerare a quale livello della piramide si deve muovere e su cosa è prioritario intervenire.

Non è possibile arrivare all’obiettivo ZERO INFORTUNI, se i lavoratori non hanno scalato ogni singolo gradino della piramide.

Ti auguro una splendida giornata,
Matteo Fiocco – Trainer Safety Coach Federation

Fare sicurezza è come vendere auto…

Oggi ti voglio raccontare la storia di Joe Girard.

Joe è un “semplice” venditore di Chevrolet con la particolarità che, nel suo campo, ha ottenuto risultati straordinari. 

È stato infatti riconosciuto dal Guinness World Records come il più grande venditore del mondo.

Per darti dei numeri: in 15 anni, tra la seconda metà degli anni ‘60 e gli anni ‘70, ha venduto oltre 13.000 veicoli, con una media di 6 macchine al giorno.

Un dato pazzesco, non credi?

Ma qual è il segreto del suo successo?

Più di uno in realtà…

Una cosa certa è che Joe ci sapeva fare con le persone, ma soprattutto,  era un maestro nell’utilizzare 2 degli elementi più persuasivi che ci siano: i complimenti e la somiglianza.

Mi spiego…

Joe aveva un’abitudine: ogni mese inviava a ciascuno dei suoi numerosi clienti, un cartoncino di auguri con un piccolo messaggio personale.

L’augurio cambiava di mese in mese, a seconda della ricorrenza, ma il messaggio finale era sempre lo stesso: “I like you”.

La domanda è lecita: perché Joe lo faceva? In continuazione?

Era forse un pazzo? 

Tutt’altro…

Joe aveva compreso un aspetto molto importante sulla natura umana: “tutti noi siamo di un’ingenuità straordinaria di fronte all’adulazione.” [cit.]

È scientificamente dimostrato che, il fatto che qualcuno dichiari di provare ammirazione o attrazione per noi, è un dispositivo micidiale per indurre simpatia e acquiescenza in contraccambio di questa persona.

È un processo naturale, e Joe l’aveva capito. 

Di conseguenza sfruttava il potere dei complimenti – continui – come elemento di persuasione per rimanere in testa e nel cuore dei suoi clienti.

Mica male no? 

Un altro elemento persuasivo fondamentale che Joe utilizzava, era la somiglianza

“La gente non compra un prodotto, la gente compra me”

Joe Girard

Che significa?

Te lo spiego subito.

Siamo più propensi a fidarci e ad ascoltare chi ci somiglia; nell’atteggiamento, nel parlare, nel pensiero, nella provenienza, nel vestire… 

Insomma, ci piacciono le persone simili a noi! È un dato di fatto (e anche questo scientificamente dimostrato).

Joe lo sapeva bene e sfruttava appieno questo elemento persuasivo.

Prima instaurava un legame di fiducia con il cliente, e successivamente vendeva.

Un vero fuoriclasse non credi?

“Ok Matteo, bella storia, ma che c’entra tutto ciò con la sicurezza?

Mi stai dicendo che devo vestirmi da operaio e inviare biglietti a tutti i lavoratori ogni mese?”

Certo che no! Non è questo il punto, ma è sicuramente uno spunto.

Se ci pensi, complimenti e somiglianza, somigliano ad alcune delle competenze del Framework Safety Coaching.

Iniziamo dalla somiglianza.

Devi capire che tu non sei solo un consulente o responsabile della sicurezza, ma sei un venditore.

Devi infatti vendere ai lavoratori il concetto di sicurezza: rispettare le norme, utilizzare i DPI e adottare comportamenti più sicuri.

Per fare questo però, non puoi atteggiarti ad un “maestrino so tutto io” che giudica idee e convinzioni errate dei lavoratori 

Devi dimostrare di essere uno di loro, per poter instaurare una relazione di fiducia.

In pratica devi preoccuparti di:

  • Ascoltare le idee di tutti senza giudicare o imporre le tue verità;
  • Rispettare il punto di vista di tutti e mostrando interesse a segnalazioni o richieste;
  • Adottare uno stile comunicativo e un tono di voce adeguato sulla base del proprio interlocutore.

Così facendo i lavoratori inizieranno a fidarsi di te per il semplice fatto che verrai percepito non più come un maestrino della sicurezza, ma come un punto di riferimento.

Che si traduce come la competenza del Framework: Creare fiducia e vicinanza.

Vediamo invece come sfruttare la parte dei complimenti.

L’abbiamo già detto:

Le persone sono attratte dai complimenti.

Un complimento è una leva principale per spronare le persone a migliorare, e nel tuo caso, adottare comportamenti sicuri.

Un lavoratore che indossa il casco o si impegna a rispettare le norme di sicurezza, va premiato sempre, anche con con un piccolo gesto; un complimento, una pacca sulla spalla… Decidi tu.

L’importante è rinforzare positivamente quel comportamento virtuoso per far sì che per il lavoratore, diventi un’abitudine.

Che si traduce come la competenza del Framework: Costruire comportamenti efficaci.

Bene.

Come hai visto, puoi prendere spunto anche da uno che vendeva auto 50 anni fa, per motivare alla sicurezza :).

Spero ti possa tornare utile.

Sicurezza sul lavoro: Come trovare l’IKIGAI

Oggi ti voglio raccontare di un episodio accaduto qualche anno fa, dopo un mio workshop sul Safety Coaching.

Stavo raccogliendo le mie cose, quando si avvicinò un giovane consulente per ringraziarmi e fare due chiacchiere.

In quei pochi minuti mi raccontò un po’ la sua storia.

Il percorso di laurea, gli innumerevoli corsi di aggiornamento, l’arrivo in azienda come consulente e l’inizio delle prime difficoltà.

Troppe difficoltà, talmente tante che più volte si è chiesto se avesse intrapreso la strada giusta.

“I lavoratori non osservano le norme di sicurezza…”
“Quando faccio formazione vedo solo facce annoiate”
“Nessuno riconosce il mio ruolo in azienda…”

Tutte situazioni che sono sicuro conosci anche tu, direttamente o indirettamente.

Ora indipendentemente dalla tua età, saprai benissimo che i problemi della Sicurezza di cui parliamo sono sotto gli occhi di tutti. La difficoltà di far accettare le proprie indicazioni vale sia per i più giovani che per i professionisti con anni di esperienza.

In questo scenario ripenso spesso a una parola affascinante e piena di significato: IKIGAI. Ne hai mai sentito parlare?

Si tratta di un’idea tanto semplice quanto potente della cultura Giapponese, che rappresenta la ragione per svegliarsi al mattino.

L’ikigai in pratica è la motivazione cardine che ci spinge ogni giorno ad affrontare le difficoltà e a rialzarci quando cadiamo.

Secondo la filosofia giapponese, si può raggiungere l’ikigai quando si incrociano 4 aree:

Passione → quello che ami fare
Missione → quello di cui il mondo ha bisogno
Vocazione → quello che sai fare
Professione → quello per cui puoi essere ricompensato

Quando tutte le aree si intersecano col giusto equilibrio, raggiungiamo l’IKIGAI e qui di seguito puoi vedere la sua rappresentazione grafica classica.


“Ok Matteo ma, filosofia a parte, che c’azzecca tutto questo con la sicurezza?”

Ora te lo spiego…

L’ikigai dovrebbe spingerci ad elevare la nostra visione e a focalizzarci sul nostro equilibrio così da sentirci completi.

È un concetto che mi piace tantissimo, che mi sono divertito a riadattare per il nostro mondo: quello della sicurezza sul lavoro 🙂

Quante volte ti sei chiesto se valesse la pena continuare a parlare ai lavoratori del tutto indifferenti?

Quante volte l’azienda non ha riconosciuto (o remunerato a dovere) i tuoi meriti?

Nel modello che ho creato, il Safety IKIGAI rappresenta l’incontro tra tutte le aree di cui un professionista della Sicurezza dovrebbe occuparsi.

Proprio come nel concetto tradizionale di IKIGAI, se tutte le aree venissero soddisfatte, si arriverebbe al pieno equilibrio, lasciandoci un profondo senso di appagamento e di pienezza.

Questo Safety IKIGAI è una specie di bussola, attraverso la quale riusciamo a sfruttare le nostre conoscenze per portare cultura della sicurezza in azienda e ottenere il giusto riconoscimento.

Ecco le 4 aree che compongono il Safety IKIGAI:

Passione → Amare la sicurezza, avere il desiderio di un forte sviluppo culturale della propria organizzazione

Conoscenza tecnica → Sapere cosa fare e come farlo: aggiornamenti tecnici, corsi di formazione, lettura e approfondimenti sono l’essenza per avere piena conoscenza tecnica della materia.

Adempimenti burocratici → Sì, la Sicurezza è fatta anche di documenti da produrre e scadenze da rispettare e aggiornare.

Condivisione → Quest’area rappresenta la comunicazione del Rischio in azienda a tutti i livelli aziendali: coinvolgere, motivare, far appassionare gli altri.

Ecco come si presenta visivamente il Safety IKIGAI:


Anche in questo scenario l’obiettivo che dovremmo perseguire è il pieno centro, l’IKIGAI appunto. Il rischio di tralasciare un’area è sempre in agguato e comporta alcune situazioni intermedie non abbastanza efficaci. Ecco quali sono.

Guru della sicurezza. Questa categoria di professionisti della Sicurezza è trascinata da un forte amore per la materia e una grande voglia di condividerla. Sono persone che cercano di coinvolgere con filmati, eventi emozionanti o con altre iniziative degne di nota. Attenzione però: senza un’adeguata preparazione tecnica e una traduzione delle iniziative in comportamenti sicuri non si cambierà mai nulla.

Secchioni appassionati. Questo secondo cluster di professionisti include tutti coloro che amano la materia e adorano approfondirla tecnicamente. Una sfilza infinita di letture e di nuovi corsi di approfondimento affolla le agende di queste persone. Il rischio più grande? Finire isolati nel proprio studio senza riuscire a trasmettere efficacemente le indicazioni all’organizzazione.

Tecnici Burocrati. In questa area di lavoro ci finiscono quei soggetti privi di passione e di capacità empatiche che hanno un solo scopo: fare il lavoro e farlo in fretta.
In questo gruppo troviamo i maghi del copia-incolla, i famelici cercatori di crediti, i diplomifici e gli attestatifici della Sicurezza. Parola d’ordine: emozione stammi lontana.

Bacchettoni del Safety. La quarta area intermedia è composta da coloro che cercano di far rispettare scadenze e adempimenti in azienda inseguendo tutti i vari dipartimenti e i relativi addetti in azienda.
Spesso si tratta di persone a cui hanno appioppato la Sicurezza come ulteriore mansione. Non hanno altro obiettivo che togliersi di torno le scadenze, costringendosi a un duro lavoro di informazione e di motivazione-coatta a tutti i livelli aziendali.

Ora, prendi pure lo schema del Safety IKIGAI e adattalo aggiungendo porzioni delle 4 categorie, il succo non cambia.
Ognuno di noi potrebbe essere un mix di alcuni fattori, ma una certezza resta: per fare davvero la differenza e attivare un forte cambiamento culturale, serve mirare al centro.

Il perfetto equilibrio non si trova dall’oggi al domani, ma prova a domandarti:
– A che punto mi trovo oggi?
– Cosa dovrei fare per raggiungere il pieno equilibrio?
– Su quale area dovrei lavorare per essere ancora più efficace?

La strada per cambiare la Sicurezza sul Lavoro nel nostro paese è lunga e impervia, ma noi non ci arrenderemo mai!

Sicurezza? Sfrutta la riprova sociale

“Uno dei mezzi che usiamo per decidere che cos’è giusto è cercar di scoprire che cosa gli altri considerano giusto”  

Robert Cialdini

Questa citazione è estratta da uno dei principi psicologici descritti da Robert Cialdini.

Cialdini è uno psicologo e professore di marketing statunitense, noto per essere uno dei più importanti studiosi della psicologia sociale della persuasione.

In uno dei suoi libri più famosi “Le armi della persuasione”, descrive 6 principi che secondo i suoi studi, influenzano le scelte delle persone.

Uno di questi, è la riprova sociale, da cui appunto è estratta la citazione che hai letto poco fa.

Ora, che cos’è la riprova sociale?

Semplice: tutte le scelte che prendiamo per compiere una determinata azione, sono condizionate dai comportamenti degli altri.

Più persone compiono una determinata azione, più saremo portati a pensare che quell’azione sia giusta. 

“Se tante persone fanno così, è giusto che lo faccia anch’io”

“Se tante persone evitano di fare questo, è meglio che lo eviti anch’io”.

Ora, il principio della riprova sociale non si limita solo al marketing, ma in tutti i casi dove ci sia un gruppo di persone che lavora a stretto contatto.

Prendiamo un esempio a caso… la sicurezza. 🙂

In tutte le aziende ci sono, da una parte i lavoratori più vecchi con più esperienza, i cosiddetti senatori.

Dall’altra invece le nuove leve, che per imparare il mestiere lavorano a stretto contatto con i più anziani.

Fin qui nulla di male. 

Ma parlando di sicurezza, devi prestare attenzione a un aspetto molto delicato…

Le nuove leve, per il principio della riprova sociale, verranno fortemente influenzate dai comportamenti dei senatori, assumendone vizi o virtù.

Cosa significa?

Che si potrebbero verificare 2 scenari:

“Se Mario che lavora da anni indossa il caschetto protettivo, è giusto che lo indossi anch’io”

“Se Mario che lavora da anni NON indossa il caschetto (perché tanto non è mai successo nulla) non ha senso che lo indossi io”.

Chiaro il concetto?

Ovviamente il “mondo ideale”, sarebbe quello del primo esempio; significa che in azienda, il gruppo di lavoratori è già forte e coeso, e ha capito l’importanza di lavorare in sicurezza.

Il problema è che spesso e volentieri ci troviamo in situazioni simili al secondo di esempio. Ed è qui che tu, in qualità di Safety Coach devi intervenire. 

Devi fare in modo che siano i più anziani i primi a rispettare le regole… 

Sono anche consapevole che queste figure solitamente sono le più ostiche da convincere a cambiare abitudini.

Non puoi certo pensare di andare dal vecchio Mario e imporgli di mettere il caschetto perché “devi farlo”.

Per questo ti viene in aiuto il framework safety coach.

Ricordi qual è la prima delle otto competenze?

Devi stabilire una relazione:

  • Adattando il tuo stile comunicativo al suo, quindi niente inutili tecnicismi;
  • Rispettando le sue idee e dimostrando interesse alle sue richieste;
  • Offrendogli il tuo supporto e incoraggiando verso nuovi comportamenti più virtuosi

Una volta che sarai riuscito a modificare i comportamenti dei senatori, vedrai che anche le nuove leve tenderanno a compiere le stesse scelte virtuose.

Significa che avrai sfruttato bene la riprova sociale!