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Prevenzione Incendi a Notre Dame de Paris

E’ una storia che ha per luogo,
Parigi nell’anno del Signore…

Questi che hai appena letto sono i primi versi pronunciati da Pierre Gringoire nel celebre Spettacolo Musicale di Riccardo Cocciante Notre Dame de Paris.

Chi mi conosce sa che sono un fan sfegatato dell’opera, ma oggi non ti voglio parlare di Musical, ma di Sicurezza sul Lavoro.

“Matteo queste zone rosse ti fanno male, che c’entrano le Cattedrali con la Sicurezza?”

Sono passati già 2 anni dallo sconvolgente incendio alla Cattedrale parigina che scosse l’intero pianeta. Era il 15 Aprile 2019 e il mondo intero assisteva con drammatica emozione a quel dipanarsi di fiamme e fumo.

Notre Dame de Paris, uno dei simboli più imponenti del medioevo europeo, semi-distrutta da un terribile incendio.

Chi l’avrebbe mai potuto immaginare?

Già, proprio quello che si sente tristemente ripetere nelle aziende italiane:
Chi poteva aspettarselo? Com’è potuto accadere? Eppure non era mai successo nulla in tanti anni..

Beh se ti occupi di Sicurezza sul Lavoro saprai certamente che queste frasi sono la norma dentro le aziende.

Ci si occupa dei problemi solo quando diventano davvero evidenti.

Eppure, proprio come accaduto alla famosa Cattedrale, dobbiamo sempre ricordare che “Shit Happens“. La pre-venzione va fatta prima, va diffusa con meticolosità e coraggio a tutti i livelli aziendali, così da scongiurare infortuni e incidenti piccoli o gravi.

Se sei uno di quei professionisti della Sicurezza che si sbatte ogni giorno per farsi ascoltare, per diffondere buone prassi, procedure operative, formazione, DPI e tutte le altre azioni necessarie, penso che tu abbia almeno uno di questi problemi:

  • Le persone non ti ascoltano
  • La dirigenza non ti supporta abbastanza
  • Gli operai non rispettano le tue indicazioni
  • Il cambiamento culturale è minimo o non abbastanza veloce
  • Provi impotenza e frustrazione su alcune situazioni che vivi

Se ti ritrovi in questi punti (se ce li hai tutti hai fatto bingo) voglio spiegarti il senso del mio lavoro da 7 anni a questa parte (e della nostra Federazione).

Che tu sia l’addetto alla prevenzione incendi di una cattedrale, o un responsabile per la Sicurezza di un’azienda, la sostanza non cambia. Il tuo obiettivo è sempre lo stesso:

Convincere gli altri a unirsi alla tua battaglia per la prevenzione

Ora qual è il problema che abbiamo in Italia su questo punto?
Che nessuno ci spiega mai come fare. Fin da quando siamo bambini ci riempiono di nozioni didattiche, di teorie, di dati e di informazioni da imparare a pappagallo.

Mai e dico mai una volta che si dedichi del tempo a temi quali Intelligenza Emotiva, Ascolto, Comunicazione Efficace, Motivazione delle persone. NIET, NULLA, ZERO.

Anche nella Sicurezza costringono le persone (almeno quelle serie eh) a studiarsi centinaia di norme, decreti, procedure, linee guida e altri mille documenti, senza MINIMAMENTE preoccuparsi di come farà quel professionista a diffondere le sue indicazioni.

La fregatura è che per aver successo nella prevenzione, non basta avere le informazioni in materia di Sicurezza. E’ vitale saperle condividere!

Io non sono un esperto di DPI, di procedure, di DVR, di Decreti, di norme o di altri tecnicismi complicati.
Io sono un esperto di Comunicazione, Motivazione e Relazioni umane. Ho dedicato la mia vita a queste affascinanti materie, sono la mia più grande passione.

Nel lavoro che facciamo con il Safety Coaching, accompagniamo i professionisti della Sicurezza ad arricchire la loro attività con competenze fondamentali. Niente scemenze ammerigane o fuffa new-age, ma azioni e comportamenti concreti che ti permettono di:

  • Entrare velocemente in sintonia con gli altri
  • Motivare le persone a rispettare le tue indicazioni
  • Coinvolgere e aumentare l’interesse verso ciò che condividi
  • Guidare e velocizzare il cambiamento culturale nelle organizzazioni

Coinvolgere VS Elemosinare la Sicurezza

Oggi ti voglio parlare della metafora del “barbone della sicurezza“, nata nella mia testolina qualche giorno fa rientrando a casa.

Mentre aspettavo il semaforo verde, un uomo di strada si è avvicinato alla mia auto bussando con forza sul vetro e facendomi sobbalzare, per elemosinare qualche spicciolo.

Sia chiaro, per me aiutare i bisognosi e i più deboli è un impegno quotidiano, ma le persone che invadono il mio spazio per chiedere la carità con prepotenza e arroganza mi mettono sulla difensiva e finisce che non ottengono nulla.

Al contrario invece, quando intercetto quegli artisti di strada che intrattengono con acrobazie e un pizzico di magia il pubblico, li osservo con trasporto e, con tutt’altro spirito, lascio una piccola offerta.

Ok Matteo, ma che c’azzecca tutto questo con la Sicurezza sul Lavoro?

Se ci pensi possiamo analizzare i due approcci e trarne un profondo insegnamento sulla comunicazione.

D’altronde entrambi vogliono la stessa cosa: che tiri fuori una moneta dalle tasche per aiutarli.

Solo che lo fanno in modo totalmente diverso.

Da una parte c’è chi sembra pretendere qualcosa, creando disagio e una sensazione spiacevole. Dall’altra c’è chi invece – per ottenere qualcosa – crea valore e intrattiene, trasformando pochi minuti di attesa in un momento piacevole.

Pensaci un attimo..

Quando si tratta di ottenere qualcosa dagli altri, la grande differenza nel successo, sta proprio nel come ci poniamo.

Nel mondo del Safety succede la stessa, identica, cosa.

Di norma esistono 2 approcci che i professionisti della sicurezza utilizzano:

Da una parte c’è chi si lamenta elemosinando l’attenzione del lavoratore o del dirigente, per ottenere cambiamenti.

Questi professionisti cercano in tutti i modi di farsi ascoltare, spaventando i lavoratori con dati, statistiche, video shock o brandendo come un’arma la normativa, finendo però frustrati e inascoltati.

Dall’altra invece c’è chi crea valore per l’azienda e le persone ottenendo risultati straordinari e cambiando davvero le cose. Quelli che in buona sostanza agiscono come veri e propri Artisti della Sicurezza.

Questo secondo approccio parte da una convinzione profonda relativa al proprio valore professionale.

RicordaNon sei tu ad aver bisogno degli altri, sono gli altri ad aver bisogno di te.

Devi cambiare completamente prospettiva e lavorare affinché ci sia coinvolgimento e motivazione, sul tema della Sicurezza, a tutti i livelli.

“Sì ok Matteo, ma come si crea coinvolgimento sulla Sicurezza?”

Anzitutto dobbiamo trasformare una materia spesso percepita come noiosa o inutile, in un momento interessante e piacevole.

Gli artisti della Sicurezza si attivano per:

  • Creare relazioni solide e di fiducia con tutti i livelli aziendali;
  • Diventare un punto di riferimento sia per i lavoratori, sia per la dirigenza;
  • Stimolare di continuo l’attenzione dei lavoratori attraverso strategie di coinvolgimento differenti: Safety Day, training esperienziale, Coaching operativo, riunioni di coordinamento, focus point etc.;
  • Manutenere le relazioni complesse, affrontando subito con chiarezza e fermezza possibili discussioni o tensioni all’interno del proprio ambiente di lavoro;
  • Incoraggiare le persone col sorriso e con l’entusiasmo. Gli artisti della Sicurezza non diventano petulanti o rompi-scatole. Usano invece il sorriso, la gioia, il coinvolgimento, la simpatia e la felicità come strumenti di condivisione per una Solida Cultura della Sicurezza.

Certo a tutti capitano dei momenti no.. Quelle giornate difficili in cui vorremmo essere ascoltati e vorremmo maggiore collaborazione dalle persone..

Il punto è che dobbiamo allenarci a riportare sempre tutto sotto il nostro controllo, chiedendo continuamente a noi stessi:

“Cosa posso fare per dare il meglio in questa situazione?”
“Cosa devo fare di diverso per rendere la Sicurezza stimolante e attraente?”
“Come posso fare per raggiungere il mio scopo con maggiore piacere, divertimento e facilità?”

Questo significa Fare Sicurezza in azienda nel 2021 ed è proprio questo che insegno ogni anno durante i nostri corsi.

Tutti abbiamo lo stesso obiettivo, ma il nostro approccio e il nostro stile comunicativo farà tutta la differenza del mondo.

Prevenzione Infortuni: la Strategia Tom Tom

Oggi ti svelo una delle mie più grandi ansie: viaggiare senza navigatore.

Seriamente, non sto scherzando…

Ogni volta che devo andare da qualche parte, seguo fedelmente le indicazioni del mio Tom Tom, e sai perché?

Perché, pur conoscendo vicoli e viuzze della mia amata Roma, senza navigatore corro il serio rischio di perdermi.

Sono talmente assuefatto dal “gira a destra” “gira a sinistra” che non riesco ad andare da nessuna parte senza quella rassicurante vocina metallica.

Il bello però è che parlando e scherzando con qualche mio amico, non sono nemmeno l’unico ad avere questo problema!

“Ok Matteo non hai il senso dell’orientamento, ma che c’azzecca con la sicurezza?”

C’entra eccome, prova solo a pensarci un attimo…

Come fanno sicurezza la maggior parte dei responsabili del Safety?

Adottano la “Strategia Tom Tom”, ovvero si limitano a imporre obblighi e a dare indicazioni ai lavoratori proprio come farebbe un navigatore.

“Mario metti il casco”
“Mario attento che ti fai male”
“Mario in questo lavoro ci vogliono queste accortezze..”

Questo è il tipico approccio alla sicurezza aziendale, messo in atto ogni giorno nei settori più disparati.

Ti suona familiare?

Ora questa strategia Tom Tom, assolutamente direttiva e top-down, può funzionare finché c’è un responsabile che vigila e controlla costantemente i lavoratori, proprio come farebbe una maestrina con i suoi scolaretti.

Ma supponiamo che per qualche motivo non ci sia nessuno a vigilare, cosa accadrebbe?

Inevitabilmente i lavoratori, non essendo abituati a ragionare con la PROPRIA testa, correrebbero il rischio di farsi male.

Fare sicurezza non significa limitarsi a dire: “fai questo” “fai quello” come fossimo un Navigatore Tom Tom.

Così facendo, le persone non capiranno MAI il motivo per cui devono attuare comportamenti sicuri, non sapranno reagire alle diverse condizioni ambientali e non saranno mai autonome nelle scelte importanti per la prevenzione.

Il vero compito di chi fa sicurezza, è sì, quello di guidare le persone, ma affinché possano ragionare con la propria testa e agire in totale autonomia.

Mi avrai sentito ripetere centinaia di volte la mia massima preferita:

Il Compito di un Esperto di Sicurezza in Azienda è creare altri Esperti.

Questo è l’unico modo per cambiare davvero le cose e guidare i lavoratori affinché possano attuare dei comportamenti più virtuosi.

Ed è questo principio su cui si fonda il metodo Safety Coaching.

Come sempre voglio lasciarti qualche spunto di riflessione per questa settimana…

“In azienda ti comporti da vero leader o come un semplice navigatore della sicurezza?”

“Quando vedi un lavoratore che non attua un comportamento sicuro, ti limiti a dirgli cosa fare oppure lo aiuti a ragionare con la sua testa?”

“Quando diffondi la Sicurezza in azienda adotti uno stile direttivo o partecipativo?”

“Quante domande sono presenti nelle tue slide di formazione?”

“Quante routine di confronto e ascolto hai creato nella tua organizzazione?”

Prova a rileggere la tua attività quotidiana e le tue interazioni con la prospettiva “Anti Tom Tom” e individua i tuoi punti di debolezza per lavorarci sopra!

Inoltre, se vuoi allenare le tue competenze di Motivazione e Coinvolgimento alla Sicurezza, ti ricordo che a Maggio terrò la nuova edizione del Master in Safety Coaching.

Quattro giorni di pura formazione, con tanta pratica concreta per apprendere i principi essenziali che ti consentiranno di guidare le organizzazioni verso un grande salto culturale.

Apprenderai le migliori strategie comunicative da utilizzare per portare i lavoratori a decidere in autonomia l’attuazione di comportamenti più virtuosi per la sicurezza aziendale.

In altre parole, spegnerai quel TOM TOM che è in te 😉

Sicurezza Lavoro: come stimolare l’Auto-motivazione

Più volte nelle varie newsletter ho ribadito l’importanza di utilizzare i rinforzi positivi per stimolare comportamenti virtuosi nei lavoratori.

Se sei un consulente o responsabile della sicurezza, sai meglio di me quanto sia difficile motivare le persone a lavorare in sicurezza, perché spesso schiave di convinzioni errate.

I rinforzi sono utilissimi ed esistono anche altre strategie per motivare i lavoratori che è fondamentale tenere in considerazione in un’ottica globale.

Ecco perché oggi ti voglio raccontare un piccolo esperimento effettuato nel 1957 dallo psicologo Leon Festinger.

Nell’esperimento in questione, vennero affidati dei compiti noiosi e abbastanza ripetitivi a un gruppo di studenti.

Una volta finito il compito, prima di uscire dall’aula, allo studente veniva chiesto di convincere il successivo (in realtà un complice dell’esaminatore) di quanto l’esperimento fosse divertente.

Per questa piccola bugia, a tutti gli studenti fu data una ricompensa, ad alcuni fu dato 1 dollaro, mentre ad altri 20 dollari.

Coloro che avevano ricevuto la somma più alta, mentivano con più naturalezza, poiché la generosa ricompensa giustificava in qualche modo la piccola bugia.

Al contrario invece gli studenti che avevano ricevuto un solo dollaro, dovettero in qualche modo autoconvincersi per riuscire a mentire con maggior efficacia.

A esperimento terminato, l’esaminatore chiese a tutti gli studenti un giudizio sul reale divertimento provato durante l’esercizio..

Cosa accadde di così sorprendente?

Gli studenti che avevano ricevuto 20 dollari confessarono la verità, ovvero, che l’esperimento fu dannatamente noioso.

Quelli che invece avevano ricevuto 1 dollaro, finirono per distorcere la loro esperienza, affermando che l’esperimento, tutto sommato, era stato piacevole.

Cosa ci insegna questo?

Che non sempre un rinforzo positivo (come ad esempio elargire una somma di denaro più alta) è sufficiente a stimolare le persone.

Talvolta il nucleo del cambiamento è insito nell’automotivazione.

Ora, come puoi attuare anche tu questo insegnamento per spingere i lavoratori ad auto-motivarsi?

La vera sfida di un Safety Coach è fornire degli stimoli da più prospettive.

Te ne voglio elencare 3 + un piccolo bonus:

1. Ambiente

Il primo modo per favorire l’automotivazione è creare un ambiente stimolante attorno al lavoratore che lo inviti a riflettere di continuo.
Un esempio potrebbe essere quello di posizionare dei cartelli segnalatori nei luoghi strategici oppure promemoria di riflessione nelle bacheche degli spazi comuni.

2. Domande

Anche se te lo ripeto in continuazione, le domande sono uno degli strumenti più forti nel tuo arsenale per invitare le persone alla riflessione, addirittura meglio delle indicazioni!

 

Domande del tipo: Quali sono secondo te i rischi che possono esserci in questo reparto?

Qual è il pericolo principale di questa lavorazione?

Come possiamo migliorare la sicurezza in questo reparto?

3. GamePlay e Sfide di gruppo

Forse potrà sembrarti una perdita di tempo, ma ti assicuro che organizzare ad esempio dei tornei della sicurezza che invitino le persone a ricercare in autonomia le migliori soluzioni da attuare, è un’attività molto motivante (e coinvolgente).
Potresti ad esempio istituire un premio simbolico per il dipendente che fornisce più idee vincenti per migliorare la sicurezza.


Un altro modo molto efficace per stimolare le persone è affidargli maggiori responsabilità, di modo che il lavoratore sia più pro-attivo nella sfida della sicurezza.

Per esempio potresti incaricare uno o più lavoratori all’interno dell’azienda di aiutarti a erogare formazione durante i corsi obbligatori alle nuove risorse.

O ancora potresti chiedere ai “senatori” di aiutarti a organizzare le riunioni di coordinamento, di controllo o altri momenti importanti legati al Safety.

Così facendo inoltre gratificherai i lavoratori più anziani che si sentiranno parte attiva nel processo di cambiamento.

Bene, anche per oggi siamo giunti alla fine.

Ti voglio però lasciare con qualche domanda di riflessione…

Quanto è stimolante il tuo ambiente di lavoro?
Stai lavorando per fornire più stimoli da più prospettive diverse ai lavoratori?
Utilizzi spesso le domande per creare consapevolezza nei lavoratori?


Concentrati su questi aspetti e vedrai che stimolare l’automotivazione sarà molto più semplice.

Infortuni sul Lavoro e Dissonanza Cognitiva

Sì lo so la sicurezza è importante, ma qui in azienda non si è mai verificato un singolo incidente…

Questa che hai appena letto, è una delle perle di saggezza che sicuramente avrai già sentito da qualche lavoratore, più e più volte.

Se sei un consulente o un professionista della sicurezza infatti, ti sarà sicuramente capitato di scontrarti con false credenze o convinzioni errate simili a questa.

Magari molte volte il lavoratore è pure consapevole dei rischi e dei pericoli in azienda, ma continua imperterrito a mantenere le sue convinzioni adottando comportamenti sbagliati e rischiosi.

Ecco perché oggi voglio parlarti di un processo mentale, elaborato negli anni ‘50 dallo psicologo statunitense Leon Festinger, chiamato dissonanza cognitiva.

La dissonanza cognitiva non è altro che una sorta di disagio, un conflitto interno che proviamo quando le nostre credenze vanno in contrasto con le nostre azioni.

Quando si crea questa incoerenza mentale di solito abbiamo 2 possibilità:

  1. Tentare di ridurre l’incoerenza, cambiando il comportamento;
  2. Mentire a noi stessi cercando di raggiungere una sorta di armonia interiore.


Ti faccio un esempio.

Chi fuma sa che le sostanze contenute all’interno della sigaretta sono dannose, esaltate tra l’altro dalle immagini sui pacchetti.

Il fumatore può scegliere di:

  • ridurre la dissonanza cambiando il comportamento e smettendo di fumare; 
  • oppure continuare a fumare, mentendo a sé stesso, raccontandosi ad esempio che: fumare previene l’aumento del peso.


Si tratta di un processo mentale raccontato già 2000 anni fa, nella favola La volpe e l’uva.

Nel racconto, la volpe prova a raggiungere l’uva ma quando si accorge di non essere in grado, se ne va esclamando beh, i grappoli non sono ancora maturi, non mi va di prenderli acerbi”.

La dissonanza cognitiva ci dice che le persone devono per forza di cose mantenere un equilibrio tra le proprie credenze e i comportamenti.

È possibile contrastare quest’effetto nel Safety?

Risposta breve: sì!
safety coaching


Anzitutto, ricordati una cosa molto importante:

Non devi mai contrastare con forza le convinzioni degli altri, poiché a nessuno fa piacere veder sminuite le proprie idee, anzi…

Le persone, pur di difendere le proprie credenze, le rinforzano creando nuove dissonanza cognitive, in un pericoloso vortice a Matrioska.

Ecco allora le 3 aree di attenzione (che fanno part del nostro Framework del Safety Coaching) che voglio sottoporti oggi:

  • Creare relazioni forti
Non puoi cambiare davvero le cose se prima non crei una relazione di fiducia con il tuo interlocutore, identificandoti come un punto di riferimento all’interno dell’azienda.

Questo fattore apparentemente semplice da capire viene dato troppo per scontato. Ci lasciamo travolgere dalla fretta, dal dinamismo, dalle mille cose da fare, ma quanto tempo dedichiamo davvero alla manutenzione delle relazioni?

Prenditi del tempo per ascoltare gli altri, per ispirarli e perché no, anche per un buon caffè insieme.

Ricorda: Non può esister motivazione senza relazione.

  • Costruire comportamenti sicuri
La scienza del comportamento è un’area essenziale per ogni Safety Coach. Dobbiamo sempre ricordare che i rinforzi positivi sono essenziali per motivare alla sicurezza.

Anche quando apparentemente una persona non ci sta dando i risultati desiderati, possiamo sempre intervenire per piccole approssimazioni, riconoscendo e rinforzando i progressi maturati.
Ricorda: per smantellare le dissonanze cognitive i rinforzi positivi giocano un ruolo chiave.
  • Usare le domande potenti
Si sente tanto parlare del rapporto tra Domande e Coaching. Nonostante ciò sono davvero poche le persone che hanno compreso a pieno il valore di questa competenza.

La domanda giusta, alla persona giusta, può essere determinante per il successo finale.

Le domande hanno il potere di aprire nuove prospettive, di mettere in discussione false credenze da parte dei lavoratori e di orientare il cervello umano verso nuove strade mai percorse.

Ricorda: la qualità dei nostri pensieri è direttamente collegata alla qualità delle domande che ci facciamo.


Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire” si dice, e purtroppo è vero.

La strada per s
mantellare le pericolose Dissonanze Cognitive della Sicurezza è tutt’altro che facile, ma noi sappiamo che con pazienza e perseveranza ogni sfida diventa più semplice.

Comportamenti Sicuri: applicare la Token Economy

Una delle domande che affolla la testa di tutti i professionisti della Sicurezza sul Lavoro è

Come possiamo migliorare la cultura della Sicurezza nel nostro Paese?

Partiamo con una premessa fondamentale: quando lavoriamo con questo ambizioso obiettivo, dobbiamo sempre far riferimento, in un modo o nell’altro, ai comportamenti messi in atto dai lavoratori.

Non ha senso infatti, dal punto di vista scientifico, cercare di migliorare qualcosa che non possiamo misurare.
Gli unici elementi misurabili rispetto al concetto di “Cultura della Sicurezza” sono  proprio i comportamenti messo in atto nei vari reparti.

Oggi voglio parlarti di un argomento molto importante che puoi sfruttare anche tu per costruire comportamenti sicuri in azienda, sto parlando della Token Economy.

Si tratta di una sorta di contratto educativo che mira a incrementare i comportamenti virtuosi e diminuire quelli poco funzionali in azienda.

Ma come funziona nello specifico?

In pratica: un responsabile che avrà il ruolo di educatore, stipula un accordo con il gruppo di lavoro dove, per ogni comportamento corretto, riceverà un gettone (token).

Mentre in caso di infrazione gliene verrà tolto uno oppure non verrà assegnato.

Al raggiungimento di un determinato numero di Token, sarà garantito al soggetto una sorta di premio.

Ora, il principio su cui si basa la token economy, è simile al concetto dei rinforzi.

Ma con una sottile differenza…

Qui non parliamo di una semplice “pacca sulla spalla”, che è sì, un ottimo rinforzatore, ma ha durata breve poiché lo stimolo creato sparisce quasi subito.

Nella token economy si parla invece di rinforzatori condizionali, ovvero uno stimolo che originariamente non è di per sé rinforzante, ma che lo diventa quando viene abbinato ad altri.

Un sistema in cui in base ai comportamenti vengono aggiunti o sottratti punti, e che permette ai lavoratori di scambiare questi punti ottenuti con un premio/bonus viene definito Token Economy.

Ma quali sono gli step necessari per applicare la token economy in azienda?

Come applicare la token economy

Per applicarla in azienda, ci sono 6 fasi da seguire, che tra poco ti mostrerò, portandoti qualche esempio su come applicarla alla tua realtà.

1. Stabilire gli obiettivi

Questa prima fase serve per:

  • analizzare il gruppo di lavoro e le singole persone che lo compongono;
  • stabilire quali obiettivi ci prefiggiamo di ottenere;
  • capire in anticipo quali problemi possono sorgere.

Nel nostro caso l’obiettivo è aumentare la sicurezza nell’ambiente di lavoro e far si che tutti i lavoratori svolgano le loro mansioni con attenzione e scrupolosità.

È importante però anche analizzare quali difficoltà potresti incontrare, ad esempio resistenza di alcuni lavoratori o la percezione errata della misurazione del lavoro.

2. Rilevare le misurazioni di base

Dopo aver stabilito gli obiettivi, è necessario raccogliere dei dati sui comportamenti del gruppo di lavoro, per capire se sia effettivamente utile una strategia di questo tipo.

Qui devi analizzare il tuo gruppo di lavoro e chiederti: “Il livello di performance è a un livello soddisfacente?”

In caso di risposta negativa, allora un sistema di Tokens potrebbe essere una soluzione efficace.

3. Scegliere il tipo di gettoni da utilizzare

Come devono essere questi token?

Innanzitutto devono risultare allettanti, leggeri e di dimensioni ridotte.
Questo per far si che possano riceverli velocemente e conservarli senza difficoltà, anche in tasca.

Puoi decidere ad esempio di utilizzare una moneta, una fiches da casinò oppure andrà bene anche un timbro su un libretto.

4. Scegliere i rinforzi di sostegno

Dopo aver stabilito la tipologia di Tokens (punti, stelline, gettoni o altro) è necessario definire i premi che saranno resi disponibili in base ai Tokens.

Ogni azienda può stabilire una linea, tendenzialmente si preferiscono programmi basati su premi stile-catalogo rispetto al bonus economico. Un esempio? Biciclette, droni, viaggi, cene, esperienze divertenti, etc. (in maniera simile a ciò che avviene con la raccolta punti dei tuoi biscotti preferiti :D)

5. Individuare l’aiuto disponibile

In caso di aziende complesse, con un numero di lavoratori molto alto, si possono istruire i capi-reparto o i responsabili affinché siano autonomi nell’erogazione dei Tokens.

Attenzione però…

Queste persone scelte dall’owner del processo devono aver già dimostrato di saper attuare comportamenti più virtuosi rispetto agli altri.

Diventa fondamentale scegliere qualcuno che, oltre a erogare i Tokens, sia in grado di fornire le corrette indicazioni sul Safety e soprattutto sia d’esempio per gli altri.

6. Scegliere i luoghi

In ultima fase, l’educatore dovrà decidere semplicemente quali sono i luoghi ideali all’interno dell’azienda dove distribuire i token, dove conteggiarli e dove rendere accessibile la verifica del proprio punteggio.

Per esperienza consiglio una Bacheca affissa in un luogo di svago così da mantenere l’esperienza della Token Economy piacevole e sfidante per tutti i partecipanti, alimentando una virtuosa gara della Sicurezza.

Prima di iniziare poi, sarà necessario inoltre prestare attenzione ad alcuni punti:

1. Decidere in quale modo verranno raccolti i dati;

2. Decidere chi sarà il responsabile della distribuzione
dei token;

3. Studiare quanti ne verranno distribuiti e con che frequenza;

4. Decidere in base ai comportamenti del gruppo di lavoro se sia il caso di creare un programma penalizzante;

5. Supervisionare e controllare di continuo sia lo staff sia i collaboratori;

6. Gestire eventuali problemi organizzativi, ad esempio: difficoltà in fase di avvio del programma o mancanza di conoscenza dello stesso.

La Token economy può essere una valida strategia per motivare i lavoratori a rispettare e mantenere i comportamenti sicuri all’interno dell’azienda.

Motivare alla Sicurezza con i Feedback

Oggi parliamo di una delle armi più preziose per un Safety Coach.

Nella mia esperienza nel mondo della sicurezza e della formazione, mi sono reso conto che le persone hanno un bisogno costante del nostro sostegno per crescere.

Saper dare dei giudizi corretti, è uno strumento molto potente sia per valutare i progressi dei lavoratori sia per motivarli a migliorare e a crescere, attuando comportamenti più funzionali.

Dare dei feedback però non è così facile come sembra, e oggi voglio raccontarti una piccola storia tratta dal bestseller di Daniel Goleman Intelligenza Emotiva.

Un giorno, durante una riunione, un ingegnere presentò il suo progetto per lo sviluppo di un software al suo vicepresidente.

L’ingegnere e la sua squadra avevano lavorato duramente per settimane ed erano orgogliosi di presentare tutto il frutto del loro impegno.

Quando però finì la sua presentazione, il vicepresidente si rivolse all’ingegnere e gli chiese con tono sarcastico: “Da quanto tempo si è laureato? Queste specifiche sono ridicole. Non hanno alcuna possibilità di passare oltre la mia scrivania”.

L’ingegnere, imbarazzato e umiliato, si sedette in silenzio per tutto il resto della riunione.

Nelle settimane successive però, continuò ad essere ossessionato da quella scena e dai commenti del vicepresidente.

Era talmente demoralizzato e avvilito che pensava che l’azienda non gli avrebbe mai più affidato incarichi di un certo rilievo.

Sul punto di licenziarsi, un giorno decise di affrontare il vicepresidente.

Si presentò nel suo ufficio e iniziò a parlargli, ricordandogli l’episodio e i suoi commenti demoralizzanti.

Gli disse: “Ho le idee un po’ confuse su ciò che lei
intendeva ottenere. Non credo che stesse solo cercando di mettermi in imbarazzo – quale altro obiettivo aveva in mente?”.

Il vicepresidente rimase sconcertato…

Non aveva idea del fatto che il suo commento (che nel suo intento non era nient’altro che una battuta) fosse stato così devastante.

In realtà voleva dire che il progetto in questione era davvero promettente, ma necessitava di altro lavoro.

Con le sue parole però ottenne l’effetto opposto, etichettando tutto il lavoro come privo di valore.

Il vicepresidente ammise le sue colpe e si scusò.

Secondo Goleman questo è un classico esempio di mancanza di Intelligenza Emotiva.

Hai mai vissuto sulla tua pelle episodi del genere?

Anche nel nostro difficile compito di Motivare alla Sicurezza abbiamo il dovere di basare le nostre attività sull’intelligenza emotiva.

Alcuni consulenti o responsabili della sicurezza hanno l’abitudine di dare giudizi e commenti in modo errato, dando per scontato ciò che i lavoratori percepiscono.
Il risultato è che, anziché motivare le persone, ottengono l’effetto opposto; esattamente come nell’aneddoto appena visto.

Ma è possibile apprendere l’arte dell’intelligenza emotiva?

Non sono un fermo sostenitore del “chi nasce tondo può morire quadrato”,  tuttavia credo che con le giuste attenzioni anche una persona poco empatica possa migliorare l’efficacia delle sue interazioni con gli altri.

Ecco 4 consigli per dare feedback stimolanti ai lavoratori

1- Sii specifico

Supponiamo che in un’azienda si verifichi un piccolo incidente o una particolare situazione di pericolo, dove è necessario prendere subito provvedimenti.

Banalmente potrebbe essere un lavoratore che non indossa le protezioni di sicurezza.

Se la persona in questione venisse semplicemente ripresa per l’errore commesso, senza che possa capirne la reale natura e come migliorare, la reazione emotivanon sarà affatto positiva.

Ti faccio un esempio:

Mario, il nostro buon lavoratore, è impegnato in una particolare lavorazione molto pericolosa, senza indossare il casco protettivo.

Rivolgersi con: “Mario non ci siamo! Sei proprio un capoccione, la Sicurezza è importante!” non è (manco a dirlo) un feedback di valore per due motivi: troppo generico e giudicante per chi lo riceve.

I Feedback vanno dati sempre sui comportamenti, possibilmente in una logicamaieutica.

Magari iniziare con:
“Ciao Mario, stavo osservando lo svolgimento dell’attività e ho notato una cosa importante che riguarda la Sicurezza. Sapresti dirmi cosa manca?”

Oppure se proprio non vuoi aspettare qualche minuto per far riflettere in autonomia il tuo interlocutore meglio un diretto:

“Ciao Mario, ho notato che non hai il casco di protezione. Ricorda che qui è importante.”

Sono attenzioni banali, ma vi assicuro che nelle aziende fanno tutta la differenza del mondo.

2- Offri una soluzione

Un feedback di qualità deve indicare una soluzione per risolvere il problema o almeno sensibilizzare la persona su alcune sue carenze.

Le domande potenti di cui più volte abbiamo parlato, in questo caso ci vengono in aiuto:

Ad esempio: “Mario ho notato che non stai indossando il casco protettivo, come possiamo fare per aiutarti a ricordarlo la prossima volta?”

Domande di questo tipo ti aiutano a stimolare il lavoratore nella ricerca attiva di nuove soluzioni, naturalmente la grande differenza qui la gioca il nostro tono di voce che può trasformarci da alleati a bacchettoni in una manciata di secondi.

3- Faccia a faccia

Quando devi comunicare coi lavoratori, fallo sempre faccia a faccia. Evita di passare per mail, lettere, riunioni di gruppo o chissà quali altre forme di comunicazione indiretta.

Se qualcosa richiede il tuo intervento vai dritto al punto con serenità e fermezza, parlando a cuore aperto e guardando negli occhi il tuo interlocutore.

In questo modo, oltre a evitare di rendere la comunicazione impersonale, darai la possibilità alle persone di chiarire o esporre le proprie ragioni.

Questo ti sarà utile anche per capire le convinzioni che li spingono a lavorare nel modo sbagliato e persuaderli a cambiare punto di vista.

4- Sii sensibile

Qui entriamo nel campo dell’empatia.

Come abbiamo visto, fornire giudizi poco empatici è deleterio e demoralizzante per chi li riceve. Le persone tendono a mettersi sulla difensiva.

Devi piuttosto entrare in sintonia con la persona a cui ti stai rivolgendo, cercando di percepire l’impatto di ciò che dici e come lo dici.

Se vuoi ispirare un lavoratore ad attuare un comportamento più virtuoso, devi guidarlo alla comprensione dei rischi.

La cosa migliore per avere un effetto ispirante e non giudicante è di eliminare il pregiudizio nelle nostre intenzioni. Tutte le volte che partiamo sconfitti stiamo limitando la crescita del nostro interlocutore.

Oltre a sfruttare la tua sensibilità per creare connessione, puoi aiutarti con domande che vadano a stimolare il lavoratore nella ricerca delle possibili conseguenze.

“Mario, a quali rischi sei esposto in questo reparto?”

“Cosa potrebbe succedere?”

“Quali sono i DPI da utilizzare in questa attività?”

Ricorda: Se tu per primo non credi nella possibilità di cambiare nessuno vorrà seguire le tue indicazioni.

Bene. Spero che ciò che abbiamo visto ti possa essere d’aiuto.

Dare feedback di qualità ai lavoratori, è fondamentale per ispirarli ad attuare un reale cambiamento all’interno dell’azienda.

Allenati duramente per migliorare sempre più la tua capacità di dare indicazioni alle persone, chiedendo magari un contro-feedback sull’effetto che producono.

Per feedback ad astra!

Safety e Auto-efficacia? 3 Tattiche per Stimolarla

Nel mondo della crescita personale si sente spesso parlare di “pensiero positivo” e di “crederci forte forte forte”.

Ma è proprio vero che le convinzioni influenzano i nostri risultati?

Se mi segui da tempo sai che abbiamo scelto di condividere nella Federazione, solo principi e strategie scientifiche per guidare alla Sicurezza sul Lavoro le persone e le organizzazioni.

Oggi facciamo un salto nel passato, più precisamente alla fine degli anni ‘90.

Glen Whyte, Alan M. Saks e Sterling Hook, 3 ricercatori di un’università canadese, reclutarono un gruppo di persone con almeno 2 anni di esperienza lavorativa, per condurre un bizzarro test.

I partecipanti dovevano impegnarsi in alcuni esercizi complessi che per essere risolti richiedevano decisioni importanti.

Le persone vennero divise in 3 gruppi, a cui fornirono informazioni diverse:

  • Al primo gruppo diedero gli esercizi senza particolari indicazioni;
  • Al secondo convincendo i partecipanti di essere in possesso delle abilità per risolverli;
  • Al terzo invece inducendo la convinzione di non possedere le abilità per risolverli.

Il risultato?

Dallo studio emerse che il secondo gruppo si era impegnato molto di più perseverando nella risoluzione dei problemi. Questo cluster di partecipanti, forti dell’incoraggiamento dei ricercatori, trovarono persino ottime soluzioni.

L’esperimento voleva metter in luce il concetto di autoefficacia, ovvero come la qualità delle nostre azioni sia profondamente influenzata dalle convinzioni che abbiamo.

Secondo Albert Bandura psicologo noto per il suo lavoro sulla teoria dell’apprendimento sociale, l’autoefficacia rappresenta l’insieme delle credenze che permettono alla persona di:

  • aumentare i livelli di motivazione;
  • attivare risorse cognitive;
  • eseguire le azioni necessarie per esercitare controllo sulle richieste di un compito.

L’autoefficacia ha quindi un’influenza diretta sulla motivazione e sul comportamento di una persona.

Insomma mica robetta per chi vuole Motivare alla Sicurezza!

Le persone con forte senso di auto-efficacia infatti, sono più attive e più motivate a portare a termine gli obiettivi prefissati facendo scelte consapevoli.

Al contrario invece le persone con scarsa autoefficacia tendono a non credere nelle proprie capacità e ad agire in modo poco ottimizzato.

“Ok Matteo, ho già sentito parlare di autoefficacia qui in Safety Coaching, giusto?”

Esatto, l’autoefficacia è un concetto molto importante che è alla base di una delle competenze del nostro framework: creare consapevolezza.

Uno degli obiettivi di un Safety Coach infatti è quello di aiutare le persone a trovare dentro di sé le risorse necessarie a raggiungere gli obiettivi di sicurezza.

Attenzione: Non faccio riferimento alle scemate dei GURU Ammerigani che invitano a liberare il tesoro nascosto nella pancia.

Sto dicendo che quando si tratta di formare, comunicare, invitare e coinvolgere alla Sicurezza tutti i livelli aziendali, dovremmo sempre partire da quello che il nostro interlocutore riesce a ottenere in autonomia.

Ci sono almeno 3 tattiche che puoi utilizzare per stimolare l’auto-efficacia nella Sicurezza sul Lavoro.

1: Utilizzare Domande per creare consapevolezza sui Rischi

“Cosa osservi di pericoloso?”
“Quali infortuni potresti subire in questa lavorazione?”
“Cosa dovresti fare per proteggerti?”

Domande come queste ti permettono di partire dall’altro, da ciò che riconosce. Le puoi utilizzare negli Audit, nelle riunioni di coordinamento o per ripassare le regole importanti con i lavoratori.
Partire con le domande ti aiuta a stimolare la riflessione negli altri: il tuo obiettivo più grande.

Ricorda: Il tuo compito come esperto di Sicurezza è di creare altri esperti in azienda.

2: Utilizzare lo stile della facilitazione e della co-formazione

Quando ti occupi di formazione in azienda, prova a cambiare approccio. Molti formatori adorano le Slide piene zeppe di testo… Alcuni più avveduti hanno ridotto all’essenza i contenuti privilegiando eleganti punti elenco

Il mio invito, invece, è di partire dai discenti. Lancia una domanda guida e avvia un dibattito guidato, con lo scopo di ottenere lo stesso punto elenco ma generato dai partecipanti.

Altra strategia è quella di invitare i lavoratori più esperti a co-formare con te in vari momenti. Un operaio maturo sarà ben lieto di offrire il suo punto di vista ai colleghi più giovani, si tratta solo di vincere la timidezza iniziale.

Ricorda: La facilitazione è un processo di formazione in cui i contenuti emergono dalla riflessione autonoma dei discenti.

3: Coinvolgere Dirigenza e livelli alti con obiettivi condivisi

Invece di imporre la Sicurezza ai piani alti dell’azienda, o di supplicare per un loro maggior coinvolgimento, prova a cambiare radicalmente strategia.

“Qual è il vostro principale obiettivo di sviluppo nei prossimi 12/24 mesi?”

Lascia che chi si trova in posizioni di comando ti racconti la sua vision e fai in modo di collegare quella Vision agli obiettivi di sicurezza rispondendo alla domanda
“In che modo il mio lavoro nel Safety può aiutarvi a raggiungere più velocemente quell’obiettivo?”

Ricorda: Le persone fanne le cose per i loro motivi, non per i nostri. Parti sempre dagli obiettivi degli altri e collegali a quello che ti interessa.

C’è un’altra cosa molto importante che tengo a sottolineare….

L’autoefficacia riguarda direttamente anche te, come consulente o responsabile della sicurezza.

Il tuo comportamento e il tuo modo di agire infatti, si riflette anche sui lavoratori.

Se sei il primo a non credere nelle tue capacità e a non avere la giusta carica, come puoi pensare di motivare gli altri?

Il consulente più bravo è quello che ha fiducia in se stesso al punto tale che arriva a guidare gli altri senza doverli guidare, ma semplicemente lasciandoli liberi di apprendere in autonomia.