Infortuni sul Lavoro e Dissonanza Cognitiva

Sì lo so la sicurezza è importante, ma qui in azienda non si è mai verificato un singolo incidente…

Questa che hai appena letto, è una delle perle di saggezza che sicuramente avrai già sentito da qualche lavoratore, più e più volte.

Se sei un consulente o un professionista della sicurezza infatti, ti sarà sicuramente capitato di scontrarti con false credenze o convinzioni errate simili a questa.

Magari molte volte il lavoratore è pure consapevole dei rischi e dei pericoli in azienda, ma continua imperterrito a mantenere le sue convinzioni adottando comportamenti sbagliati e rischiosi.

Ecco perché oggi voglio parlarti di un processo mentale, elaborato negli anni ‘50 dallo psicologo statunitense Leon Festinger, chiamato dissonanza cognitiva.

La dissonanza cognitiva non è altro che una sorta di disagio, un conflitto interno che proviamo quando le nostre credenze vanno in contrasto con le nostre azioni.

Quando si crea questa incoerenza mentale di solito abbiamo 2 possibilità:

  1. Tentare di ridurre l’incoerenza, cambiando il comportamento;
  2. Mentire a noi stessi cercando di raggiungere una sorta di armonia interiore.


Ti faccio un esempio.

Chi fuma sa che le sostanze contenute all’interno della sigaretta sono dannose, esaltate tra l’altro dalle immagini sui pacchetti.

Il fumatore può scegliere di:

  • ridurre la dissonanza cambiando il comportamento e smettendo di fumare; 
  • oppure continuare a fumare, mentendo a sé stesso, raccontandosi ad esempio che: fumare previene l’aumento del peso.


Si tratta di un processo mentale raccontato già 2000 anni fa, nella favola La volpe e l’uva.

Nel racconto, la volpe prova a raggiungere l’uva ma quando si accorge di non essere in grado, se ne va esclamando beh, i grappoli non sono ancora maturi, non mi va di prenderli acerbi”.

La dissonanza cognitiva ci dice che le persone devono per forza di cose mantenere un equilibrio tra le proprie credenze e i comportamenti.

È possibile contrastare quest’effetto nel Safety?

Risposta breve: sì!
safety coaching


Anzitutto, ricordati una cosa molto importante:

Non devi mai contrastare con forza le convinzioni degli altri, poiché a nessuno fa piacere veder sminuite le proprie idee, anzi…

Le persone, pur di difendere le proprie credenze, le rinforzano creando nuove dissonanza cognitive, in un pericoloso vortice a Matrioska.

Ecco allora le 3 aree di attenzione (che fanno part del nostro Framework del Safety Coaching) che voglio sottoporti oggi:

  • Creare relazioni forti
Non puoi cambiare davvero le cose se prima non crei una relazione di fiducia con il tuo interlocutore, identificandoti come un punto di riferimento all’interno dell’azienda.

Questo fattore apparentemente semplice da capire viene dato troppo per scontato. Ci lasciamo travolgere dalla fretta, dal dinamismo, dalle mille cose da fare, ma quanto tempo dedichiamo davvero alla manutenzione delle relazioni?

Prenditi del tempo per ascoltare gli altri, per ispirarli e perché no, anche per un buon caffè insieme.

Ricorda: Non può esister motivazione senza relazione.

  • Costruire comportamenti sicuri
La scienza del comportamento è un’area essenziale per ogni Safety Coach. Dobbiamo sempre ricordare che i rinforzi positivi sono essenziali per motivare alla sicurezza.

Anche quando apparentemente una persona non ci sta dando i risultati desiderati, possiamo sempre intervenire per piccole approssimazioni, riconoscendo e rinforzando i progressi maturati.
Ricorda: per smantellare le dissonanze cognitive i rinforzi positivi giocano un ruolo chiave.
  • Usare le domande potenti
Si sente tanto parlare del rapporto tra Domande e Coaching. Nonostante ciò sono davvero poche le persone che hanno compreso a pieno il valore di questa competenza.

La domanda giusta, alla persona giusta, può essere determinante per il successo finale.

Le domande hanno il potere di aprire nuove prospettive, di mettere in discussione false credenze da parte dei lavoratori e di orientare il cervello umano verso nuove strade mai percorse.

Ricorda: la qualità dei nostri pensieri è direttamente collegata alla qualità delle domande che ci facciamo.


Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire” si dice, e purtroppo è vero.

La strada per s
mantellare le pericolose Dissonanze Cognitive della Sicurezza è tutt’altro che facile, ma noi sappiamo che con pazienza e perseveranza ogni sfida diventa più semplice.

Comportamenti Sicuri: applicare la Token Economy

Una delle domande che affolla la testa di tutti i professionisti della Sicurezza sul Lavoro è

Come possiamo migliorare la cultura della Sicurezza nel nostro Paese?

Partiamo con una premessa fondamentale: quando lavoriamo con questo ambizioso obiettivo, dobbiamo sempre far riferimento, in un modo o nell’altro, ai comportamenti messi in atto dai lavoratori.

Non ha senso infatti, dal punto di vista scientifico, cercare di migliorare qualcosa che non possiamo misurare.
Gli unici elementi misurabili rispetto al concetto di “Cultura della Sicurezza” sono  proprio i comportamenti messo in atto nei vari reparti.

Oggi voglio parlarti di un argomento molto importante che puoi sfruttare anche tu per costruire comportamenti sicuri in azienda, sto parlando della Token Economy.

Si tratta di una sorta di contratto educativo che mira a incrementare i comportamenti virtuosi e diminuire quelli poco funzionali in azienda.

Ma come funziona nello specifico?

In pratica: un responsabile che avrà il ruolo di educatore, stipula un accordo con il gruppo di lavoro dove, per ogni comportamento corretto, riceverà un gettone (token).

Mentre in caso di infrazione gliene verrà tolto uno oppure non verrà assegnato.

Al raggiungimento di un determinato numero di Token, sarà garantito al soggetto una sorta di premio.

Ora, il principio su cui si basa la token economy, è simile al concetto dei rinforzi.

Ma con una sottile differenza…

Qui non parliamo di una semplice “pacca sulla spalla”, che è sì, un ottimo rinforzatore, ma ha durata breve poiché lo stimolo creato sparisce quasi subito.

Nella token economy si parla invece di rinforzatori condizionali, ovvero uno stimolo che originariamente non è di per sé rinforzante, ma che lo diventa quando viene abbinato ad altri.

Un sistema in cui in base ai comportamenti vengono aggiunti o sottratti punti, e che permette ai lavoratori di scambiare questi punti ottenuti con un premio/bonus viene definito Token Economy.

Ma quali sono gli step necessari per applicare la token economy in azienda?

Come applicare la token economy

Per applicarla in azienda, ci sono 6 fasi da seguire, che tra poco ti mostrerò, portandoti qualche esempio su come applicarla alla tua realtà.

1. Stabilire gli obiettivi

Questa prima fase serve per:

  • analizzare il gruppo di lavoro e le singole persone che lo compongono;
  • stabilire quali obiettivi ci prefiggiamo di ottenere;
  • capire in anticipo quali problemi possono sorgere.

Nel nostro caso l’obiettivo è aumentare la sicurezza nell’ambiente di lavoro e far si che tutti i lavoratori svolgano le loro mansioni con attenzione e scrupolosità.

È importante però anche analizzare quali difficoltà potresti incontrare, ad esempio resistenza di alcuni lavoratori o la percezione errata della misurazione del lavoro.

2. Rilevare le misurazioni di base

Dopo aver stabilito gli obiettivi, è necessario raccogliere dei dati sui comportamenti del gruppo di lavoro, per capire se sia effettivamente utile una strategia di questo tipo.

Qui devi analizzare il tuo gruppo di lavoro e chiederti: “Il livello di performance è a un livello soddisfacente?”

In caso di risposta negativa, allora un sistema di Tokens potrebbe essere una soluzione efficace.

3. Scegliere il tipo di gettoni da utilizzare

Come devono essere questi token?

Innanzitutto devono risultare allettanti, leggeri e di dimensioni ridotte.
Questo per far si che possano riceverli velocemente e conservarli senza difficoltà, anche in tasca.

Puoi decidere ad esempio di utilizzare una moneta, una fiches da casinò oppure andrà bene anche un timbro su un libretto.

4. Scegliere i rinforzi di sostegno

Dopo aver stabilito la tipologia di Tokens (punti, stelline, gettoni o altro) è necessario definire i premi che saranno resi disponibili in base ai Tokens.

Ogni azienda può stabilire una linea, tendenzialmente si preferiscono programmi basati su premi stile-catalogo rispetto al bonus economico. Un esempio? Biciclette, droni, viaggi, cene, esperienze divertenti, etc. (in maniera simile a ciò che avviene con la raccolta punti dei tuoi biscotti preferiti :D)

5. Individuare l’aiuto disponibile

In caso di aziende complesse, con un numero di lavoratori molto alto, si possono istruire i capi-reparto o i responsabili affinché siano autonomi nell’erogazione dei Tokens.

Attenzione però…

Queste persone scelte dall’owner del processo devono aver già dimostrato di saper attuare comportamenti più virtuosi rispetto agli altri.

Diventa fondamentale scegliere qualcuno che, oltre a erogare i Tokens, sia in grado di fornire le corrette indicazioni sul Safety e soprattutto sia d’esempio per gli altri.

6. Scegliere i luoghi

In ultima fase, l’educatore dovrà decidere semplicemente quali sono i luoghi ideali all’interno dell’azienda dove distribuire i token, dove conteggiarli e dove rendere accessibile la verifica del proprio punteggio.

Per esperienza consiglio una Bacheca affissa in un luogo di svago così da mantenere l’esperienza della Token Economy piacevole e sfidante per tutti i partecipanti, alimentando una virtuosa gara della Sicurezza.

Prima di iniziare poi, sarà necessario inoltre prestare attenzione ad alcuni punti:

1. Decidere in quale modo verranno raccolti i dati;

2. Decidere chi sarà il responsabile della distribuzione
dei token;

3. Studiare quanti ne verranno distribuiti e con che frequenza;

4. Decidere in base ai comportamenti del gruppo di lavoro se sia il caso di creare un programma penalizzante;

5. Supervisionare e controllare di continuo sia lo staff sia i collaboratori;

6. Gestire eventuali problemi organizzativi, ad esempio: difficoltà in fase di avvio del programma o mancanza di conoscenza dello stesso.

La Token economy può essere una valida strategia per motivare i lavoratori a rispettare e mantenere i comportamenti sicuri all’interno dell’azienda.

Motivare alla Sicurezza con i Feedback

Oggi parliamo di una delle armi più preziose per un Safety Coach.

Nella mia esperienza nel mondo della sicurezza e della formazione, mi sono reso conto che le persone hanno un bisogno costante del nostro sostegno per crescere.

Saper dare dei giudizi corretti, è uno strumento molto potente sia per valutare i progressi dei lavoratori sia per motivarli a migliorare e a crescere, attuando comportamenti più funzionali.

Dare dei feedback però non è così facile come sembra, e oggi voglio raccontarti una piccola storia tratta dal bestseller di Daniel Goleman Intelligenza Emotiva.

Un giorno, durante una riunione, un ingegnere presentò il suo progetto per lo sviluppo di un software al suo vicepresidente.

L’ingegnere e la sua squadra avevano lavorato duramente per settimane ed erano orgogliosi di presentare tutto il frutto del loro impegno.

Quando però finì la sua presentazione, il vicepresidente si rivolse all’ingegnere e gli chiese con tono sarcastico: “Da quanto tempo si è laureato? Queste specifiche sono ridicole. Non hanno alcuna possibilità di passare oltre la mia scrivania”.

L’ingegnere, imbarazzato e umiliato, si sedette in silenzio per tutto il resto della riunione.

Nelle settimane successive però, continuò ad essere ossessionato da quella scena e dai commenti del vicepresidente.

Era talmente demoralizzato e avvilito che pensava che l’azienda non gli avrebbe mai più affidato incarichi di un certo rilievo.

Sul punto di licenziarsi, un giorno decise di affrontare il vicepresidente.

Si presentò nel suo ufficio e iniziò a parlargli, ricordandogli l’episodio e i suoi commenti demoralizzanti.

Gli disse: “Ho le idee un po’ confuse su ciò che lei
intendeva ottenere. Non credo che stesse solo cercando di mettermi in imbarazzo – quale altro obiettivo aveva in mente?”.

Il vicepresidente rimase sconcertato…

Non aveva idea del fatto che il suo commento (che nel suo intento non era nient’altro che una battuta) fosse stato così devastante.

In realtà voleva dire che il progetto in questione era davvero promettente, ma necessitava di altro lavoro.

Con le sue parole però ottenne l’effetto opposto, etichettando tutto il lavoro come privo di valore.

Il vicepresidente ammise le sue colpe e si scusò.

Secondo Goleman questo è un classico esempio di mancanza di Intelligenza Emotiva.

Hai mai vissuto sulla tua pelle episodi del genere?

Anche nel nostro difficile compito di Motivare alla Sicurezza abbiamo il dovere di basare le nostre attività sull’intelligenza emotiva.

Alcuni consulenti o responsabili della sicurezza hanno l’abitudine di dare giudizi e commenti in modo errato, dando per scontato ciò che i lavoratori percepiscono.
Il risultato è che, anziché motivare le persone, ottengono l’effetto opposto; esattamente come nell’aneddoto appena visto.

Ma è possibile apprendere l’arte dell’intelligenza emotiva?

Non sono un fermo sostenitore del “chi nasce tondo può morire quadrato”,  tuttavia credo che con le giuste attenzioni anche una persona poco empatica possa migliorare l’efficacia delle sue interazioni con gli altri.

Ecco 4 consigli per dare feedback stimolanti ai lavoratori

1- Sii specifico

Supponiamo che in un’azienda si verifichi un piccolo incidente o una particolare situazione di pericolo, dove è necessario prendere subito provvedimenti.

Banalmente potrebbe essere un lavoratore che non indossa le protezioni di sicurezza.

Se la persona in questione venisse semplicemente ripresa per l’errore commesso, senza che possa capirne la reale natura e come migliorare, la reazione emotivanon sarà affatto positiva.

Ti faccio un esempio:

Mario, il nostro buon lavoratore, è impegnato in una particolare lavorazione molto pericolosa, senza indossare il casco protettivo.

Rivolgersi con: “Mario non ci siamo! Sei proprio un capoccione, la Sicurezza è importante!” non è (manco a dirlo) un feedback di valore per due motivi: troppo generico e giudicante per chi lo riceve.

I Feedback vanno dati sempre sui comportamenti, possibilmente in una logicamaieutica.

Magari iniziare con:
“Ciao Mario, stavo osservando lo svolgimento dell’attività e ho notato una cosa importante che riguarda la Sicurezza. Sapresti dirmi cosa manca?”

Oppure se proprio non vuoi aspettare qualche minuto per far riflettere in autonomia il tuo interlocutore meglio un diretto:

“Ciao Mario, ho notato che non hai il casco di protezione. Ricorda che qui è importante.”

Sono attenzioni banali, ma vi assicuro che nelle aziende fanno tutta la differenza del mondo.

2- Offri una soluzione

Un feedback di qualità deve indicare una soluzione per risolvere il problema o almeno sensibilizzare la persona su alcune sue carenze.

Le domande potenti di cui più volte abbiamo parlato, in questo caso ci vengono in aiuto:

Ad esempio: “Mario ho notato che non stai indossando il casco protettivo, come possiamo fare per aiutarti a ricordarlo la prossima volta?”

Domande di questo tipo ti aiutano a stimolare il lavoratore nella ricerca attiva di nuove soluzioni, naturalmente la grande differenza qui la gioca il nostro tono di voce che può trasformarci da alleati a bacchettoni in una manciata di secondi.

3- Faccia a faccia

Quando devi comunicare coi lavoratori, fallo sempre faccia a faccia. Evita di passare per mail, lettere, riunioni di gruppo o chissà quali altre forme di comunicazione indiretta.

Se qualcosa richiede il tuo intervento vai dritto al punto con serenità e fermezza, parlando a cuore aperto e guardando negli occhi il tuo interlocutore.

In questo modo, oltre a evitare di rendere la comunicazione impersonale, darai la possibilità alle persone di chiarire o esporre le proprie ragioni.

Questo ti sarà utile anche per capire le convinzioni che li spingono a lavorare nel modo sbagliato e persuaderli a cambiare punto di vista.

4- Sii sensibile

Qui entriamo nel campo dell’empatia.

Come abbiamo visto, fornire giudizi poco empatici è deleterio e demoralizzante per chi li riceve. Le persone tendono a mettersi sulla difensiva.

Devi piuttosto entrare in sintonia con la persona a cui ti stai rivolgendo, cercando di percepire l’impatto di ciò che dici e come lo dici.

Se vuoi ispirare un lavoratore ad attuare un comportamento più virtuoso, devi guidarlo alla comprensione dei rischi.

La cosa migliore per avere un effetto ispirante e non giudicante è di eliminare il pregiudizio nelle nostre intenzioni. Tutte le volte che partiamo sconfitti stiamo limitando la crescita del nostro interlocutore.

Oltre a sfruttare la tua sensibilità per creare connessione, puoi aiutarti con domande che vadano a stimolare il lavoratore nella ricerca delle possibili conseguenze.

“Mario, a quali rischi sei esposto in questo reparto?”

“Cosa potrebbe succedere?”

“Quali sono i DPI da utilizzare in questa attività?”

Ricorda: Se tu per primo non credi nella possibilità di cambiare nessuno vorrà seguire le tue indicazioni.

Bene. Spero che ciò che abbiamo visto ti possa essere d’aiuto.

Dare feedback di qualità ai lavoratori, è fondamentale per ispirarli ad attuare un reale cambiamento all’interno dell’azienda.

Allenati duramente per migliorare sempre più la tua capacità di dare indicazioni alle persone, chiedendo magari un contro-feedback sull’effetto che producono.

Per feedback ad astra!

Come affronti gli ostacoli?

Qualche giorno fa ho lanciato un sondaggio nel nostro gruppo Facebook Safety Coaching (in cui ti invito a iscriverti se ancora non l’hai fatto), per ascoltare le preferenze dei nostri lettori sulla Newsletter settimanale..

A grande sorpresa, molte persone hanno scelto un tema di racconti motivazionali..

Da una parte è anche comprensibile visto il periodo…

Quest’anno si è rivelato molto – ma molto – impegnativo; pieno di ostacoli, paura per il futuro e incertezze.

Oggi ho deciso di condividere una piccola storia che mi auguro ti possa dare la giusta carica per affrontare queste giornate così complesse.

Tanto tempo fa, un re molto saggio decise di mettere una grossa pietra in mezzo alla strada.

Successivamente si nascose in mezzo ai cespugli, con l’intento di osservare quante persone si sarebbero prese la briga di spostare la pietra.

Poco dopo passarono di lì dei mercanti, che trovandosi quell’enorme masso, anziché spostarlo si limitarono a girarci intorno, lamentandosi del RE che non manteneva pulite le strade.

Più tardi passò un giovane e forte soldato del regno, che camminando a testa alta non vide la pietra, ci sbatté contro e inciampò.

Si alzò imprecando e proseguì il suo cammino, lasciando la pietra dov’era.

Al tramonto passò di lì un contadino con un grande carico di verdure sulle spalle. Trovandosi la pietra davanti, poggiò a un lato della strada il suo cesto e provò a spostarla con tutta la sua forza.

Con molta fatica riuscì a spingerla fino a liberare il passaggio, dopodiché tornò a riprendere il suo cesto di verdure.

Qualcosa però attirò subito la sua attenzione…

Sotto il masso appena spostato, c’era una piccola borsa piena zeppa di monete d’oro e una lettera da parte del RE.

La lettera diceva che tutto quell’oro sarebbe appartenuto a chi avesse spostato la pietra, contribuendo al benessere del regno.

Torniamo nel nostro mondo. Cosa ci insegna questa storiella?

Ogni ostacolo che incontriamo nel nostro percorso di vita può darci la possibilità di migliorare la nostra condizione.

Le persone pigre o svogliate, tendono a incolpare gli altri e a lamentarsi di continuo, rifugiandosi nel più comodo scaricabarile.

Le persone volenterose invece, quelle che non si abbattono tanto facilmente, prendono le difficoltà che incontrano come nuove sfide per crescere e diventare persone migliori.

Ora io non so cosa accadrà nel prossimo futuro. Alcuni segnali incoraggianti arrivano dalla Scienza Medica, ci dicono che presto usciremo da questa situazione assurda, ma la verità è che i problemi nella vita sono sempre presenti.

Tutti noi attraversiamo nel nostro percorso momenti duri, difficoltà, scontri. Tutti questi episodi possono insegnarci qualcosa, arricchirci.

Nel mondo della formazione americana va tanto di moda un principio: esistono solo 2 tipi di esperienze rispetto ai nostri desideri

  • Winning Experience (le volte in cui vinci)
  • Learning Experience (le volte in cui impari qualcosa)

Il segreto non è crederci forte forte forte o affidarsi alle strampalate leggi di attrazione.

Il vero segreto è gestire efficacemente il proprio dialogo interiore (sì proprio la vocina che ti ronza spesso in testa) e imparare a domandarsi in ogni occasione:

Cosa posso imparare da questa situazione?

Come posso fare per superare al meglio questo problema?

Quali cambiamenti devo attuare io per essere felice?
Su quali mie qualità posso contare?

Riportare tutto sotto il nostro controllo e alzare sempre l’asticella, solo così potremmo davvero diventare persone migliori.

E il mondo ha sempre più bisogno di persone migliori.

Safety e Auto-efficacia? 3 Tattiche per Stimolarla

Nel mondo della crescita personale si sente spesso parlare di “pensiero positivo” e di “crederci forte forte forte”.

Ma è proprio vero che le convinzioni influenzano i nostri risultati?

Se mi segui da tempo sai che abbiamo scelto di condividere nella Federazione, solo principi e strategie scientifiche per guidare alla Sicurezza sul Lavoro le persone e le organizzazioni.

Oggi facciamo un salto nel passato, più precisamente alla fine degli anni ‘90.

Glen Whyte, Alan M. Saks e Sterling Hook, 3 ricercatori di un’università canadese, reclutarono un gruppo di persone con almeno 2 anni di esperienza lavorativa, per condurre un bizzarro test.

I partecipanti dovevano impegnarsi in alcuni esercizi complessi che per essere risolti richiedevano decisioni importanti.

Le persone vennero divise in 3 gruppi, a cui fornirono informazioni diverse:

  • Al primo gruppo diedero gli esercizi senza particolari indicazioni;
  • Al secondo convincendo i partecipanti di essere in possesso delle abilità per risolverli;
  • Al terzo invece inducendo la convinzione di non possedere le abilità per risolverli.

Il risultato?

Dallo studio emerse che il secondo gruppo si era impegnato molto di più perseverando nella risoluzione dei problemi. Questo cluster di partecipanti, forti dell’incoraggiamento dei ricercatori, trovarono persino ottime soluzioni.

L’esperimento voleva metter in luce il concetto di autoefficacia, ovvero come la qualità delle nostre azioni sia profondamente influenzata dalle convinzioni che abbiamo.

Secondo Albert Bandura psicologo noto per il suo lavoro sulla teoria dell’apprendimento sociale, l’autoefficacia rappresenta l’insieme delle credenze che permettono alla persona di:

  • aumentare i livelli di motivazione;
  • attivare risorse cognitive;
  • eseguire le azioni necessarie per esercitare controllo sulle richieste di un compito.

L’autoefficacia ha quindi un’influenza diretta sulla motivazione e sul comportamento di una persona.

Insomma mica robetta per chi vuole Motivare alla Sicurezza!

Le persone con forte senso di auto-efficacia infatti, sono più attive e più motivate a portare a termine gli obiettivi prefissati facendo scelte consapevoli.

Al contrario invece le persone con scarsa autoefficacia tendono a non credere nelle proprie capacità e ad agire in modo poco ottimizzato.

“Ok Matteo, ho già sentito parlare di autoefficacia qui in Safety Coaching, giusto?”

Esatto, l’autoefficacia è un concetto molto importante che è alla base di una delle competenze del nostro framework: creare consapevolezza.

Uno degli obiettivi di un Safety Coach infatti è quello di aiutare le persone a trovare dentro di sé le risorse necessarie a raggiungere gli obiettivi di sicurezza.

Attenzione: Non faccio riferimento alle scemate dei GURU Ammerigani che invitano a liberare il tesoro nascosto nella pancia.

Sto dicendo che quando si tratta di formare, comunicare, invitare e coinvolgere alla Sicurezza tutti i livelli aziendali, dovremmo sempre partire da quello che il nostro interlocutore riesce a ottenere in autonomia.

Ci sono almeno 3 tattiche che puoi utilizzare per stimolare l’auto-efficacia nella Sicurezza sul Lavoro.

1: Utilizzare Domande per creare consapevolezza sui Rischi

“Cosa osservi di pericoloso?”
“Quali infortuni potresti subire in questa lavorazione?”
“Cosa dovresti fare per proteggerti?”

Domande come queste ti permettono di partire dall’altro, da ciò che riconosce. Le puoi utilizzare negli Audit, nelle riunioni di coordinamento o per ripassare le regole importanti con i lavoratori.
Partire con le domande ti aiuta a stimolare la riflessione negli altri: il tuo obiettivo più grande.

Ricorda: Il tuo compito come esperto di Sicurezza è di creare altri esperti in azienda.

2: Utilizzare lo stile della facilitazione e della co-formazione

Quando ti occupi di formazione in azienda, prova a cambiare approccio. Molti formatori adorano le Slide piene zeppe di testo… Alcuni più avveduti hanno ridotto all’essenza i contenuti privilegiando eleganti punti elenco

Il mio invito, invece, è di partire dai discenti. Lancia una domanda guida e avvia un dibattito guidato, con lo scopo di ottenere lo stesso punto elenco ma generato dai partecipanti.

Altra strategia è quella di invitare i lavoratori più esperti a co-formare con te in vari momenti. Un operaio maturo sarà ben lieto di offrire il suo punto di vista ai colleghi più giovani, si tratta solo di vincere la timidezza iniziale.

Ricorda: La facilitazione è un processo di formazione in cui i contenuti emergono dalla riflessione autonoma dei discenti.

3: Coinvolgere Dirigenza e livelli alti con obiettivi condivisi

Invece di imporre la Sicurezza ai piani alti dell’azienda, o di supplicare per un loro maggior coinvolgimento, prova a cambiare radicalmente strategia.

“Qual è il vostro principale obiettivo di sviluppo nei prossimi 12/24 mesi?”

Lascia che chi si trova in posizioni di comando ti racconti la sua vision e fai in modo di collegare quella Vision agli obiettivi di sicurezza rispondendo alla domanda
“In che modo il mio lavoro nel Safety può aiutarvi a raggiungere più velocemente quell’obiettivo?”

Ricorda: Le persone fanne le cose per i loro motivi, non per i nostri. Parti sempre dagli obiettivi degli altri e collegali a quello che ti interessa.

C’è un’altra cosa molto importante che tengo a sottolineare….

L’autoefficacia riguarda direttamente anche te, come consulente o responsabile della sicurezza.

Il tuo comportamento e il tuo modo di agire infatti, si riflette anche sui lavoratori.

Se sei il primo a non credere nelle tue capacità e a non avere la giusta carica, come puoi pensare di motivare gli altri?

Il consulente più bravo è quello che ha fiducia in se stesso al punto tale che arriva a guidare gli altri senza doverli guidare, ma semplicemente lasciandoli liberi di apprendere in autonomia.

Una Pizza per motivare alla sicurezza?

Quali sono le leve più potenti per motivare le persone e spingerle ad agire?

Questa è una delle domande a cui Dan Ariely, professore di psicologia ed economia comportamentale, risponde nel suo libro “Perché: La logica nascosta delle nostre motivazioni”.

Sappiamo tutti quanto sia difficile motivare le persone a compiere determinate azioni.

In qualità di consulente o responsabile della sicurezza ad esempio, sai meglio di me quanto sia complesso motivare i lavoratori ad attuare quei comportamenti virtuosi che tanto desideri.

Ariely nel suo libro, va a fondo su questo aspetto, definendo la motivazione come una sorta di equazione.

Un insieme di fattori che aiutano nella costruzione della motivazione, tra cui: denaro, risultato, senso di appartenenza, felicità, riconoscimento.

Secondo Ariely, la maggior parte dei grandi capi d’azienda sottovalutano questi fattori e di conseguenza non stimolano abbastanza i propri dipendenti a fare di più anzi, talvolta fanno seri danni.

Sono convinti infatti che un piccolo bonus una tantum in busta paga sia efficace per mantenere sempre alta la motivazione. 

Ma è davvero così?

No. Le cose sono un tantino diverse e l’autore ne fornisce una chiara visione all’interno del libro, dove descrive un esperimento tenuto in Intel.

I dipendenti di questa fabbrica in Israele lavoravano a cicli lavorativi di 8 giorni: 4 giorni con turni da 12 ore e 4 giorni di riposo.

I responsabili della fabbrica avevano impostato dei bonus per mantenere alta la produzione al rientro dai 4 giorni di riposo.

Funzionava così: 

se il primo giorno del ciclo lavorativo i lavoratori raggiungevano l’obiettivo prefissato, avrebbero ricevuto un bonus in denaro alla fine del turno.

Ariely propose un test, con altre tre varianti del bonus:

  • recapitare una pizza formato famiglia direttamente a casa loro (purtroppo a causa di problemi logistici non fu possibile, perciò optarono per un coupon).
  •  inviare un elogio sottoforma di sms direttamente dal capo
  •  non fare nulla

L’idea era di segmentare in parti uguali il personale e per ogni segmento attivare una delle quattro modalità. E così fecero…

Secondo te, quale tra questi risultò come l’incentivo vincente?

Te lo svelo subito, partendo dal presupposto che qualsiasi incentivo è meglio di nessun incentivo.

Le persone che avevano ricevuto uno dei 3 bonus, aumentarono infatti la propria performance rispetto a chi non ricevette nulla.

E fin qui tutto abbastanza logico.

Il risultato sorprendente fu che, dei 3 veri incentivi, il denaro si è dimostrato il peggiore.

il dato fu che: 

  • la produttività di chi ricevette il coupon per una pizza aumentò del 6,7%; 
  • chi aveva ricevuto un elogio 6,6%; 
  • chi il premio in denaro 4,9%.

L’esperimento continuò nei giorni successivi ma il trend non mutò anzi: il premio in denaro evidenziava una resa peggiore, rispetto a chi non aveva ricevuto nulla…

Abbastanza controintuitiva come dinamica vero?

In realtà la spiegazione è piuttosto Semplice. 

Nella mente del lavoratore scattava infatti questo ragionamento: 

“Visto che ieri mi hai pagato di più per fare il mio lavoro, oggi che non riceverò nulla lavorerò meno”.

Ma cosa voleva dimostrare Ariely con questo esperimento?

Te lo faccio dire da lui:

“Più un’azienda può offrire ai dipendenti opportunità che creano significato e legame, maggiori sono le pro­babilità che quei dipendenti si impegnino di più e che la loro fedeltà sia più duratura” 

 Dan Ariely

L’esperimento dimostra che le persone sono più motivate da apprezzamenti e cortesie di natura sociale anziché economiche.

Questo perché, come esseri umani, siamo molto legati al bisogno di sentirci inclusi in una comunità e di condividere le nostre emozioni con gli altri.

La pizza e l’elogio sono stati i 2 incentivi vincenti perché oltre ad aumentare la propria autostima personale, hanno rafforzato il senso di appartenenza all’azienda.

Quel senso di soddisfazione per un papà e marito, che torna a casa in famiglia con una pizza come premio…

L’attimo di emozione nel ricevere un elogio dal proprio capo… 

Sono leve molto più potenti del denaro.

“Ok Matteo, ma io come posso sfruttare tutto questo per motivare i lavoratori ad attuare comportamenti più sicuri?”

Rinforzando i comportamenti positivi.

Una delle cose che non mi stancherò mai di ripetere, è l’importanza del rinforzo.

Anche il più piccolo sforzo compiuto dal lavoratore per lavorare in sicurezza, va premiato.

L’errore che molti consulenti o responsabili della sicurezza fanno, è quello di sottovalutare questi piccoli passi (ritenendoli insignificanti), con la conseguenza di demotivare il lavoratore nel suo processo di miglioramento.

Una semplice pacca sulla spalla o un “Bravo Mario che utilizzi gli occhiali protettivi” ad alta voce, possono sembrare banalità ma non è così.

Oltre ad aumentare il senso di soddisfazione del lavoratore, può rappresentare una spinta potente per continuare ad attuare comportamenti virtuosi.

Provare per credere.

Il 5G causa anche incidenti sul lavoro?

C’è un nuovo nemico in città, responsabile della maggior parte delle sciagure capitate ultimamente, Coronavirus compreso.

Sto parlando del “famigerato” 5G, ultimamente sempre al centro dell’attenzione per via delle numerose bufale dei classici complottisti.

Nelle ultime settimane ne ho lette di tutti colori:

da chi distrugge qualsiasi antenna che vede in giro, a improbabili studi dove è “appurato” che causi il Coronavirus, a vari gruppi di denuncia sui social.

Insomma come sempre, la situazione è sfuggita leggermente di mano.

Manca solo che salti fuori che il 5G causi incidenti sul lavoro e poi siamo apposto… :).

Scherzi a parte, il problema grave è che, grazie a questo terrorismo mediatico, sempre più persone iniziano a crederci e a parlare di rischi per la salute, dimenticando un semplice dato di fatto…

L’esposizione elevata alle onde elettromagnetiche al centro della diatriba, NON è provocata dalle antenne, bensì dall’utilizzo eccessivo dello smartphone.

Significa che il pericolo effettivamente esiste ma non è dovuto alla tecnologia in sé, ma all’utilizzo sbagliato che se ne fa.

Pensa che secondo alcune ricerche è emerso che il 44% degli adolescenti, passa anche 6 ore al giorno con lo smartphone in mano.

E sugli adulti (alcuni almeno) probabilmente non cambia molto.

Sarebbe utile sensibilizzare la gente su questo aspetto ma verrebbe fuori un altro problema:

Per le persone cambiare abitudini è TREMENDAMENTE difficile. È molto più semplice trovare “capri espiatori”, anche se non hanno alcun senso logico.

La dinamica mentale è più o meno questa:

“che male potrebbe mai fare chattare o stare sui social? La colpa è sicuramente di quegli antennoni del 5G, ma io non posso farci nulla”.

Ed è qui che volevo arrivare.

Hai presente quando si verificano incidenti sul lavoro?

La dinamica è la stessa.

Solitamente la colpa viene sempre data a fattori come: la poca formazione, la burocrazia, la sfortuna… mai alle (cattive) abitudini dei lavoratori o dell’azienda stessa.

“non è mai successo nulla…” 
“Abbiamo sempre lavorato così…” 
“I caschetti sono troppo stretti…”.

Chiunque si occupi di Safety sa che deve scontrarsi con lavoratori a cui non importa nulla e che troveranno ogni scusa possibile, pur di NON cambiare le proprie credenze o abitudini.

Per questo TU in qualità di leader della Sicurezza, devi avere la capacità di guidare e influenzare positivamente l’ambiente, ispirando le persone al cambiamento di responsabilità.

Certo non è facile.

Per indicare una nuova via, un modo diverso di fare sicurezza, hai bisogno prima di mostrare quello che sai, facendo entrare le persone nel tuo “mondo”.

Devi creare una connessione con le persone, esplorando la loro mappa mentale.

Come fare?

USA IL POTERE DELLE DOMANDE

  • Fai Domande aperte per capire le loro convinzioni: “Perché ritieni uno spreco di tempo fare sicurezza?”
  • Fai Domande focalizzate sulle soluzioni “Come possiamo secondo te migliorare la Sicurezza in questo reparto?”
  • Fai Domande che invitano all’azioneCome vuoi procedere per questa attività?”

Solo così riuscirai ad abbattere abitudini e convinzioni malsane, e portare i lavoratori verso comportamenti più funzionali.

Altrimenti ti troverai a dover imporre le tue idee, affrontando classiche (e poco efficaci) discussioni, nella più totale indifferenza

Un BECCHINO per motivare alla Sicurezza?

Può una situazione negativa, come ad esempio un lutto, trasformarsi in un fenomeno virale?

Nelle ultime settimane sta spopolando il meme della coffin dance, un video dove dei bizzarri becchini ballano con movenze alquanto insolite, durante il trasporto di una bara.

Questo meme ha raggiunto l’apice della viralità anche grazie alla pattern musicale di sottofondo, un inconfondibile e orecchiabile ritornello.

Ovviamente il meme in questione ha scatenato anche qualche polemica.

Molte persone infatti hanno criticato questo video, etichettando questo rito, come poco rispettoso nei confronti del defunto.

In realtà, si tratta di un rito funebre ghanese, ideato con il duplice scopo di portare rispetto all’anima del defunto, e allietare un momento triste e di sofferenza, con una sorta di festa collettiva.

Ma c’è di più…

Il suo ideatore, Benjamin Aidoo, ha riferito in un’intervista, che tutto è nato come alternativa al classico funerale, per spostare il focus dalla scomparsa del defunto, celebrandone invece ciò che ha fatto in vita.

Un gesto nobile se ci pensi, che ha avuto un grande successo (ancora prima che diventasse un meme sul web), portando le stesse famiglie africane a pagare cifre considerevoli per questa cerimonia.

Siamo abituati a pensare a un funerale come un rito solenne, fatto di preghiera, lacrime e silenzi.

Qui troviamo invece, persone che ballano a ritmo di musica e con movenze divertentissime, mentre trasportano la bara, trasformando un momento triste in qualcosa di divertente.

Un gesto talmente controverso che ha avuto un grandissimo impatto, in positivo.

Ora starai pensando qualcosa del tipo: «ok ma cosa c’entra tutto ciò con la sicurezza sul lavoro?»

Te lo spiego subito… ormai dovresti conoscermi e sai che mi piace riflettere anche su temi inconsueti 😉

Non aver paura di rompere gli schemi

Sai bene che, quando si parla di sicurezza in azienda, spesso lo fai davanti a facce svogliate e lavoratori disinteressati.

Ti sei mai chiesto cosa accadrebbe se proponessi il tema della sicurezza sotto una nuova veste?

Anziché utilizzare i soliti schemi, con noiose riunioni e la stesse linee comunicative, fatte di boriosi termini tecnici e obblighi, perché non farlo in maniera completamente nuova?

Stupire le persone che ti ascoltano rendendo un argomento considerato poco interessante più coinvolgente… proprio come i simpatici becchini.

Ecco 3 insegnamenti che possiamo portare a casa da questa storia del web. Li puoi sfruttare a tuo vantaggio per motivare alla sicurezza sul lavoro, rompendo gli schemi.

1- La forma non è il contenuto

In qualità di professionista della Sicurezza, probabilmente i tuoi contenuti sono già eccellenti.

Conosci tutte le norme del Safety e sai indicare a un responsabile il modo migliore per prevenire infortuni sul lavoro.

Tuttavia le persone non ti seguono.

Perché?

Ciò che manca è la forma, ovvero la capacità di comunicare nel migliore dei modi il tuo sapere tecnico, scegliendo le giuste parole per convincere le persone.

Ti faccio un esempio: Supponiamo che tu sia un amante del buon vino. La qualità di un vino, è data dal tipo di uva, dal terreno, dal processo di vinificazione, dalla posizione geografica e da altri fattori. Tutte caratteristiche che conferiscono al prodotto un gusto unico.

Ora, immagina di presentare un ottimo Brunello, in un cartone di tetrapack anziché in una bottiglia di vetro..

Per quanto buono sia, avrai creato un pregiudizio visivo che, anche una volta assaggiato, farà percepire il vino di bassa qualità.

In pratica, la “sostanza” c’è ma è la “forma” che è totalmente sbagliata

E’ chiaro il concetto?

Nel Safety, la “forma” rappresenta la comunicazione efficace e diretta.

Anziché partire con la classica “lezione a pappagallo”, dovresti impostare una comunicazione fatta di domande mirate per:

  • richiamare l’attenzione dei lavoratori;
  • spingerli all’azione e alla riflessione;
  • guidare la conversazione e abbattere le convinzioni limitanti.

2- Utilizza il linguaggio del corpo

Una delle cose più spassose della coffin dance, sono sicuramente le movenze particolari dei becchini: attirano l’attenzione e fanno divertire.

Il linguaggio non verbale, fatto di gestualità, movimenti del corpo e respirazione, se usati bene, possono giocare un ruolo fondamentale quando comunichi a lavoratori dall’attenzione volubile.

I comunicatori più esperti usano sapientemente il corpo per rafforzare il loro messaggio.

Ad esempio, Cambiare posizione di tanto in tanto, ti aiuterà a mantenere viva l’attenzione di chi ti ascolta. Ogni gesto che fai quando comunichi, ha valore e rafforza il significato di ciò che stai esprimendo, in positivo o in negativo.

Una respirazione lenta e profonda, può favorire il rilassamento del corpo e influire sulla tua emotività, assicurandoti una corretta ossigenazione.

3- Un evento noioso può diventare leggero e piacevole

Quando la mia professoressa delle superiori entrava in classe e iniziava a leggere i canti della Divina Commedia, nel giro di 5 minuti calava la palpebra e partiva lo sbadiglio, per tutta la classe.

Ricordo che fissavo l’ora in continuazione, sperando che la lancetta dei minuti iniziasse a girare a tutta velocità.

Quando invece ascolto l’interpretazione di Roberto Benigni, della stessa opera, il risultato è completamente opposto: lo ascolto dall’inizio alla fine con molta attenzione, rapito dal suo modo di esporre.

Nella Sicurezza succede la stessa cosa. 

Normalmente i lavoratori che ascoltano il responsabile o consulente di turno, perdono l’attenzione nell’arco di 2 minuti. Hai mai pensato di parlare di Norme e DPI, raccontando storie ed esperienze dirette o persino barzellette?

Ricorda: se vuoi motivare alla sicurezza, non aver paura di uscire dai classici canoni e di sperimentare cose diverse.

Rimarresti sorpreso dal risultato…

Se ci è riuscito un becchino, perché non dovresti riuscirci tu?